Via libera alla responsabilità civile dei magistrati. La commissione Affari costituzionali del Senato ha dato parere favorevole alla nuova normativa con i voti di Pdl, Lega e Coesione nazionale (gli ex Responsabili). Contrari Pd e Idv. Il parere positivo, illustrato da Roberto Centaro di Cn – già presidente della Commissione parlamentare antimafia – prevede la responsabilità indiretta del magistrato, che però ha il coobligo di presentarsi nelle cause intentate dai cittadini. Come annunciato, sempre oggi il ministro della giustizia Paola Severino ha firmato un emendamento del governo da presentare al Senato stesso. Il provvedimento, molto contestato dai magistrati, è stato inserito nella discussione sulla Legge comunitaria per iniziativa del deputato leghista Gianluca Pini

Il testo del Guardasigilli. “Chi ha subito un danno ingiusto per diniego di giustizia ovvero per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario, posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni – si legge nella proposta di legge messa a punto dal ministro – può agire contro lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivano da privazione della libertà personale”. Invece di parlare di “grave violazione” e “negligenza inescusabile”, si preferisce parlare, poi, di “violazione manifesta della legge e del diritto comunitario”. Quindi, si aggiunge che ai “fini della determinazione dei casi in cui sussiste la violazione manifesta della legge e del diritto comunitario si tiene conto del grado di chiarezza e precisione delle norme violate, dell’inescusabile negligenza nell’errore e della gravità dell’inosservanza”. Nell’emendamento di Pini alla Comunitaria si parla invece di “grave violazione e negligenza inescusabile”.

“In caso di violazione manifesta del diritto dell’Unione europea – si legge ancora nella norma – si deve tenere conto della violazione dell’obbligo di rinvio pregiudiziale” del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Lo Stato, insomma, entro i due anni dal risarcimento deve esercitare l’azione di rivalsa nei confronti del magistrato. E la misura di questa non può superare la somma pari alla metà di un’annualità dello stipendio, al netto delle trattenute fiscali, percepito dal magistrato al tempo in cui l’azione di risarcimento è stata proposta. Tale limite non si applica al fatto commesso con dolo. L’esecuzione della rivalsa, quando avviene tramite trattenuta dello stipendio, non può comportare complessivamente il pagamento per rate mensili in misura superiore al terzo dello stipendio netto. Nella norma attualmente in vigore è invece pari ad un quinto. L’emendamento, si legge nella motivazione della proposta di modifica, “nel solco del testo attualmente risultante dalla legge comunitaria in discussione, elimina le criticità che questo presenta, specie con riferimento all’azione diretta per responsabilità civile dei magistrati, e si adegua nei contenuti alle indicazioni della giurisprudenza comunitaria”. Viene quindi introdotta l’ipotesi di responsabilità per violazione manifesta del diritto comunitario e, per un allineamento necessario in forza dell’art. 3 della Costituzione, anche per violazione manifesta della legge nazionale. E viene resa esplicitamente obbligatoria la rivalsa, ampliandone conseguentemente il termine e innalzandone i limiti quantitativi.

Per il presidente della commissione Filippo Berselli (Pdl), si tratta di una “responsabilità indiretta” del magistrato e “contro la responsabilità diretta” prevista dall’emendamento Pini passato alla Camera. Di parere opposto Felice Casson (Pd): “La vecchia maggioranza si è ricreata e ha voluto forzare la mano. Così si rischia di bloccare la giustizia penale, civile, amministrativa e davanti al Consiglio di Stato. Auspico che il governo, nella sede di merito della commissione Politiche Ue, presenti un emendamento risolutivo contro una previsione chiaramente intimidatoria nei confronti dei magistrati”.

Il tema è diventato un cavallo di battaglia del cenrodestra e terreno di forte scontro. A lanciare l’allarme ieri sono stati i deputati del Partito Democratico. Il tempo è scaduto oggi c’è il termine per la presentazione degli emendamenti alla norma introdotta dalla Lega nella legge Comunitaria, le posizioni del partito di Bersani e del Pdl sono opposte. Per non tacere del pericolo di mettere in imbarazzo il Colle, chiamato a dare il via ad una legge a rischio di incostituzionalità. “I Democratici insistono per lo stralcio e, in caso contrario, sono pronti a non votare tutta la legge. Il Pdl mette per iscritto di escludere la responsabilità diretta per le toghe ma ritiene ‘indispensabile’ la citazione in giudizio, insieme allo Stato, anche del magistrato ‘quale litisconsorte necessario. Di fronte a una presa di posizione così devastante per la democrazia, che viola il sistema della divisione dei poteri e i principi costituzionali di autonomia e indipendenza della magistratura, finalizzati alla garanzia di uguaglianza dei cittadini, invochiamo con forza l’intervento del governo”. E oggi probabilmente così sarà. 

Sul piede di guerra anche l’Anm, l’associazione nazionale dei magistrati. In molti ambienti della magistratura resta alta la fiducia nel governo e nel Guardasigilli, considerata tecnico di alto livello, ma c’è attesa per la soluzione che sarà raggiunta. Più volte, in sedi istituzionali, conferenze stampa ed interviste, l’Anm ha manifestato la sua forte preoccupazione perché possa essere minata l’autonomia e l’indipendenza della magistratura che è posta a garanzia dell’uguaglianza dei cittadini. Su una questione così delicata, nella quale la maggioranza rischia la spaccatura, e per la quale già lo stesso ex Guardasigilli, Angelino Alfano, aveva sottolineato la necessità di una riforma costituzionale. Il Pd chiede lo stralcio, il Pdl sostiene che non sia necessario chiedere la responsabilità diretta del magistrato ma, nel parere depositato da Roberto Centaro (Pdl), si sostiene la necessità che le toghe siano citate in giudizio insieme allo Stato per “litis consortio necessario”. 

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