L’esultanza per la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il Porcellum, grazie alla loro ostinazione, sembra ormai lontanissima. E “l’Italicum” agli avvocati Claudio Tani e Aldo Bozzi è apparso come uno spettro che può rovinare tutto. Proprio la loro battaglia giuridica, insieme ai colleghi Giuseppe Bozzi e Felice Besostri, li ha portati prima in Cassazione e poi davanti alla Consulta, che ha dato loro ragione. Ora, però, il progetto Renzi-Berlusconi li fa infuriare. “È anticostituzionale”, dicono all’unisono mentre li intervistiamo: “Non è cambiato nulla, anzi l’Italicum è peggio della legge Calderoli”.

E anche se i toni, sia di Tani sia di Bozzi, sono appassionati, l’analisi giuridica non ne risente di certo: “Siamo al bipartitismo totale e assoluto che è in contrasto con la Costituzione, se quello che leggiamo dai giornali dovesse diventare legge produrrà solo due forze politiche di grande dimensione. E con un’operazione puramente aritmetica la coalizione che otterrà il 35% dei voti si accaparrerà un premio di maggioranza del 18%, arrivando al 53%. L’effetto parallelo, negativo, sarà che il 65% di coloro che avranno votato contro la coalizione che incassa un premio , si divideranno solo il restante 47%, le spoglie. Se il divaricatore è di questa natura siamo fuori dalla Costituzione”.

Chiediamo ai due avvocati se l’Italicum ignori la sentenza della Consulta. Il giudizio è senza appello: “La sentenza se la saranno anche letta ma se ne fregano, per loro è come se non ci fosse stata. Non hanno alcun interesse ad applicarla perché l’obiettivo non è ridare la parola ai cittadini, non è far pesare ogni voto allo stesso modo, o quanto meno in modo proporzionale, l’obiettivo è l’eliminazione dei piccoli partiti, spazzarli via”. State parlando di Pd e Forza Italia? “Esattamente. La loro proposta non solo si fa beffa della sentenza della Corte costituzionale, ma è fatta a uso e consumo di quei due partiti, come se tutto il resto del pluralismo politico, sociale, economico e così via non esistesse. Vogliono passarci sopra”. Per gli avvocati Bozzi e Tani, l’Italicum viola l’articolo 49 della Costituzione che stabilisce il diritto dei cittadini di associarsi in partiti. “Dove sta scritto che non devono essere più di due?”.

Ci facciamo spiegare perché, a loro avviso, la proposta Renzi-Berlusconi ignora la sentenza della Corte costituzionale: “La Consulta ha stabilito che ciascun voto deve contribuire potenzialmente, e con pari efficacia, alla formazione degli organi elettivi e, quindi, il margine di differenza tra voti e seggi non può compromettere il principio dell’uguaglianza del voto”.

I fautori dell’Italicum hanno parlato di proporzionale, quasi a voler evocare la Consulta. “C’è un grande inganno perché questo progetto di legge sceglie il proporzionale ma dice che con il 35% una coalizione può arrivare al 53% con un premio di maggioranza. Quindi, rispetto al Porcellum, nella sostanza, non cambia nulla, alla faccia del pluralismo”. Forse, però, un punto della sentenza della Consulta è stato recepito: liste bloccate ma corte: “In realtà neppure quello perché la Corte ha detto solo che le liste bloccate corte, riferendosi alla loro formazione in elezioni locali, garantiscono maggiore conoscibilità dei candidati. Ma la stessa Corte ha stabilito con chiarezza che una cosa è la conoscibilità e un’altra è la possibilità di scelta del candidato che – sempre secondo la Corte – deve essere garantita. Il cittadino deve poter scegliere raggruppamento e candidati . Così non è”. Ancora un Parlamento di nominati? “Esattamente”. E a chi ribatte che le preferenze hanno generato candidati controllati dalla mafia o da altri gruppi di potere, entrambi gli avvocati respingono l’obiezione: “Non ci sono mai stati tanti indagati come da quando è entrato in vigore il Porcellum”. E se l’Italiacum diventerà legge così com’è, Bozzi e Tani sono pronti a dare ancora battaglia: “Siamo riusciti con gran fatica a passare un vaglio di costituzionalità, ma la causa è ancora pendente in Cassazione. Dunque, se non ci sarà una riforma che rispetti i principi costituzionali, i partiti devono sapere che non è finita. Torneremo a chiedere il ricorso davanti alla Corte costituzionale”. Partiti avvertiti mezzo salvati. Forse.

da il Fatto Quotidiano di mercoledì 22 gennaio 2013

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