Esco ora da un dibattito sulla violenza alle donne in consiglio regionale a Firenze e sono piena di progetti positivi e di ottimismo.

Primo: tra il foltissimo pubblico c’erano molte ragazze e molti ragazzi. Un 17enne ha preso la parola: sicuro, per nulla imbarazzato ci ha spiegato che questo problema lo riguarda e a scuola, Il Machiavelli, ci lavorano, discutono, sviscerano le problematiche sottese.

Secondo: con me al tavolo dei relatori Riccardo Iacona che con piglio concreto ha presentato il suo libro “Se questi sono gli uomini”. E’ importantissimo che gli uomini comincino a parlare del tema del femminicidio, non per sentirsi in colpa ma al contrario, per iniziare un proficuo dialogo tra i generi, senza il quale non andremo da nessuna parte.

Terzo punto: moltissime le associazioni femministe e le Case che si occupano di proteggere le donne che hanno presentato dati e analisi. Uno su tutti: i fondi scarseggiano e con fermezza vanno tutelati poiché sono l’unico modo per finanziare la possibilità di rinascita di donne soggette a violenze. Le Case, spesso in località protette, permettono loro di iniziare una nuova vita.

Quarto: io ho presentato il mio nuovo libro “Senza Chiedere il Permesso” che contiene tra l’altro un utile “Manuale di educazione ai media”. Il collegamento tra violenza e immagini oggettivizzanti esiste e va ribadito. Non è il nudo a suscitare sentimenti di sopraffazione, ma l’esposizione continua di corpi femminili resi passivi, oggetti, disposti a favore della telecamera, che impedisce spesso una relazione paritaria tra un uomo e una donna. E’ necessario educare alle immagini ma ancora più urgente chiedere una televisione che rispetti i cittadini, come facciamo con i nostri corsi “Nuovi occhi per i media”.

Quinto: interessantissimo. Erano presenti alcuni imprenditori toscani che hanno attivato corsi di consapevolezza intorno alla violenza di genere all’interno delle loro aziende. Operai, impiegati e manager li hanno frequentati all’inizio con sospetto poi pare che i risultati siano stati interessanti, che si sia innescato un dialogo. Mi è parso un gran passo avanti, un modo di raggiungere anche gli adulti italiani spesso portatori di un maschilismo duro a morire come ci ricorda l’ultimo Gender Gap Index che situa il nostro Paese all’80esimo posto nella classifica sulla differenza tra i generi  (e l’anno scorso eravamo al 74esimo).

Sesto: tutte/i d’accordo nel dire che il linguaggio conta e che i giornalisti vanno educati ad utilizzare termini veritieri e non offensivi quando si racconta un femminicidio. Non è mai un delitto passionale ad esempio, e utilizzare la parola passione giustifica un azione ingiustificabile.

Sesto: si respirava aria di cambiamento. Vero è che la Toscana è una Regione all’avanguardia su questi temi, che le assessore sono capaci e concrete, che le iniziative sul territorio sono molteplici. Ma questo cambiamento può coinvolgere il Paese tutto.

Quest’anno voglio onorare il 25 novembre ricordando che le 105 ragazzine, ragazze e donne vittime di femmincidio da inizio anno, non sono state dimenticate. Una moltitudine di donne e uomini insieme stanno lavorando perché la violenza venga sconfitta.

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