Dopo l’arresto di Massimo Ciarelli, l’indagine sull’omicidio dell’ultrà del Pescara Domenico Rigante prosegue. Nella notte gli uomini della squadra Mobile hanno fermato quattro ragazzi  tra i 23 e i 24 anni, tutti del clan Ciarelli, cugini o nipoti di Massimo, il ventinovenne ritenuto l’assassino del tifoso ventiquattrenne. Per gli inquirenti c’era il pericolo, che dopo il delitto e dopo la manifestazione che l’altro giorno ha riempito la città abruzzese, potessero fuggire. Per loro si ipotizzano i reati di concorso in omicidio, tentato omicidio, porto abusivo di armi, violenza domiciliare e minacce. 

Nei confronti dei quattro sottoposti a fermo d’iniziativa dalla squadra mobile, diretta da Pierfrancesco Muriana, gli investigatori avrebbero raccolto gravi indizi di colpevolezza e col passare dei giorni si sarebbe fatto più forte il quadro probatorio nei confronti di Massimo Ciarelli, che ieri di fronte al gip si è avvalso nella facoltà di non rispondere ma si è professato innocente. Sembra essersi squarciato dunque il muro di silenzio che si era creato in relazione alla spedizione punitiva promossa da Ciarelli la sera del primo maggio in via Polacchi per chiudere una discussione nata la sera prima al centro storico di Pescara con il fratello di Domenico Rigante, Antonio, gemello del primo. I quattro sono stati rintracciati poco fuori Pescara e non a casa, considerato che dopo l’omicidio molti nomadi hanno lasciato le proprie abitazioni. Sono stati condotti in carcere e sono in isolamento. Potranno avere un colloquio con i rispettivi difensori quando lo disporrà  il gip. Il caso potrebbe non essere chiuso: la squadra Mobile ritiene che all’appello possano mancare una o due persone, considerato che il commando era composto da sei o sette ragazzi. I tre cugini di Massimo Ciarelli sottoposti a fermo nella notte dalla polizia sono i fratelli Luigi, Angelo e Antonio Ciarelli. Il quarto fermato è Domenico, nipote di Massimo. 

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