Spesso i commentatori di questo  blog chiedono cosa si possa fare per fermare le violazioni dei diritti umani e se le campagne che si propongono questo obiettivo siano realmente efficaci. Il post di oggi contiene una possibile risposta. 

A seguito delle pressioni di Amnesty International e della campagna “Stop the shipment” promossa da Bahrain Watch, il 7 gennaio la Corea del Sud ha annunciato la sospensione delle forniture di gas lacrimogeni alla ricca e protetta monarchia del Golfo persico di cui spesso parliamo in questo blog.

Il comunicato delle autorità di Seul fa riferimento alle denunce delle organizzazioni per i diritti umani sul ripetuto, e non poche volte fatale, cattivo uso di agenti chimici tossici da parte delle forze di sicurezza del Bahrein contro manifestanti pacifici (e, va aggiunto, anche contro persone del tutto estranee alle proteste).

Il 16 ottobre il ministero dell’Interno del Bahrein aveva lanciato una richiesta d’acquisto di 1.600.000 candelotti di gas lacrimogeno, 90.000 granate contenenti lacrimogeni e 145.000 granate stordenti.  Il produttore sud-coreano DaekWang Chemical, come in passato, si era detto disponibile.

Bahrain Watch e Amnesty International, appoggiate da molte associazioni per i diritti umani della Corea del Sud, avevano allora iniziato a sensibilizzare DaekWang Chemical sull’uso che sarebbe stato fatto delle sue forniture. L’azienda ha ricevuto quasi 400.000 mail! 

Va ricordato che nell’agosto 2012 Psysicians for Human Rights aveva denunciato come nella repressione della rivolta iniziata l’anno prima le forze di sicurezza del Bahrein stessero usando gas lacrimogeni come mai era successo, a livello mondiale, nei  100 anni precedenti.  Il massiccio uso di agenti chimici in aree ristrette e in spazi chiusi era stato anche messo in relazione con l’aumento di alcune patologie, come l’anemia.

Sono molti i paesi che hanno armato la repressione della rivolta del Bahrein: tra questi figurano Belgio, Brasile, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti d’America e Svizzera. Secondo le organizzazioni locali, nel paese sono state rinvenute anche cartucce italiane. La campagna “Stop the shipment”, dunque, è destinata a continuare.

Nelle ultime settimane funzionari francesi, spagnoli e statunitensi hanno detto ad Amnesty International che le forniture di agenti chimici irritanti sono state sospese.

PS. Ahmed Al-Fardan, il fotografo dell’agenzia italiana Nurphoto arrestato in Bahrein il 26 dicembre, e di cui avevo scritto nel post del 6 gennaio, è stato liberato! Qui la notizia

 


Articolo Precedente

Bari, il giudice: “Migranti più garantiti in carcere che nel Cie”

next
Articolo Successivo

Roma, nuovi attacchi omofobici: quando finirà?

next