LA GIORNATA – L’offensiva di Hamas, poi la rappresaglia. Centinaia i morti
Migliaia di razzi che si abbattono su Israele da Gaza, poi la rappresaglia del governo ebraico. Al termine della giornata iniziata con la massiccia offensiva di Hamas (denominata “alluvione Al-Aqsa”) si contano centinaia di vittime: oltre duecento israeliani, 232 i palestinesi (secondo i numeri forniti dai rispettivi ministeri della Sanità). I feriti sono migliaia da entrambe le parti. In mattinata il premier di Tel Aviv Benjamin Netanyahu chiama i cittadini alle armi: “Siamo in guerra e la vinceremo, il nemico pagherà un prezzo che non ha mai dovuto pagare” (video). Subito dopo scatta l’operazione “Spade di ferro”: decine di caccia attaccano la Striscia, a cui, a sera, viene tagliata anche la fornitura di elettricità. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha dichiarato su tutto il territorio nazionale lo stato d’emergenza, che prevede ampi poteri attribuiti alle forze di polizia. A Netanyahu è arrivata anche un’offerta politica da parte del leader dell’opposizione, Yair Lapid, che ha proposto di formare un governo d’emergenza.
Da parte sua Hamas ha rapito varie decine di ostaggi, sia civili che militari, tenuti prigionieri a Gaza e in alcuni kibbutz di confine: l’obiettivo è scambiarli con reclusi palestinesi di alto livello. “Abbiamo iniziato una battaglia a tutto campo”, annuncia ad al-Jazeera il numero due del gruppo Saleh al-Arouri, dicendosi pronto anche a un’invasione di terra. A metà pomeriggio, secondo l’esercito israeliano, si combatteva ancora in 22 località. A un certo punto della giornata i media hanno diffuso la voce secondo cui miliziani di Hezbollah stavano tentando di entrare dal confine libanese, circostanza negata dall’organizzazione sciita. L’Occidente si schiera compatto a difesa dello Stato ebraico: “In questo momento di tragedia voglio dire ad Hamas e a tutti gli altri terroristi che gli Stati Uniti sono con Israele”, ha detto in serata il presidente Usa Joe Biden. Con la Palestina, invece, Siria, Iran e Iraq, mentre l’Egitto annuncia di essere impegnato in “contatti a ogni livello per porre fine all’escalation”.

