Hanno la faccia allegra e stanca sotto cappellini di stoffa. Magliette a mezzemaniche, sudate, semicoperte da tute impermeabili. Volti di lavoratori incorniciati in tessuti bianchi, ritratti su uno sfondo di candide maioliche.

Sono i soci della cooperativa “Le Terre di don Peppe Diana” che mostrano orgogliosi la prima confezione delle “mozzarelle della legalità. Un busta trasparente contenete cinque sfere bianche dall’impareggiabile sapore. Sul fronte campeggia il simbolo di “Libera Terra” l’associazione che ha messo in rete le imprese sociali che riutilizzano i beni confiscati ai mafiosi.

A Castel Volturno, provincia di Caserta, uno dei casolari appartenuto ai “bufalari” del clan dei Casalesi è oggi sede di un’impresa sociale per la produzione del tipico formaggio fresco campano. Ad ogni morso sgorgano rivoli di latte genuino il cui sapore è arricchito da un inconfondibile gusto di libertà e giustizia.

La cooperativa sociale di tipo B, con l’inserimento lavorativo di persone in condizioni di svantaggio sociale, oltre alla produzione della mozzarella si dedicherà alla realizzazione di un “caseificio didattico” per promuovere la tradizione e i mestieri legati alla filiera del latte in chiave di sostenibilità ambientale.

La mozzarella è stata lavorata e confezionata con tecnologie produttive innovative e fonti di energia rinnovabili, sole e biogas. Inoltre, all’interno del circuito del “caseificio didattico” saranno promossi tour scolastici di turismo responsabile ed eventi mirati all’apprendistato artigianale delle attività legate alla produzione della mozzarella di bufala.

La foto della prima confezione della “mozzarella della legalità” è apparsa quasi in contemporanea all’arresto di Mario Caterino, condannato all’ergastolo nel processo Spartacus e latitante dal 2005, catturato dalla squadra mobile proprio mentre si recava a pranzo. Molto probabilmente i poliziotti gli avranno impedito di mangiare, perciò per non fare torto a nessuno gli offriamo, sebbene criminale, una bella mozzarella… della legalità.

di Marcello Ravveduto
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