E’ in procinto di costituirsi alla polizia l’aggressore di Cristiano, il giovane che è stato aggredito e colpito in piena faccia con un casco da moto durante le proteste di piazza a Roma martedì 14 dicembre.

Si inizia così a far luce sul mistero che accompagna l’inspiegabile gesto ai danni del quindicenne che da cinque giorni è in ospedale con un grave bollettino medico: frattura del setto nasale, della mandibola oltre a un grave trauma cranico con ematoma all’interno del cervello.

L’aggressore è un universitario trentenne di Roma e, a quanto risulta al fattoquotidiano.it, nella giornata di ieri ha maturato la decisione di consegnarsi alle autorità. Sempre questo pomeriggio, l’assemblea degli studenti delle scuole in agitazione di Roma e quella degli universitari della Sapienza in un comunicato hanno giudicato il gesto “ingiustificabile, gravissimo ed estraneo alle pratiche condivise dal movimento studentesco ma soprattutto un atto che suscita rabbia, disgusto ed indignazione”. I giovani hanno espresso la loro solidarietà a Cristiano e hanno ribadito il loro rifiuto di “ogni tentativo di strumentalizzare questo episodio per creare divisioni interne al movimento”.

Insomma, l’aggressore è uno studente. E martedì scorso era in piazza assieme ad altre centinaia di migliaia di persone a manifestare contro il ddl Gelmini e contro la fiducia al governo Berlusconi. Quello che tutt’ora rimane da capire è il motivo che lo ha spinto ad aggredire così violentemente un suo compagno di manifestazione.

La dinamica dei fatti, oltre che il volto dell’aggressore e dei suoi due compagni di lotta, sono documentati da un filmato realizzato da Youreporter che è stato acquisito dalla Procura di Roma. Sono le 12.30 del 14 dicembre e il corteo sta sfilando per le vie della città. Si vedono chiaramente tre ragazzi che cercano di fermare l’assalto dei manifestanti a un blindato dei carabinieri posizionato fra via delle Botteghe Oscure e piazza Venezia. Quando Cristiano appare nell’inquadratura lo si vede raccogliere da terra un oggetto e lanciarlo verso il cordone di polizia. Passano pochi secondi e, dopo un breve conciliabolo, uno dei tre ragazzi a guardia dei blindati dei militari, si stacca dal gruppo e parte all’assalto dello studente colpendolo in pieno volto con un casco integrale. La vittima sviene e cade a terra. L’aggressore si allontana uscendo dall’inquadratura e un altro dei tre si avvicina a Cristiano. In un primo momento pare voglia soccorrerlo. Non sarà così. Perché, una volta a ridosso del giovane si copre il volto con una sciarpa e alza il braccio, in un modo che a molti è sembrato simile a un saluto romano. Quindi si allontana. La vittima resta a terra con il naso fratturato e un trauma cranico con conseguente ematoma all’interno del cervello.

Il giovane è ricoverato al reparto di chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale San Giovanni, e sarà operato lunedì. I sanitari escludono che sia in pericolo di vita, malgrado le condizioni siano serie. “Nella sfortuna – spiegano – al ragazzo è andata bene. Una botta simile, ricevuta a freddo e senza che se la aspettasse, poteva costargli la vita, mentre se la caverà con qualche settimana di prognosi”.

Raggiunto ieri in ospedale da ilfattoquotidiano.it, il ragazzo ha spiegato che cosa abbia tirato alle forze dell’ordine: un frutto, perché assieme ai suoi compagni di scuola aveva deciso di mandare un segnale ironico a un “governo oramai alla frutta”.

Come spiegano i genitori, che hanno aperto una pagina Facebook con la foto dell’aggressore, Cristiano dell’episodio non ricorda quasi niente: solo di essere caduto a terra, di esser stato soccorso da alcuni studenti di medicina che erano vicino a lui e quindi trasportato in ambulanza verso l’ospedale più vicino. Dentro l’ambulanza, assieme al giovane, c’era un altro ferito: uno studente di Pisa colpito da un candelotto di gas lacrimogeno in un occhio. Ma di lui, per ora, non si hanno notizie. Il padre di Cristiano ha annunciato che lunedì formalizzerà una denuncia: “Ma mi auguro che la pratica venga aperta d’ufficio, vista la gravità del fatto e il risalto mediatico che ha avuto”.

Gli interrogativi rimangono. Dai filmati si vede chiaramente il volto di tutti e tre i ragazzi. Eppure se non fosse stato per la tenacia dei genitori nel cercare la persona che ha colpito il loro ragazzo, questa storia forse non sarebbe stata mai raccontata. E poi la difesa del blindato dagli altri manifestanti, l’aggressione e, infine, il presunto saluto romano. In alcune informative di polizia è emerso che a partecipare ai disordini di martedì scorso c’erano anche esponenti delle tifoserie ultras. Anche se ora, appunto, si apprende che l’autore di quel gesto sconsiderato era uno dei manifestanti e non un provocatore infiltrato.

di redazione online (ha collaborato Valeria Brigida)

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