A pochi giorni dal ventennale di Tangentopoli e di Mani Pulite, che aveva dimostrato come “la legge è ugale per tutti” non era uno slogan e una repubblica dei cittadini fosse possibile, il “caso Lusi” e l’approvazione del colpo di mano leghista sulla responsabilità diretta dei magistrati confermano come i partiti in vent’anni siano ulteriormente degenerati.

In una paradossale spirale di degradazione istituzionale, una casta politica aggrappata ad un governo tecnico generato dalla sua insipienza, si è dimostrata molto “vitale” nell’ accodarsi all’exploit di un personaggio come l’onorevole Gianluca Pini per mettere definitivamente i magistrati al guinzaglio, tenendoli sotto il costante ricatto della responsabilità diretta, si badi bene, al di fuori del dolo e della colpa grave.

Con quel voto, che ha naturalmente anche aspetti “di tradimento” da parte del Pdl nei confronti del Governo e di ricomposizione dell’asse con la Lega, un’ampia maggioranza parlamentare ha voluto in primo luogo consumare la sua vendetta nei confronti della magistratura che dal 1992 è, obiettivamente, l’unico, residuo argine alle pratiche correnti ed imperanti di corruzione, malversazione, frode, illecito finanziamento.

Forse, in modo ancora più evidente e incontrovertibile, in questi giorni ci stiamo rendendo conto come la liquidazione della magistratura non sia solo una priorità di Berlusconi, che tenta quasi quotidianamente di realizzarla da plurimputato eccellente, ma l’altra faccia del cosiddetto “primato della politica”.   Certo da quando i partiti hanno dovuto consegnarsi a Mario Monti e persino Berlusconi deve far finta di sostenere il governo dei tecnici, non osano proclamare quello a cui aspirano veramente e che cercano di perseguire, con gli esiti che vediamo, da Tangentopoli in poi.

Ma nei fatti appena possono e con la copertura del voto segreto i segnali sono inequivocabili: realizzare il sogno di sempre, momentaneamente spezzato da Mani Pulite e dal vento di trasparenza e di rinnovamento del ’92, e cioè rimettere con qualsiasi mezzo la magistratura “nel recinto” e lasciarle il guinzaglio più corto possibile.  E infatti la responsabilità civile con citazione diretta per “ogni violazione manifesta del dirito” comporta l’evidente rischio di condizionamento da parte di chi ha mezzi politici ed economici per intraprendere contenziosi, e dunque mina l’autonomia e l’indipendenza, come ha ricordato anche Cosimo Ferri ex consigliere del CSM e segretario di Magistratura Indipendente, una corrente moderata di destra.  D’altronde, per rimanere ai tentativi più recenti, anche Alfano cercò di inserire la responsabilità civile nella mitica “riforma epocale” della giustizia.

Adesso l’obiettivo è a portata di mano, nonostante la contrarietà ufficiale del Governo che ha subito la sua prima sconfitta, il favore di Monti per una modifica, e gli alti lai di Bersani che ha denunciato “il tradimento del PDL”, ma è stato più silente sullo scarto tra i 264 sì e i 211 dove si annida un folto gruppo di franchi tiratori. I giochi purtroppo sembrano ormai fatti e lo scopo raggiunto: per il passaggio in Senato si parla apertamente non più di cancellare l’emendamento-trappola del prode Pini ma di un “riequilibrio” di cui si è fatta prontamente interprete la sempre molto dialogante capogruppo PD Anna Finocchiaro in concerto con il pidiellino Osvaldo Napoli.
Insomma cambiano i governi, Berlusconi sta per sua definizione “dietro le quinte”, ma i copioni da vent’anni a questa parte sono sempre gli stessi e purtroppo contrariamente a quanto poteva sembrare o si poteva timidamente sperare, per quanto riguarda la resa dei conti nei confronti della magistratura, l’aria non è cambiata.

Forse è il caso di ricordarci che per il decennale di Mani Pulite un movimento spontaneo di cittadini diede vita ad una iniziativa straordinaria a difesa dell’indipendenza della magistratura e dell’art. 3 della Costituzione al Palavobis. Per il 17 febbraio Antonio Di Pietro ha organizzato a Milano un grande incontro sull’attualità e la necessità delle “mani pulite” oggi, dopo un ventennio di leggi finalizzate a favorire la corruzione e ad ostacolare la magistratura.

Il 17 febbraio a Milano e in tutta Italia cittadini, associazioni, movimenti dovrebbero rioccupare la scena pubblica per chiedere in primo luogo di essere risarciti del furto di democrazia e di eguaglianza di cui è responsabile direttamente ed esclusivamente la casta politica trasversale sempre e comunque al potere.

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