Sono passati quindici mesi dal nuovo corso al comune di Napoli con il sindaco De Magistris. Una città trovata in condizioni disastrose dal punto di vista finanziario, sommersa dai rifiuti per le strade e con una lacerazione, prodotta da anni di malgoverno, tra i cittadini e le istituzioni.

Il primo obiettivo fu quello di liberare la città dai rifiuti per ridare fiducia ai cittadini e restituire dignità all’immagine della città in Italia nel mondo. Oggi possiamo dire che quella sfida è vinta anche se bisogna ancora fare tanto per mettere in sicurezza i risultati raggiunti, attraverso la realizzazione di impianti in grado di trattare le frazioni di materiali che recuperiamo con la raccolta differenziata porta a porta (pap).

Ad oggi 300 mila cittadini sono serviti dal porta a porta, il primo ottobre scade la gara per altri 100 mila ed entro la fine dell’anno ci sarà il bando per portare a 500 mila il numero di cittadini serviti dal pap. Un risultato importante nonostante le ristrettezze economiche in cui versa il Comune di Napoli e che comunque non ci ha mai fatto perdere di vista l’obiettivo di trasformare la città, inserendo elementi di innovazione e soprattutto di sviluppo sulle grandi tematiche ambientali.

Abbiamo aderito al Patto dei sindaci, approvato il Paes (Piano d’azione energie sostenibili) e candidato Napoli ad essere una delle 30 città europee ‘smart cities’. Un obiettivo ambizioso che richiede sforzi straordinari da parte di tutta l’amministrazione ma soprattutto la capacità di creare una cultura diffusa nel territorio sul tema della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica al servizio dei cittadini. Per far ciò abbiamo deciso di costituire un’associazione, Napoli smart city,  in cui si ritrovano istituzioni, cittadini, università e ricerca e mondo delle imprese. Abbiamo avuto due progetti Smart city approvati su acqua e info turismo nel centro storico di Napoli e tre progetti di giovani nel settore della mobilità sostenibile.

Primi riscontri positivi che fanno comprendere come sia possibile creare presupposti per un altro modello di sviluppo che può partire dalle città e soprattutto una governance con al centro il tema della partecipazione e della condivisione democratica.

C’e’ tanto da fare ma ci fa piacere poter dire che Napoli oggi ha l’ambizione di voler parlare da città europea che si confronta con le esperienze più avanzate sulle tematiche ambientali e chiudere definitivamente con la stagione delle emergenze.

Articolo Precedente

“Disgustata dal partito”. Stefania Prestigiacomo lascia il Pdl

next
Articolo Successivo

Sicilia, il giorno dopo

next