A Milano, negli ultimi anni, c’è stato “un solo caso di fuga di notizie” su “una telefonata ancora in fase di segreto delle indagini”. Il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati si toglie un sassolino dalla scarpa rispetto a un’accusa che i politici di centrodestra  spesso rivolgono alle toghe del capoluogo lombardo. Perché quell’unico caso, rimarca Bruti Liberati, è “la pubblicazione sul quotidiano ‘Il Giornale’ della conversazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte“, quella in cui l’allora segretario dei Ds si complimentava con il presidente di Unipol: “Abbiamo una banca?”.

Una telefonata pubblicata dal giornale di proprietà della famiglia Berlusconi, nell’evidente interesse politico del centrodestra stesso. Perché quella conversazione – a differenza di tutte quelle finite negli ultimi anni sui giornali suscitandole reazioni scandalizzate dei Cicchitto e dei Capezzone – non era neppure depositata agli atti, era ignota agli interessati, non era stata neppure trascritta per i magistrati e stava in un cd della Guardia di Finanza, dove sarebbe dovuta restare.

Non pago, Bruti Liberati ha voluto sottolineare che, di quell’unica fuga, la Procura ha individuato i respoonsabili e il caso si è chiuso “con patteggiamento della pena per gli imputati Raffaelli e Petessi”, mentre “l’imputato Favata è stato condannato in giudizio abbreviato, e l’imputato Paolo Berlusconi è stato rinviato a giudizio”. In più la richiesta di archiviazione nei confronti di Silvio Berlusconi “non è stata accolta, allo stato, dal giudice che ha fissato l’udienza in camera di consiglio”. (Qui la ricostruzione della vicenda giudiziaria)

Bruti Liberati ha ricordato questa storia  presentando alla stampa il rapporto sull’attività della Procura della Repubblica di Milano dal luglio 2010 al giugno 2011. Sempre a proposito di telefonate, il procuratore ha affermato che nell’ultimo anno quelle disposte dal suo ufficio sono calate del 33 per cento, passando da 13.654 (di cui 307 ambientali) a 9.249 (di cui 391 ambientali) nel 2010-2011. Con conseguente riduzione della spesa.

A proposito di risorse, però, la Procura piange un buco di forza lavoro pari a un terzo della pianta organica, con appena 253 unità di personale amministrativo in servizio. La colpa è del blocco e delle assunzioni e dell’organizzazione del sistema giudiziario, ormai “vecchia, perché tarata su un periodo storico in cui il servizio giustizia doveva essere diffuso sul territorio a causa delle difficoltà nei trasporti”. E’ il tema della possibile chiusura dei tribunali presenti in piccoli centri di provincia, affrontato (con cautela) anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo recente intervento sulla riforma della giustizia.

Il procuratore è entrato anche nell’attualità. Il “processo lungo”? “Ci porremo il problema quando sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Prima no”. Il caso Ruby? “Abbastanza ordinario, non ha creato particolari problemi”. Quindi non è citato nella relazione di 58 pagine confezionata da Bruti Liberati, a differenza degli altri processi milanesi che coinvolgono il premier – Mills, Mediaset, Mediatrade – “rilevanti per il rischio prescrizione”.

Sul fronte dei reati perseguiti, è allarmante “il costante aumento della criminalità economica”, mentre la crisi fa raddoppiare i reati di bancarotta. I procedimenti in questo campo sono aumentati in un anno del 35%, con punte superiori al 400% per alcuni reati fiscali. Per i reati fallimentari l’incremento è stato vicino all’80%”. Aumenta in parallelo l’evasione, “sia perché la disciplina dei reati fiscali si è dimostrata del tutto inadeguata a contrastarla”, rimarca il procuratore, “sia perché il grave ritardo (in media dai cinque ai sei anni) con il quale l’Agenzia delle Entrate trasmette le notizie di reato ha sostanzialmente ‘depenalizzato’ tutti questi reati a causa della prescrizione”.

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