Le scosse proseguono, giorno e notte, e il numero degli sfollati aumenta. Sette mila quelli ufficiali stimati tra le province di Modena Ferrara e Bologna. La prima delle tre la più colpita con 5.500 sfollati ufficiali. Ma sono almeno il doppio, ammettono gli stessi amministratori, gli sfollati di fatto, che con la paura per la terra che continua a tremare da una settimana, si arrangiano come possono e nella loro abitazione non ci tornano. “Sono almeno 2 mila, secondo una stima per difetto, le persone che non sono più nelle loro case”, spiegano al comune di Mirandola, 25 mila abitanti, il centro più grande del modenese colpito dal sisma che domenica scorsa ha squassato la pianura. “È un numero sempre in aumento. La gente ha paura”.

Stesso discorso a Finale Emilia, 15 mila abitanti, cittadina epicentro e simbolo di questo terremoto. Fernando Ferioli, il sindaco, snocciola i dati più aggiornati. “Abbiamo 2.200 persone ospitate nelle tende ma credo che contando chi ha affittato un camper, chi si è fatto la tenda davanti a casa, chi è andato via del tutto, almeno altre 2-3 mila siano fuori casa”.

Pericolo “intrusi” nei campi. I campi per ora sembrano reggere, ma nei primi giorni, ammette lo stesso Ferrioli, si è dovuto far fronte anche al fenomeno degli “intrufolati”. Disperati, nella maggior parte dei casi, persone che nella confusione dei primi giorni hanno approfittato di un pasto, di un letto. Un letto, un piatto di minestra che magari non avevano neanche prima del sisma. “Dopo i primi giorni abbiamo ripreso la situazione in mano, sistemato diversamente queste persone e ora abbiamo tutta la scheda anagrafica dei campi”, spiega il sindaco Ferioli.

Stesso discorso anche a Mirandola. “Tra il secondo e il terzo giorno dell’emergenza abbiamo individuato una cinquantina di persone che nei nostri campi non ci sarebbero dovuti essere. 35 stranieri e 15 italiani – spiegano dal Comune – che magari avrebbero avuto diritto a un alloggio nel loro comune ma non a Mirandola. Però, con il fatto che avevano degli amici o parenti qui, o semplicemente perché qui era più organizzato e più accogliente ci hanno provato. Non avendo minori al seguito non avevano diritto a stare”.

Gli stranieri maggioranza nei campi. A San Possidonio, due passi da Mirandola, 160 ospiti da tre piccoli comuni, c’è una sola famiglia italiana. “Il terremoto colpisce le fasce più deboli della popolazione – spiega Massimo Campidoglio, capo campo del protezione civile nel piccolo comune – in questo campo vedi soprattutto famiglie bisognose e soprattutto hanno molti bambini”. Problemi? “Qualche problema a trovare la carne secondo i loro stili di macellazione,ma lo abbiamo praticamente risolto”.

Case vecchie spesso nei centri storici, i più colpiti dal sisma, nessun parente dove farsi ospitare, gli stranieri affollano in maggioranza le tendopoli emiliane. Sono il 60-70 % a Mirandola, il 55 % a Finale Emilia. Eppure, a parte le normali tensioni di chi si ritrova senza casa, il rapporto con gli italiani regge. Alcuni italiani si lamentano, le famiglie straniere del resto hanno più bambini e per questo motivo l’assistenza ha un occhio di riguardo nei loro confronti.

Le “sabbie mobili” emiliane. Intanto i geologi stanno studiando il fenomeno della liquefazione delle sabbie. Un fenomeno che ha costretto le autorità a sgomberare 250 persone a San Carlo, in provincia di Ferrara e che rischia di far sprofondare le abitazioni che si trovano sulla direttrice del vecchio alveo del fiume Reno. I tecnici stanno compiendo verifiche superficiali in tutto l’Alto Ferrarese e in particolare a Mirabello e Sant’Agostino. Verifiche che al momento non hanno portato a ulteriori ordinanze di sgombero. “La sabbia liquefatta è fuoriuscita dalle crepe di cantine e giardini di molte case; ora la sabbia è più compatta di prima ma c’è massima attenzione da parte dei geologi perché nel caso in cui dovesse verificarsi un nuovo sisma di quella intensità il fenomeno potrebbe riacutizzarsi”, spiega all’agenzia “Adn Kronos” Paride Antolini, geologo Consigliere Nazionale dei Geologi.

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