Loris Cereda, ex sindaco di Buccinasco

Articolo modificato il 13 ottobre 2011 alle ore 21,42: il progetto di Buccinasco più in via Guido Rossa prende avvio sotto la giunta Lanati di centrodestra e non come scritto da noi sotto quella di centrosinistra che lo riceve in eredità. Si ringrazia per questo il signor David Arboit del Pd di Buccinasco che rivela l’errore in un misurato e distaccato commento sul sito del Pd locale. Dopodiché, però, il PII pensato dalla giunta Lanati viene abordito. Per rinascere sotto l’amministrazione di centrosinistra il 18 giugno 2003 con prot. gen. n. 11563. Questo Piano integrato d’intervento sostituisce in modo integrale il precedente presentato il 4 gennaio 2002con prot. gen. n. 21653.(Commissario Prefettizio, arrivato dopo lo scioglimento del comune allora governato dal centrodestra). Il PPI Guido Rossa è stato definitivamente approvato con delibera di Consiglio Comunale n. 16 dell’11 maggio 2004 (ammninistrazione centrosinistra). Infine, la convenzione per l’attuazione del piano è stata sottoscritta il 6 luglio 2004 e registrata il 13 luglio presso l’Agenzia delle Entrate sempre durante l’amministrazione del centrosinistra. Questo solo per dovere di cronaca.

Dalla corruzione creativa ai rifiuti. Dai favori barattati con giri in Ferrari o in Bentley alla gestione di una discarica abusiva. Per Loris Cereda, ex sindaco di Buccinasco (paese a sud di Milano), i guai non finiscono. Anzi raddoppiano. E così, dopo che il 5 ottobre scorso il sostituto procuratore Maurizio Romanelli ne ha chiesto il rinvio a giudizio per tangenti, ora si apre una nuova partita giudiziaria che ruota attorno a un grave reato ambientale. Un brutto affare che l’ex primo cittadino condivide con altre cinque persone tutte raggiunte dall’avviso di chiusura indagine firmato dal pm Paola Pirotta. Tra questi spicca il nome di Mario Pecchia, storico ras dell’edilizia alla milanese e quello di Renato Pintus, ex funzionario della Federazione provinciale Pci/Pds che nei primi anni Novanta fu coinvolto in un giro di mazzette nel Comune di Pieve Emanuele pagate dal Gruppo Edilnord di Paolo Berlusconi.

Impresa e politica. Vecchi e nuovi protagonisti. Sul piatto oggi però non ci sono gli affari del Cavaliere, ma la maxi speculazione edilizia di “Buccinasco più” in via Guido Rossa sulla quale, secondo il tribunale, ha fatto affari anche la ‘ndrangheta. E se le cosche, per adesso, restano sullo sfondo, a inquietare è il capo d’imputazione che pesa su Cereda, Pintus e Pecchia accusati dal pm Pirotta “di aver realizzato e gestito illecitamente e senza autorizzazione una discarica di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi”. E averlo fatto “attraverso ripetute operazioni di riempimento con innalzamento del piano campagna da tre a cinque metri”. Secondo l’accusa sono stati movimentati “circa 150.000 metri cubi di rifiuti”. Insomma, monnezza “di dubbia provenienza” costituita “da residui di demolizioni civili e industriali” il tutto “mischiato con terra di scavo”. Di più: i rilevamenti effettuati dall’Arpa hanno individuato anche presenza di amianto, idrocarburi e piombo. Il tutto in concentrazioni superiori “ai limiti consentiti per l’uso residenziale”. Risultato: la modifica permanente di oltre 50mila metri quadrati dell’area di via Guido Rossa destinata a verde pubblico. Il guaio giudiziario riguarda anche la Finman, storica società della famiglia Pecchia con sede legale a due passi da piazza Duomo. Alla spa viene contestato il fatto di “aver consentito al Comune” di riprendersi l’area senza che la stessa società abbia rimosso i rifiuti presenti e lasciando che l’attività di forestazione semplicemente “rullasse” la spazzatura sul posto in questo modo inquinando il terreno.

Della partita è anche l’ingegnere Eugenio Ceroni. Nell’agosto 2007 (a maggio Cereda viene eletto sindaco) il tecnico viene nominato collaudatore proprio per le opere di urbanizzazione di via Guido Rossa. Il neo sindaco, va detto, segue semplicemente una disposizione siglata dalle amministrazioni precedenti e che rientra nel Piano integrato d’intervento. Ceroni dunque è un pubblico ufficiale e con tale carica insieme a Pecchia e Pintus falsifica (in parte) il collaudo delle operazioni di urbanizzazione “primarie e secondarie”. Obiettivo: “Ottenere un vantaggio patrimoniale della Finman” quantificato in oltre 600mila euro. Vantaggio che però non si verificherà perché il 27 settembre 2010 la polizia Provinciale su mandato della procura sequestra l’intera zona. Ne emerge una discarica nascosta sotto un enorme complesso residenziale in buona parte abitato. Dalla verifica saltano fuori “plinti di cemento, mattoni refrattari, tubi in gress, scorie vetrificate, residui secchi di coloranti industriali”. E’ gomorra alla milanese. Con le cosche che guadagnano dietro il paravento d’imprese lombarde e i cittadini che acquistano appartamenti costruiti sopra una vera bomba biologica.

Questi i fatti che coinvolgono l’ex giunta di centrodestra, ma non solo. L’intera speculazione di via Guido Rossa, infatti, partita sotto una precedente amministrazione di centrodestra, prosegue sotto quella di centrosinistra e coinvolge un’area molto vasta. Ai nastri di partenza ci sono diversi operatori. A fare la parte del leone c’è la Finman di Pecchia e figli. Il regista, resta però Mario Pecchia, classe ‘ 37, origini calabresi, ma carriera tutta lombarda. Uomo delle Acli, in passato il suo nome viene citato anche da un pentito di ‘ndrangheta e collegato alla potente cosca Papalia. Si tratta di Saverio Morabito le cui dichiarazioni faranno luce su oltre dieci anni di storia di mafia in riva al Naviglio. Racconta l’ex manager dei clan: “I Papalia lì si appoggiavano a un certo Pecchia, che è stato assessore o consigliere comunale per circa vent’anni. I rapporti erano poco puliti: combinavano in modo di ottenere appalti coinvolgendo Pecchia o chi per lui”. Pecchia, va detto, non verrà mai indagato per queste dichiarazioni. Eppure, sfortuna vuole, che il suo nome (anche qua non oggetto di indagine penale) venga più volte citato nell’inchiesta Cerberus che nel 2008 racconterà il monopolio mafioso sul movimento terra in Lombardia. Referenti sempre i Papalia e i Barbaro di Buccinasco. Solo allora si scoprirà che i camion e le ruspe della ‘ndrangheta nei cantieri di via Guido Rossa da anni vanno a gonfie vela. Il tutto con il presunto boss Salvatore Barbaro a dirigere il traffico dei bilici intestati a società legate a presunti affiliati. E Pecchia? Resta in mezzo. Per lui nessun avviso di garanzia. E però una consapevolezza della presenza mafiosa che emerge dalle intercettazioni. Come lui più volte gli investigatori ascoltano il nome di Renato Pintus (non indagato in Cerberus) consulente dei Pecchia e interfaccia dell’amministrazione pubblica. Di lui si sono perse le tracce dalla prima metà degli anni Novanta, quando, da referente del Pci/Pds, si trova coinvolto in un giro di mazzette. E’ il 1995. Il 18 febbraio viene condannato con pena sospesa. Sedici anni dopo lo ritroviamo indagato. Al centro sempre il mattone.

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