A Tradate, provincia di Varese, nel cuore pulsante del feudo leghista, l’Unità d’Italia si celebra anche con una marcia pacifica su via Padania, una strada che si trova all’incrocio con piazza Gianfranco Miglio.

Già, perché nella terra dei Lumbard può capitare anche di imbattersi in toponimi fantasiosi, come via Padania, appunto. E sul cartello stradale c’è anche la specifica: “Area geografica dell’Italia settentrionale”. Dagli albori del movimento fino a Oscar Lancini, sindaco di Adro, di fantasia gli amministratori del Carroccio hanno dimostrato di averne da vendere, senza tuttavia saperla sempre spendere nel migliore dei modi. All’inizio erano solo scritte a caratteri cubitali tracciate di notte sui muri della provincia lombarda. Con le prime amministrazioni locali leghiste sono arrivati i cartelli in dialetto (o in lingua locale) e, ammainati i simboli nazionali, sugli edifici pubblici sono state issate bandiere legate alla storia del territorio. Negli anni, poi, su rotonde, ponti, scuole e palazzi comunali è stato tutto un fiorire di soli delle alpi. E non è finita qui. La lunga epopea del simbolismo leghista ha conosciuto anche una ricca stagione toponomastica. Gli stradari comunali si sono riempiti di piazze e vie dai nomi più o meno autorevoli. Si va da quelli storici, come “Lega Lombarda” a nomi più strettamente legati alle vicende del partito di Bossi, come “Gianfranco Miglio”. Ma via Padania va addirittura oltre. E arriva nella città amministrata da Stefano Candiani, coordinatore provinciale e protagonista della battaglia per il bonus bebé negato ai figli di immigrati.

Proprio il 17 marzo, una trentina di giovani democratici manifesteranno con il tricolore in quella via. “La nostra azione – spiegano i giovani democratici – è volta a comunicare, nel giorno del centocinquantesimo dell’Unità del nostro Paese, la nostra idea d’Italia, una e unita. Riempire via Padania con i tricolori italiani vuole essere un’azione simbolica per trasmettere un totale distacco dall’idea di “Padania” promossa dalla Lega Nord. Vogliamo trasmettere l’invalidità della definizione di “Padania” come “area geografica del nord Italia”, poiché non esiste in alcun libro di geografia tale definizione”. Secondo i giovani del Pd il termine non è altro che “lo slogan di un partito che si è fatto portavoce di una politica dichiaratamente secessionista, culminata con la proclamazione nel 1996 della “Dichiarazione di indipendenza della Padania”. La Padania è dunque una entità politico-amministrativa del tutto fittizia. La nostra iniziativa non è fine a sé stessa e continuerà attraverso azioni istituzionali, per accertare l’effettiva validità della denominazione della via, con lo scopo di regalare al nostro Paese il rispetto e la dignità che si merita”.

Insomma, i giovani democratici vogliono arrivare a far cambiare il nome di via Padania con un nome geograficamente valido, come Val Padana o Pianura Padana, liberando quella strada dal vincolo a doppio mandato con la Lega Nord. Intanto, domani, arriveranno in via Padania con un tricolore di 5 metri, più altre bandiere. E agghinderanno simbolicamente la strada: un lembo d’asfalto a fondo cieco in un’area residenziale di recentissima costruzione, dove vivono principalmente giovani coppie, che fino ad ora non hanno dato peso con proteste pubbliche o azioni legali al nome della loro via. L’amministrazione comunale si difende e contrattacca. Il vicesindaco di Tradate Vito Pipolo, che leghista non è, visto che è in quota Pdl, dice che i giovani del Pd cercano visibilità strumentalizzando l’Unità d’Italia.

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