Il movimento 15M torna nelle piazze spagnole per celebrare il primo compleanno dalla primavera che ha messo in discussione la democrazia del paese. Un anno fa migliaia di cittadini si erano riversati nelle strade seguendo l’appello dell’organizzazione Democracia Real Ya, dando il via ad un dibattito senza confini sullo stato di salute del sistema democratico.

Oggi in ottanta città della Spagna i movimenti che in questi mesi hanno lavorato sul territorio su diversi fronti, tornano ad essere visibili. Ma guai ad affermare che si tratta di un ritorno: “Anche se non appaiamo fisicamente, non abbiamo mai smesso di costruire – dice Montse, del collettivo universitario di Barcellona – anzi questi 12 mesi sono serviti per preparare le nostre proposte per un cambiamento. Abbiamo fatto un lungo percorso e lo dimostreremo. Sappiamo che nella società dell’immagine per esistere occorre apparire. Come occorre essere rappresentati da un leader. Ma noi stiamo lavorando ad un progetto comune, che va oltre i parametri in cui siamo abituati a spaziare”.

In questi mesi nel panorama spagnolo le proposte si sono concretizzate in molte battaglie. Come le iniziative per la riforma della legge elettorale e quelle per migliorare le condizioni dei lavoratori. E’ stata realizzata una piattaforma per regolamentare il sistema finanziario, che prevede un tema chiave nel paese, la possibilità per un cittadino insolvente per un mutuo di annullare il proprio debito con la banca con la restituzione dell’appartamento.

Contemporaneamente con il 15M si sono aggregate le realtà già presenti sul territorio che hanno lanciato ponti verso i cittadini, come le cooperative di credito alternative, la CASX che realizza autofinanziamento di progetti rivolti al sociale.

Oppure la Red de Ayuda Mutua, del quartiere Aluche di Madrid che mette in contatto cittadini per la creazione di orti biologici e mercati di scambio di vari oggetti. Si tratta di proposte che una volte concretizzate, in Spagna hanno fatto sorgere una nuova economia alternativa e soprattutto un nuovo stile di vita. “Non siamo più indignati – sostiene Israel, informatico di Valencia – perché abbiamo dei sogni che si stanno realizzando. E questo ci permette di sognare ancora..succeda quello che succeda”.

Il riferimento di Israel è all’aria pesante che comunque si respira nel Paese. Le ultime manifestazioni, in particolare lo sciopero dello scorso 29 marzo, hanno visto pesanti interventi repressivi da parte della polizia nel corso dei disordini. Molti i feriti e 4 fermi, rimasti in carcere per oltre un mese. Il ministro dell’Interno, Jorge Fernandez Diaz ha già annunciato che le “acampadas” non saranno tollerate. A Madrid l’amministrazione locale ha concesso l’uso della Puerta del Sol solo in alcuni orari. Un’opzione che il 15M ha escluso, considerato che da oggi fino al 15 maggio il movimento ha previsto di tornare nelle piazze in mobilitazione. Anche a Barcellona non è stata data una reale autorizzazione, per questo gli organizzatori non parlano di occupazioni ma di “assemblee permanenti” in Piazza Catalunya. La 3 giorni del 15M si apre con delle manifestazioni in ogni città, con cortei che arrivano nei centri dai quartieri.

Il dibattito poi tornerà alle piazze su alcuni punti fermi: stop ai finanziamenti pubblici alle banche; istruzione e sanità pubblica di qualità; no alla precarietà nel lavoro; difesa del diritto alla casa. L’appello alla mobilitazione di questi giorni, come lo scorso 15 ottobre, è globale. Alla protesta spagnola si sono uniti altri 50 paesi coordinati da Occupy Wall Street.

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