“Stranieri senza permessi di soggiorno,  destinati o, in alcuni casi, già chiusi nei Cie”. C’erano anche loro fra i 5.780 tesserati del Pdl di Modena, oltre a persone “iscritte ad altri partiti e 100 imprenditori edili di origine campana”. A rivelarlo è la deputata Pdl Isabella Bertolini, che due mesi fa aveva denunciato il rischio di infiltrazioni mafiose nel partito. Troppe tessere concentrate nei Comuni della provincia più esposti alla criminalità organizzata, come Castelfranco Emilia e Carpi. Così, la  Lady di ferro del Pdl – che aveva già chiesto la testa di Giovanardi in passato e che guidò i malpancisti per chiedere a Berlusconi un passo indietro quando era ancora presidente del consiglio – aveva scritto a Roma chiedendo un intervento dei vertici del partito. Detto fatto. Il 17 febbraio, il segretario Angelino Alfano ha deciso di commissariare il partito, inviando a Modena Denis Verdini a fare le dovute verifiche. Di conseguenza, il congresso è stato rinviato sine die.

Ma c’è un’altra novità. “Ad oggi abbiamo già eliminato più di 100 tessere”, fa sapere l’ex coordinatrice del partito modenese. Tra questi c’erano anche “iscritti ad altri partiti, come Fli e Forza Nuova, e stranieri senza permesso di soggiorno”. Salvo poi in serata precisare: “Non ho detto che c’erano stranieri senza permesso di soggiorno, anche perché sarebbe un reato e sarei dovuta andare in questura. Tra gli iscritti c’erano stranieri senza cittadinanza”. Insomma, cambia l’aspetto, non la sostanza. Anche se un fascicoli, sulla questione tessere del Pdl, sono aperti in almeno tre Procure.

Ma a chi appartenevano queste tessere? “Di certo non alla mia lista”, assicura la deputata. Dai primi controlli “è emerso quello che avevo detto, cioè che ci sono soggetti legati al mondo dell’edilizia, tutti di origine campana, residenti in alcuni Comuni della provincia. È su questi Comuni che ora faremo un’ulteriore verifica intestandoci le tessere”. Con questa mossa, i nodi dovrebbero venire al pettine: “Se ci sono stati tentavi di scalate esterne al partito, questo verrà fuori ed elimineremo gli iscritti”, ragiona la deputata. Qualora, invece, tutte le tessere dovessero trovare una “paternità”, sarà responsabilità di chi ha presentato l’iscritto garantirne i requisiti di rispettabilità e moralità.

La prima replica ad arrivare è quella di Enrico Aimi, ex An, che accusa la rivale di aver violato un accordo informale: “L’onorevole Bertolini ha rotto un patto di gentlemen’s agreement che prevedeva di lasciare ogni conclusione al commissario Denis Verdini- spiega Aimi al fattoquotidiano.it- per questa ragione non intendo entrare nel merito delle questioni sollevate dalla ex coordinatrice ma sottolineo un’unica cosa: sarebbe giusto che le accuse, sovente generiche, venissero esplicitate nelle competenti sedi del partito soprattutto in questa fase”.

Nessun commento ufficiale finora dai due alleati di Aimi, il finanziere Giampiero Samorì, vicino a Marcello Dell’Utri, e il senatore Carlo Giovanardi che aveva indicato venerdì come la giornata del verdetto, smentito oggi da Bertolini. Gli ambienti legati alla triplice alleanza annunciano comunque battaglia sui numeri: “Non risulta il centinaio di tessere eliminate tantomeno l’iscrizione di stranieri privi di documenti”.

Non si esprime neppure l’outsider Michele Barcaiuolo, che con la sua squadra di giovani amministratori partiva da un 10% di dote sui 5780 iscritti aventi diritto di voto al congresso: “Forse il riferimento al centinaio di tesserati comprende anche quelli eliminati nel periodo precedente l’arrivo del commissario- afferma Barcaiuolo- in ogni caso non intendo entrare in questo dibattito poiché attendo la valutazione del commissario Verdini”.

Il prossimo incontro potrebbe essere quello decisivo. I tre sfidanti, infatti, dovranno presentare a Verdini i dati raccolti sugli otto Comuni “incriminati”: Castelfranco Emilia, Nonantola, Carpi, Bomporto, Cavezzo, San Prospero e altri. Fatta quest’ultima verifica, si potrà tornare a parlare di congresso. Secondo i più ottimisti, avverrà già prima di Pasqua.

di Elena Boromeo

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