“Il passaggio di oggi è decisivo, senza riforme la legislatura rischia”. Dopo una giornata complessa e per certi versi difficile, Matteo Renzi non ha scalato la marcia. Anzi. Ha accelerato, battendo sempre sullo stesso tasto: o le riforme o tutti a casa. Incassate (o subite?) le dimissioni dell’ormai ex presidente Pd Gianni Cuperlo e spiegate le sue posizioni circa il tema preferenze in tv e direttamente ai suoi elettori, il segretario democratico ha concluso il tour de force parlato ai deputati dem riuniti in assemblea a Montecitorio. Il tema non è cambiato, i toni del sindaco di Firenze neanche. “Se falliamo noi falliscono tutti, se riusciamo noi cambia l’Italia” ha spiegato il leader democratico, illustrando la riforma della legge elettorale e assicurando totale lealtà nei confronti del governo. Anche in questo caso, un concetto ribadito per l’ennesima volta: “Chi non mi ha mai creduto, oggi deve prendere atto della realtà: nessuno trama contro Enrico Letta“. 

Il tema principale di giornata, tuttavia, è stata la discussione sul cosiddetto “Italicum”, ovvero la nuova legge elettorale che manderà in pensione il Porcellum. Con i deputati del suo partito, Renzi è stato categorico: “Per me se non si tocca il premio di maggioranza e il ballottaggio”, ma “se c’è accordo con tutti per modificare e migliorare la legge sono felice”. Parole che hanno ricalcato quanto detto nel pomeriggio, quando il sindaco – a sorpresa – ha rivelato particolari inediti del confronto avuto sabato scorso con Silvio Berlusconi. Profonda sintonia, si era detto. Ma anche no, si dice oggi. A distanza di tre giorni dall’incontro al Nazareno, infatti, la comunione d’intenti a prova di bomba sbandierata ai quattro venti dai due ha iniziato a mostrare il lato segreto. E, soprattutto, i compromessi su cui è nato l’accordo. A rivelarlo è stato proprio Renzi, che nella sua newsletter ha ammesso candidamente di aver dovuto fare un passo indietro sul tema, sacrificando la questione preferenze pur di far digerire a Forza Italia il resto del pacchetto-riforme.

Inequivocabili, del resto, le parole del sindaco di Firenze. “Lo confesso: sono un sostenitore delle preferenze. Purtroppo sul punto si è registrata una netta ostilità di Forza Italia. Ottenuto il via libera su tutte le riforme, abbiamo dovuto cedere su questo punto. Altrimenti saltava tutto” ha scritto Matteo Renzi. Che poi ha preferito spiegare meglio i dettagli del ‘sacrificio’. “Ottenuto il via libera alle riforme costituzionali, il superamento del Senato, la lotta ai consiglieri regionali che fanno i furbi, la semplificazione istituzionale Stato Regioni, il principio del premio di maggioranza, il ballottaggio, la lotta ai piccoli partiti – ha spiegato Renzi – non sono riuscito a ottenere le preferenze. Vero, non ce l’ho fatta. Su questo punto abbiamo ceduto. Altrimenti saltava tutto”. 

“Si poteva fare meglio, ma intanto si è fatto”
Si è dovuto accontentare, insomma. E lo ha detto chiaramente: “Si poteva fare meglio, certo. Ma intanto si è fatto”. Eppure, nonostante l’ammissione, è tornato ad attaccare la minoranza del suo partito. “Sul sì alle preferenze – ha ricordato – fino a un anno fa nel Pd ero in netta minoranza. Tutti o quasi tutti quelli che oggi mi stanno attaccando sul punto erano contro le preferenze”. Il sindaco, poi, ha fatto anche i nomi di chi remava contro: “Da D’Alema a Finocchiaro fino a Bersani o Violante, potete agevolmente recuperare l’elenco delle dichiarazioni contrarie al punto da far dire a qualcuno: ‘Siamo contro le preferenze per una questione morale!’  – ha sottolineato Renzi – Giudico dunque pretestuoso l’accanimento contro questo accordo se basato solo sulle preferenze”. Anche perché il Pd, ha proseguito Renzi, “ha già assicurato che faremo le primarie per i parlamentari (come del resto ha fatto per primo Bersani, diamo a Cesare quel che è di Cesare) e che ci sarà alternanza uomo/donna anche se non prevista nella legge. Però rispetto la polemica interna. Non faccio paragoni con quello che hanno fatto gli altri: dico che io sono riuscito ad arrivare fino a qui. Secondo me non è poco”. E se per i suoi colleghi di partito fosse poco? Il segretario ha risposto con una battuta: “Trovo sconcertante non la discussione sulle preferenze ma che a fronte di un quadro che mette il Senato gratis, le Regioni a dieta, un taglio di 1 mld ai costi della politica, il ballottaggio, il premio di maggioranza si protesta – ha detto – Chiamate Goldrake, più di così non potevo arrivare”.

Il segretario, poi, ha spostato l’obiettivo su ciò che accadrà in aula. “Adesso aspettiamo di vedere che in Parlamento votino le cose che abbiamo concordato” ha detto (questa volta da Porta a Porta), rispondendo a chi gli chiede di commentare il risultato ottenuto con l’accordo sulle riforme e la legge elettorale. “Nelle primarie del Pd – ha aggiunto – le persone non hanno votato solo per me, ma hanno espresso un messaggio in bottiglia alla politica: è l’ultima spiaggia. O cambiate adesso o non ve la perdoniamo più”. Da questo dato di fatto, ecco il messaggio al governo Letta: “Adesso possiamo dire che questa legislatura e questo governo non hanno più alibi – ha detto il sindaco – E’ il momento di correre. Basta chiacchiere, bisogna fare”.

“Modifiche? Se Alfano convince Berluconi…”. E il vicepremier rilancia
Fare anche modifiche alla bozza del post Porcellum? Su questo tema, Renzi ha passato la palla ad Alfano. “Il centrodestra sta con Berlusconi, convincano lui e ci facciano sapere. Se Alfano convince Forza Italia a modificare le soglie di sbarramento, le cambiamo. Se tutti son d’accordo in Parlamento, si cambia, perché che vuole che interessi a me delle soglie di sbarramento. Ma deve essere d’accordo Fi”. Anche in questo caso parole nette, con buona pace della minoranza del Pd, a cui ieri era stato detto (e oggi ribadito) che era impossibile cambiare i termini dell’accordo, pena la caduta complessiva dell’accordo. Concetto oltretutto ribadito nello studio di Bruno Vespa: “Non è che adesso si blocca tutto perle dinamiche di corrente. Le correnti hanno già fatto troppo male al Pd” ha detto Renzi.

Sulla possibilità di modificare il cosiddetto Italicum, però, il sindaco ha immediatamente ricevuto la risposta di Alfano sulla questione preferenze. Più che un parere, quella del vicepremier è sembrata una sfida, sia a Renzi che a Berlusconi. “La struttura della proposta è buona. Può venire fuori davvero una buona legge, però mi pongo una domanda  – ha detto il leader di Ncd – L’aspetto più odioso del Porcellum era il Parlamento dei nominati, le liste bloccate, ma perché mantenere allora proprio l’aspetto che ha reso più odiosa questa legge da parte dei cittadini che non la sopportavano più? Perché mantenere proprio questo aspetto?”. Ed ecco l’appello diretto ai due leader: “Ma che cosa vi costa fare scegliere ai cittadini italiani il loro deputato? Fateli votare. Fateli scegliere. Abbiamo qualche settimana per decidere: penso che possa essere quella la vera svolta”. Provocazione? Chissà. Fatto sta che Renzi, a distanza, ha controreplicato da Porta a Porta. “In Parlamento si possono fare cambiamenti, ma nel Pd si fa quello che ha deciso la direzione. E in direzione, nemmeno uno, neanche Cuperlo, ha votato contro” ha sottolineato il segretario, che poi si è chiesto (retoricamente): “Adesso ci tiriamo indietro noi? Non può chiedere le preferenze chi fino a un mese fa diceva che era contro”.

“Partitini arrabbiati? Che si arrangino”
Chiusura ermetica, invece, ai piccoli partiti che chiedono di abbassare le soglie di sbarramento. “Il giochino è interessante – ha detto il leader Pd – Con tutto il rispetto, si mette la soglia di sbarramento proprio per evitare il ricatto dei partitini. I partitini si arrabbiano? Si arrangiano. Basta al potere di ricatto”. Tornando al tema preferenze, invece, duro attacco di Renzi a Quagliariello. “C’è chi non si è mai messo in gioco e sta dicendo che servono le preferenze per ottenere altro. Non parlo di Cuperlo, ma prendiamo il ministro Quagliariello – è stato l’affondo del sindaco dal salotto di Porta a Porta -E’ stato eletto in Parlamento con il listino blindato di Berlusconi, ma non accettava che io parlassi con Berlusconi. Gli domando: la battaglia di libertà e di scelta perché non l’hai fatta quando sei stato eletto con quella legge?”.

Cuperlo al fattoquotidiano.it: “Il Parlamento non può essere una semplice sede di ratifica”
“Non so quale sia il margine di trattativa che rimane sulla legge elettorale, ma esiste un principio che non può essere eluso: l’autonomia del Parlamento”. Nel botta e risposta tra Gianni Cuperlo e Matteo Renzi nessuno cede. E se il segretario esclude che emendamenti alla legge elettorale potranno venire dal Pd (“Non è che adesso si blocca tutto per le dinamiche di corrente”), l’ormai ex presidente del partito rilancia: “Nessuno vuole rallentare o mettere il bastone tra le ruote, io voglio che il traguardo sia superato. Ma è ovvio che il Parlamento non può essere una semplice sede di ratifica. E’ un luogo dove si discute e ci si confronta nel merito per trovare le soluzioni più efficaci. Prerogative che valgono per ogni gruppo parlamentare, Pd compreso”. Raggiunto dai microfoni de ilfattoquotidiano.it, torna poi sulla questione delle preferenze: “Fare le primarie per i parlamentari come ha promesso Renzi significa affrontare la questione solo come atto di volontà di una singola forza politica. E allora, o si introducono le primarie per legge, oppure rimaniamo lontani dal mettere il cittadino nella condizione di esprimere la propria preferenza”. Da ultimo, ancora una riflessione sulle ragioni che hanno portato allo scontro in direzione e alle dimissioni: “Comandare e dirigere sono due cose differenti: i veri leader non comandano, dirigono”. Ma niente scissione, ne ora ne mai: “C’è bisogno di unità, ma di unità nella chiarezza delle diverse posizioni”.

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