Un anziano signore arringa i suoi deputati a Montecitorio. Prediche da santone, precetti da corso motivazionale della personalità, visioni mistiche: “Abbiate, come me, la stessa voglia di fare e di combattere forte e determinata di quando siamo scesi in campo. Andiamo avanti fino a dicembre. Da gennaio, quando le elezioni anticipate non saranno più un rischio, faremo le cose che vogliamo e ci presenteremo al Paese con straordinarie riforme e nel 2013 potremo vincere. Io ci credo ancora”. Prima di (rin)chiudersi a Palazzo Chigi per un vertice con tanta bella gente (Tremonti, Bossi, Calderoli, Romani, Brunetta, Gianni Letta ed Angelino Alfano), ha indossato il miglior abito dello statista: “Non è possibile che in uno Stato moderno il premier non possa dimissionare i ministri e che anzi questi possano ridere in faccia al presidente del Consiglio”. Più che una recriminazione, una confessione: gli ridono in faccia anche i suoi ministri. Ce n’è pure per il fu colonnello Gheddafi: non avendo più mani da sbaciucchiare, il premier se la cava con “Sic transit gloria mundi, ora la guerra è finita”.

Sempre in tema di tenerezze e affettuosità, si passa agli eleganti intrattenimenti chez Silvio: “A casa mia mai niente di meno che lecito”. Eppure (poteva mancare l’ossessione omofobica?) “mi hanno accusato di tutto, a parte di essere gay…”. E poi una fantasiosa metafora bellico-ippica: “Mi hanno colpito giudiziariamente, fisicamente e patrimonialmente. Ma se i pm non mi hanno abbattuto, non mi abbattono più”. Ma il miglior piazzista di tutti i tempi fa anche un mea culpa: “Anch’io ho mancato nel comunicare. Quindi, per rinsaldare il dialogo con i cittadini, voilà la ricetta: inviare depliant informativi a tutte le famiglie italiane. Milioni di cittadini già implorano pietà: no, il depliant no. Però non basta, cari deputati. Qui bisogna far qualcosa per le performance televisive: “Nei dibattiti non date mai del tu agli avversari, usate il contraddittorio anche con il linguaggio del corpo. La Ravetto è stata bravissima l’altra sera da Paragone all’Ultima Parola, ma non scuoteva abbastanza la testa quando parlava l’opposizione, prestava troppo attenzione”. Non abbiate paura di rovinarvi l’acconciatura, disapprovate visibilmente: l’elettore capirà il sacrificio.

E infine un impegno: “Alcune trasmissioni tv sono allucinanti, stiamo lavorando per cambiare il panorama dell’attuale televisione”. Come se ci fosse qualcosa dopo la spazzatura. Riferisce l’Ansa che i suoi da tempo non lo vedevano così “tonico” e “spumeggiante” e “ottimista”: dall’aria “vagamente socialista”, come quello che in una vecchia canzone cantata da Venditti “ha uno sguardo serio e corrucciato quando parla a lungo dello Stato ma poi s’illumina d’immenso quando viene l’ora del pranzo”. La domanda è: perché temono tanto le intercettazioni, quando sono così irresistibili in pubblico?

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