Panettoni, parmigiano reggiano, spumante e zampone. Dopo alberghi di lusso e cene in ristoranti stellati spuntano anche i regali di Natale tra le spese che i gruppi consiliari della Regione Emilia Romagna hanno pagato con i soldi dei contribuenti. Secondo quanto è emerso dalle indagini ancora in corso, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Bologna sui rendiconti dei partiti eletti in viale Aldo Moro, infatti, per le festività natalizie del 2010 quasi nessuno ha badato a spese: il Pd ha comprato agende, parmigiano reggiano, spumante Ferrari, zamponi e panettoni per 8.000 euro, il Pdl ne ha spesi 3.000 per libri e agende, e Sel ha scelto gli omaggi e i buoni regalo istituzionali, per un totale di 2.200 euro. L’Udc, poi, ha comprato generi alimentari e vini per 1.000 euro, mentre la Lega nord, più “parsimoniosa”, si è limitata all’acquisto dei panettoni, spendendo in tutto 800 euro. Strenne giustificate come ‘spese di rappresentanza’ che ora gli inquirenti dovranno valutare, per capire se si trattava di acquisti consentiti o meno.

Fuori dall’elenco rimarrebbero solo Italia dei valori, Federazione della sinistra, Gruppo misto e Movimento 5 stelle, sui quali per il momento non risultano scontrini relativi a doni natalizi. “Noi di regali non ne abbiamo mai fatti – sottolinea Andrea Defranceschi, capogruppo dei 5 Stelle in Regione – prima del decreto Monti del 2012 era consentito, rientravano nella voce di spesa ‘regalie e gadget’, ma né io né Giovanni Favia ce ne siamo mai avvalsi, giudicandola inaccettabile rispetto alla nostra visione dell’uso del denaro pubblico”. “A me non risulta ci siano state spese per regali di Natale – commenta anche Roberto Sconciaforni, presidente del gruppo Fds – non ne ricordo”.

Italia dei valori, invece, conferma di non aver acquistato nulla nel Natale 2010, ma nel 2011 la capogruppo Liana Barbati donò una cesta ai collaboratori co.co.pro, “spendendo circa 600 euro”. “Erano cose tradizionali approvate dal regolamento – spiega Gian Guido Naldi, presidente di Sel – si sono sempre fatte, è tutto documentato, non abbiamo usato sotterfugi. Devo dire che non mi sento un criminale per questo. E poi i revisori dei conti non hanno avuto nulla da dire, anche perché si trattava di piccoli regali fatti ai dipendenti, nel nostro caso di un buono da 30 euro per comprare un libro in libreria. In tutte le aziende che ho conosciuto alla fine dell’anno si fa un piccolo regalo ai lavoratori, è la tradizione, se mi dicono che non è regolare adesso mi stupisco”.

Il Partito democratico, al contrario, preferisce non commentare le ulteriori fatture addebitate dal proprio gruppo consiliare sulle spalle contribuenti, che poi si sommano ai 30.000 euro spesi al ristorante dall’ex numero uno Marco Monari, ai pernottamenti di Venezia e Amalfi e alle cene di beneficenza poi rimborsate. “Sono tutte cifre che non sono verificate e non sono verificabili” risponde la nuova presidente del gruppo Anna Pariani, eletta ieri sera dopo la riunione del Pd di viale Aldo Moro, con Vasco Errani presente.

E proprio Errani, presidente della giunta regionale, ha deciso di rompere il silenzio iniziato nei giorni scorsi, nonostante la bufera scatenata dall’inchiesta della procura, coordinata dalle pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, con la supervisione del procuratore capo Roberto Alfonso e dell’aggiunto Valter Giovannini, per chiedere che la Regione Emilia Romagna “non sia messa in un frullatore”. Che non si getti fango su un’istituzione “protagonista della battaglia sulla riduzione dei costi della politica”. Intervenuto a margine dell’Assemblea legislativa, Errani ha infatti voluto ribadire la propria “fiducia nell’operato della magistratura” e in quello dei colleghi consiglieri regionali. “Io sono convinto che emergerà la regolarità del lavoro fatto – spiega Errani – e se così non fosse, sono sicuro che ognuno si assumerà le proprie responsabilità, come sempre, come è giusto”. “L’Emilia Romagna – continua – è quello che è, sono i suoi dati di qualità nei servizi, sono le scelte che ha fatto nel governo, nell’industria, nel lavoro, nel terremoto. Non si possono commentare le indiscrezioni, si potrà discutere di come stanno le cose” al termine delle indagini.

Indagini iniziate nel 2012 con il sequestro di 400 faldoni contenenti circa 35.000 voci di spesa che oggi hanno generato una vera e propria tempesta all’interno di viale Aldo Moro. E tra gli elettori del Pd, anche, “delusi e amareggiati” dalle cene dell’ex capogruppo Marco Monari, che per Errani, “con il gruppo consiliare ha fatto un lavoro onesto”, dai pernottamenti di lusso da quella lunga lista di prodotti acquistati con i soldi pubblici ma rimasti per ora senza responsabile: penne da centinaia di euro, bottiglie di vino, profumi, mazzi di fiori, gioielli, vestiti.

E tuttavia, sottolinea Errani, spetterà “ai gruppi consiliari” decidere se rispettare la normativa e pubblicare online i propri rendiconti, così come hanno già fatto Italia dei valori e Movimento 5 stelle. “L’importante è tagliare ancora i costi della politica”, precisa la Pariani, che sulla questione spese dei gruppi rese pubbliche su internet risponde: “Ci stiamo lavorando”.

“La mia amarezza – conclude Errani – corrisponde al disagio più che comprensibile dei cittadini, ma bisogna dire a questi cittadini che tutto ciò di cui si sta discutendo ora non è più possibile. C’erano delle regole che noi per primi abbiamo voluto cambiare, e lo abbiamo fatto: per cui tutto ciò di cui si discute, pranzi e cene, non sono più possibili”. E in questo, nel decreto del governo che ha portato a una riduzione dei fondi a disposizione della politica locale, “la Regione, e io come presidente della Conferenza delle Regioni, abbiamo avuto un ruolo importante”.

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