Mentre lo scandalo di spionaggio statunitense continua ad allargarsi, l’ultimo Consiglio europeo a Bruxelles è stato monopolizzato dal Datagate. L’Europa – attraverso una posizione unitaria e forte – ha chiesto a Washington di fare chiarezza e “cooperare” trovando una “soluzione” che consenta che questi episodi non succedano più. Angela Merkel ha annunciato che Francia e Germania hanno deciso di avviare una cooperazione per studiare meglio l’affare Datagate e trovare rimedi, anche con gli Usa. Anche altri Paesi, ha spiegato la Cancelliera, potranno unirsi. “E’ diventato chiaro che nel futuro qualcosa dovrà cambiare, e in modo significativo. Compiremo ogni sforzo per costruire una intesa comune entro la fine dell’anno per la collaborazione delle agenzie (di intelligence, ndr) tra Germania e Usa, Francia e Usa, per creare una cornice di cooperazione”, ha detto la Cancelliera. I leader dei 28 Paesi, in una nota congiunta al termine della prima giornata del Consiglio, hanno sottolineato che “una mancanza di fiducia potrebbe pregiudicare la necessaria cooperazione nel campo della raccolta di intelligence”, ritenuto “elemento vitale per la lotta al terrorismo“. Nel corso del vertice, però, non è stato trovato un accordo tra i leader Ue sulla direttiva per la protezione dati che quindi non trova un consenso nemmeno sulla data per la sua introduzione, cioè il 2014. La Gran Bretagna è tra coloro che si oppongono all’accordo. 

Mentre all’Unione Europea la Germania fa fronte con la Francia contro le attività di spionaggio dell’Nsa, alle Nazioni Unite Berlino si allea con il Brasile. I due Paesi uniscono le forze facendo pressione per una risoluzione dell’Assemblea Generale Onu che stabilisca un diritto alla privacy su internet: è il primo grande sforzo internazionale per limitare le intrusioni dell’agenzia Usa nelle comunicazioni. I diplomatici tedeschi e brasiliani si sono già riuniti a New York insieme a rappresentanti di altri governi latinoamericani ed europei per lavorare ad un progetto di risoluzione.

Letta: “No a zone d’ombra tra alleati”
A conclusione del vertice, il premier italiano Enrico Letta ha sottolineato: “Non sono concepibili zone d’ombra tra alleati, quali siamo e intendiamo “continuare ad essere”. Letta si è riferito sopratutto all’iniziativa franco tedesca sulla necessità di chiarimenti sul Datagate alla quale l’Italia “si associa completamente”. Parlando al vertice di Bruxelles, Enrco Letta ha tenuto a spiegare che sullo spionaggio americano l’Europa vuole “chiarezza e verità”, annunciando che su iniziativa franco tedesca, “alla quale ci siamo uniti”, è stata presa una posizione “comune e unitaria” di richiesta di chiarimenti a Washington. Una posizione – che, nero su bianco, è stata “annessa” alle conclusioni del vertice – “unitaria” senza prese di distanza, ha ribadito a chi gli chiede se ci siano state nella discussione divergenze con Londra: “Anche Cameron ha avuto un atteggiamento costruttivo e positivo”, ha sottolineato il premier. Non senza precisare che la questione Datagate non “ha nessun legame, nessuna relazione” con i negoziati per l’accordo di libero scambio Ue-Usa. Un accordo che il presidente del Parlamento Schulz ha minacciato di stoppare a seguito delle rivelazioni sul Datagate

Dichiarazioni, queste, che arrivano anche dopo le rivelazioni da cui emerge che l’attività di spionaggio americana riguarda anche l’Italia. Anche se, domandato se ci fosse stato anche lui tra i 35 leader spiati dalla Nsa, Letta ha risposto: “Non lo so, rimando a ulteriori chiarimenti”. Prima il ministro degli Esteri Emma Bonino ha detto che non le risulta “un coinvolgimento italiano” nel Datagate.  Anche il presidente del Senato Pietro Grasso ha avuto rassicurazioni dal vicepresidente americano Joe Biden. “La legge italiana sulle intercettazioni non risulta violata”, ha detto Grasso, al termine del suo incontro con Biden, circa lo scandalo del Datagate. “Joe Biden ha riconosciuto le nostre preoccupazioni e si è detto disponibile a discutere nei dettagli i termini della nostra cooperazione in tema di antiterrorismo”, ha detto il presidente del Senato al termine dell’incontro con Biden.

Intanto a confermare la richiesta dell’intelligence americana di accedere agli snodi-chiave della rete di cavi in fibra ottica è Gian Mario Rossignolo, presidente nel 1998 di Telecom Italia. Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, la richiesta avanzata dai servizi Usa venne poi sottoposta all’allora presidente del Consiglio Romano Prodi. “Una risposta non fu data”, spiega Rossignolo. Già tempo fa, “una fonte legata al mondo delle telecomunicazioni e dell’intelligence americana” aveva detto al quotidiano di Confindustria “che l’accesso richiesto dai servizi americani all’epoca di Rossignolo e Vito Gamberale [ex direttore generale di Telecom Italia, ndr] “fu concesso tra il 1999 e il 2001, probabilmente nell’era di Colaninno“. Dichiarazioni che, tuttavia, non hanno mai trovato una conferma ufficiale. Tuttavia, il successore a Palazzo Chigi Massimo D’Alema si è limitato a dire che “nessun governo italiano ha mai autorizzato gli americani a effettuare intercettazioni di cittadini italiani”. La domanda, però, era di natura diversa e riguardava l’accesso ai cavi. Ma su questo D’Alema taglia corto: “Ho detto quello che posso dire”. Nessuna conferma dunque da fonti istituzionali perché, aggiunge il Sole, “chi sa non è autorizzato a parlare”.

“Spiato anche il governo spagnolo”
Nella lista dei Paesi Ue che sarebbero stati spiati dalla Nsa, oltre alla Francia, Germani e l’Italia, si aggiunge ora anche la Spagna. L’Agenzia Nazionale di Sicurezza degli Stati Uniti ha intercettato le comunicazioni anche di membri del governo spagnolo, secondo fonti al corrente della documentazione filtrata dall’ex analista Edward Snowden, citate oggi da El Pais. “Le agenzie di spionaggio statunitense hanno impiegato la stessa pratica in molti paesi e la Spagna non è stata un’eccezione”, assicurano le fonti, che tuttavia non precisano l’identità dei membri del governo spiati. L’esecutivo spagnolo, secondo El Pais, teme che fra i politici vigilati, nelle intercettazioni massicce di comunicazioni elettroniche e telefoniche, figurino il premier Mariano Rajoy e il suo predecessore José Luis Rodriguez Zapatero.

Rajoy ha assicurato che il suo governo “non ha al momento conferma” del fatto che gli Stati Uniti abbiano spiato comunicazioni di cittadini o politici spagnoli. Ma che, per “ottenere informazioni” al riguardo, ha “dato istruzioni” al ministro degli Esteri, José Garcia Margallo, di convocare l’ambasciatore statunitense.

Cameron: “Spionaggio salva la gente dal terrorismo”
Con il Datagate al centro del vertice europeo, si torna a discutere anche del ruolo di Edward Snowden che si considera un fautore della protezione di privacy. Opinione non condivisa dai Paesi coinvolti nello scandalo, né da quelli che sarebbero stati spiati, e tanto meno dagli Stati, come Usa e il Regno Unito, che avrebbero spiato gli alleati. “Penso che non è un’attività utile e positiva, anzi crea molti problemi e non ha effetti positivi di trasparenza che lui si prefigge”: lo ha detto il premier Enrico Letta rispondendo a domande sulle rivelazioni di della “talpa” del datagate. A sottolineare il ruolo positivo di spionaggio è il premier britannico David Cameron. “Lo spionaggio salva la gente dal terrorismo, quello che fanno “Snowden e i media che lo aiutano non rende il mondo più sicuro”. Lo ha detto Cameron, affermando che i servizi di intelligence “sono guidati correttamente” e che hanno permesso di evitare attacchi in Gran Bretagna e altri paesi perché “abbiamo condiviso informazioni”.

Tornando al caso che ha fatto riesplodere il Datagate, ossia ai sospetti di monitoraggio delle comunicazioni della Cancelliera tedesca, la Merkel ha spiegato, al termine del vertice europeo,  che continuerà a parlare al telefono, come ha sempre fatto e nonostante ormai sappia che rischia di essere intercettata. “Non ho cambiato il mio comportamento nelle mie comunicazioni, che hanno una loro coerente logica. Chiunque parli con me, ascolterà  la le stesse cose di prima”, ha detto Merkel specificando che comunque non si serve più del cellulare della Cdu messo sotto controllo e che per tutte le comunicazioni di Stato si serve di linee e telefoni criptati. Nel 2005, quando assunse la carica di capo del governo tedesco, divenne per lei difficile separare le comunicazioni di Stato da quelle di partito, e dunque decise che le fatture del cellulare sarebbero state pagate dalla Cdu. Non è stato , invece, ancora individuato il telefonino intercettato, anche perché da Washington “non hanno confermato né smentito” la vicenda rivelata dal Guardian. Quanto al rapporto tra Ue e Stati Uniti, la Merkel ha sottolineato che “non è una strada a senso unico. “Non bastano le belle parole – ha spiegato – è necessario un vero cambiamento per ristabilire la fiducia”. 

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