Propone una soluzione contro il terrorismo e per risolvere la crisi del suo paese, devastato da una guerra civile che in oltre due anni ha fatto più di 90mila morti. Ma i suoi missili continuano a uccidere civili soprattutto bambini. Il presidente della Siria Bashar al-Assad, in un discorso alla tv di Stato, offre la sua ricetta per ritornare alla normalità: sradicare il “terrorismo” che va combattuto con il “pugno di ferro”. E il regime di Damasco indica con il termine “terroristi” i ribelli che da oltre due anni combattono contro le forze governative.

Assad: “Il terrorismo si combatte con il pugno di ferro”. Nel suo intervento, durato 45 minuti, Assad ha anche bollato come un “fallimento” l’esperienza della Coalizione nazionale siriana, principale blocco dell’opposizione al suo regime, accusata di essere sul “libro paga di più di un Paese del Golfo”. Per il rais “l’opposizione non è affidabile” e “non ha alcun ruolo nella soluzione della crisi. Non si può trovare nessuna soluzione con il terrorismo, si può solo combatterlo con il pugno di ferro. Non credo che nessun essere umano sano pensi che si possa gestire il terrorismo con la politica”. Assad si è anche detto convinto che la crisi economica siriana possa “essere risolta solo colpendo il terrorismo perché è legata alla situazione della sicurezza”. Secondo il presidente, quindi, gli sforzi diplomatici per una soluzione politica della crisi siriana  vanno ‘accompagnati’ da operazioni militari. “Se il terrorismo colpisce ovunque non ci possono essere né sforzi politici né progressi sul piano politico. Pertanto bisogna colpire il terrorismo per far sì che il processo politico vada nella giusta direzione”, ha affermato Assad, mentre proseguono gli sforzi diplomatici per l’organizzazione della conferenza di pace ‘Ginevra2′. “Questo non significa – ha aggiunto – che non possano esserci binari paralleli”. Anche se la diplomazia scesa in campo non ha ottenuto risultati e l’Onuche ha invocato un nuovo esecutivo – appare impotente. 

Human Right Watch: “Da febbraio a luglio uccisi 100 bambini”. Intanto però i  missili balistici utilizzati dalle forze del regime siriano stanno provocando un “gran numero” di vittime civili, compresi “molti bambini” secondo Human Right Watch (Hrw), perché le armi  “colpiscono zone abitate”. L’organizzazione con sede a New York ha indagato su nove operazioni in cui sarebbero stati utilizzati missili balistici che negli ultimi sei mesi hanno fatto almeno 215 morti. Fra le vittime dei raid, condotti tra il febbraio e il luglio scorsi, stando al bilancio di Hrw ci sono 100 bambini.

Per l’organizzazione, il cui staff ha visitato sette siti colpiti, i “comandanti militari non dovrebbero ordinare l’uso di missili balistici in zone abitate da civili”. Tuttavia, secondo Hrw, il ripetuto uso di questi armamenti in zone popolate da civili “suggerisce con forza che i militari usano in modo ostinato metodi di guerra incapaci di distinguere tra civili e combattenti, fatto che rappresenta una grave violazione delle leggi umanitarie internazionali”. L’ultimo attacco su cui ha indagato Hrw risale allo scorso 26 luglio ed è stato effettuato nel governatorato di Aleppo: il bilancio parla di almeno 33 civili uccisi, tra i quali 17 bambini. “Quando si lanciano missili balistici, che hanno un forte impatto sulle zone residenziali, non si può distinguere tra civili e combattenti”, ha osservato Ole Solvang, esperto di Human Rights Watch. L’organizzazione sottolinea che è “difficile trarre conclusioni definitive sulla legalità di ogni attacco senza conoscere le motivazioni o le informazioni a disposizione della parte responsabile dell’attacco”. “Ma -si legge sul sito web del gruppo- i nove attacchi su cui Hrw ha indagato hanno provocato significativi danni per i civili senza apparenti vantaggi militari”. Human Rights Watch ricorda, infine, come l’uso di missili balistici non sia proibito durante i conflitti armati, ma soggetto alle leggi di guerra. Secondo la Rete siriana per i diritti umani (Snhr), le forze del regime di Damasco hanno usato almeno 131 missili terra-terra a lungo raggio tra lo scorso dicembre e l’inizio di luglio. La maggior parte di queste operazioni sarebbe stata effettuata nella zona di Qalamun, a nordest di Damasco, dalla Brigata 155 dell’Esercito siriano.

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