Il segretario del Partito democratico dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini è stato assolto dal giudice per le udienze preliminari di Modena Eleonora Pirillo, nell’ambito del processo Chioscopoli, nel quale il politico, braccio destro della campagna elettorale di Matteo Renzi, era accusato di abuso d’ufficio.

Bonaccini ha commentato a caldo con ilfattoquotidiano.it: “Sono molto soddisfatto, avevo chiesto io il rito abbreviato perché volevo che ci fosse un tempo certo per la sentenza. Mi avete sempre sentito sereno – ha spiegato al telefono il segretario Pd, che potrebbe correre anche per la poltrona di sindaco a Modena – perché nella mia vita ho sempre interpretato il rispetto delle leggi come una delle qualità fondamentali per la politica. Voglio ringraziare tutte le persone che mi stanno mostrando e mi hanno mostrato la loro lealtà. Di fronte a una assoluzione piena mi auguro che qualche scusa arriverà” . Poi Bonaccini spiega di avere sentito anche Matteo Renzi via sms: “Gli ho detto dell’assoluzione e lui mi ha risposto ‘ Non avevo dubbi'”

Il processo per Bonaccini, difeso dal suo avvocato di fiducia Massimo Vellani, si svolgeva secondo il rito abbreviato. Il pubblico ministero Enrico Stefani in mattinata aveva chiesto un anno di reclusione. Secondo la sua ricostruzione, la gestione del chiosco passò da Achiropita Mascaro (la barista assassinata nel 2007, omicidio per il quale l’unico imputato, suo ex socio, è stato assolto con formula piena) alla società Sdps in maniera non regolare. Alla Mascaro erano infatti state contestate nel 2003 delle carenze nella gestione e per questo il contratto venne annullato e il chiosco fu assegnato poco tempo dopo a Massimiliano Bertoli e Claudio Brancucci, titolari della società Sdps. Una volta ottenuto il chiosco i due nuovi gestori ottennero dall’amministrazione comunale una serie di sconti, rateizzazioni, rinvii ingiustificati, che hanno portato all’accusa di abuso d’ufficio che riguarda quasi tutti gli imputati.

Assieme a Bonaccini sono stati assolti anche gli altri imputati che avevano chiesto il rito abbreviato: Mario Scianti, dirigente del settore Patrimonio del comune, accusato di abuso d’ufficio e turbativa d’asta e l’assessore Antonino Marino, che successe a Bonaccini nella carica ed è colpevole, secondo il pm, di abuso d’ufficio. Gli altri tre imputati non hanno ancora deciso come impostare la loro linea difensiva. Prosciolti e non andranno a processo Bertoli e Brancucci, i due gestori che entrarono in possesso del chiosco dopo la Mascaro, e che non avevano chiesto il rito abbreviato. Prosciolta anche Giulia Severi, l’altro dirigente comunale accusato di abuso d’ufficio nello stesso caso, che aveva chiesto di essere sentita dai giudici.

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