Giustizia

Ddl Anticorruzione, via la legge “ad cognatum”. Bonafede dice no a Casson e Finocchiaro: torneranno in magistratura

Ddl Anticorruzione - L’appropriazione indebita sarà perseguibile d’ufficio solo in futuro: i Conticini salvi grazie a Gentiloni. Stop a Finocchiaro e Casson

2 Settembre 2018

Il disegno di legge Anticorruzione su cui lui e il Movimento puntano forte è ormai pronto. E nel testo, che in settimana arriverà in Consiglio dei ministri, il Guardasigilli a 5Stelle ha inserito anche una nuova norma che vale come un segnale, politico e simbolico. Ossia il ripristino della procedibilità d’ufficio per il reato di appropriazione indebita, cancellata al suo ultimo respiro dal governo Gentiloni. Ma nell’attesa il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha già detto due no, indiretti ma rumorosi, a due ex esponenti del Pd, Anna Finocchiaro e Felice Casson (poi passato ad Articolo Uno). Con l’ex capogruppo dem che non potrà lavorare al ministero, ma dovrà accettare una sede dove tornare a fare il magistrato. Mentre Casson non otterrà il posto di magistrato di collegamento a Parigi.

Così ha deciso il dimaiano Bonafede, uno dei maggiorenti del M5S, in questi giorni concentrato sugli ultimi ritocchi al ddl Anticorruzione. Nel quale ci sarà anche la procedibilità d’ufficio per l’appropriazione indebita (quasi) abolita dal governo Gentiloni, con un decreto legislativo deliberato dal Consiglio dei ministri il 21 marzo, due giorni prima che si insediasse il nuovo Parlamento, e poi varato il 10 aprile.

E fu un’ottima notizia per i due fratelli del cognato di Matteo Renzi, Andrea Conticini, indagati proprio per quel reato con l’accusa di aver destinato a conti bancari a loro riconducibili soldi ricevuti ufficialmente per fare beneficenza ai bambini africani. E secondo la Procura di Firenze si parla di tanto denaro, circa 6,6 milioni di dollari. Ma a oggi Luca e Alessandro Conticini non sono perseguibili, senza la querela delle associazioni che versarono il denaro alla loro società, la Play Therapy Africa. Perché il precedente governo guidato dal renziano Gentiloni ha reso il reato procedibile solo su querela di parte, tranne che per pochi casi. E così la Procura toscana ha scritto all’Unicef e ad altre associazioni umanitarie statunitensi e australiane, chiedendo loro di denunciare i Conticini. L’unica via per contestare ai due quel crimine che commette “chiunque che per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso”. Un’accusa che si associa a quella di riciclaggio, per cui è indagato anche il cognato dell’ex premier, Andrea. Dal governo gialloverde, ovviamente, hanno seguito la vicenda. E l’ha seguita anche Bonafede, che ha deciso di intervenire. Così riecco la procedibilità d’ufficio, che non varrà per i Conticini (si applica sempre la norma più favorevole all’indagato). Ma il segnale arriverà ugualmente, con una nuova formulazione dell’articolo 649 bis del codice penale: “Si procede d’ufficio qualora ricorrano circostanze aggravanti a effetto speciale, ovvero se la persona offesa è incapace per età o per infermità o se il danno arrecato alla persona offesa è di rilevante gravità”.

Un’innovazione necessaria anche per combattere la corruzione, sostengono i tecnici del ministero nella relazione sulla norma. Perché “sebbene non si tratti di un delitto contro la Pubblica amministrazione, il reato di appropriazione indebita è strumento che consente comunemente (come il reato di falso in bilancio o i reati tributari) di formare provviste illecite utilizzabili per il pagamento del prezzo della corruzione”. Ma non solo. C’è anche l’esigenza, scrivono sempre i tecnici, di “prevenire censure di incostituzionalità, prospettabili sotto il profilo dell’eccesso di delega, delle norme introdotte in materia con il decreto legislativo 36 del 10 aprile 2018”. Ossia quello voluto da Gentiloni.

Ma in questi giorni, il Guardasigilli ha fatto anche altre scelte, pesanti. Perché Bonafede ha scritto al Csm, spiegando che non intende utilizzare a Via Arenula l’ex ministra Finocchiaro, magistrato in aspettativa. Era stato il precedente ministro della Giustizia Andrea Orlando, il 18 aprile scorso, a chiedere al Csm di destinarla al Dipartimento per gli Affari di giustizia con funzioni amministrative, e l’ente di autogoverno dei giudici aveva approvato la richiesta. Però ora è arrivato il muro del nuovo ministro. E il Csm dovrò trovare una sede dove Finocchiaro torni a fare il magistrato. Ma Bonafede ha respinto anche un’altra richiesta arrivatagli direttamente da Orlando, ossia quella di nominare l’ex senatore e pm, Felice Casson, come magistrato di collegamento a Parigi. In via Arenula si dicono convinti che non serva coprire quel ruolo. E hanno calato un altro no.

Un muro che vale anche come risposta alla decisione di Orlando di nominare in aprile alla direzione degli Affari penali Donatella Donati, già capo segretaria del suo sottosegretario Gennaro Migliore. Nel ruolo che fu di Giovanni Falcone, Bonafede avrebbe voluto il procuratore di Palermo Nino Di Matteo. Ma la nomina di Donati con contratto triennale, a elezioni già avvenute, ha cancellato i suoi piani. E a distanza di mesi, il ministro a 5Stelle ha presentato il conto.

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