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Il Fatto di domani. Bollette luce a gas, dopo i rincari la beffa del governo: lo sconto vale solo 3 mesi. Grecia, un milione di persone in piazza, scontri e molotv: proteste per l’inerzia del governo sulla tragedia ferroviaria che imbarazza anche l’Italia

Il Fatto di domani. Bollette luce a gas, dopo i rincari la beffa del governo: lo sconto vale solo 3 mesi. Grecia, un milione di persone in piazza, scontri e molotv: proteste per l’inerzia del governo sulla tragedia ferroviaria che imbarazza anche l’Italia
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BOLLETTE SALATE, L’AIUTO DEL GOVERNO È UNA BEFFA: LO SCONTO VALE SOLO TRE MESI. Dopo annunci, promesse e rinvii, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto contro il caro-bollette di luce a gas, per sostenere i fragili e i redditi bassi. E’ stato confermato l’allargamento della platea che beneficerà del bonus sociale, con l’innalzamento dell’Isee a 25 mila euro. Secondo il ministro Gilberto Pichetto Fratin, 8 milioni di famiglie riuceveranno il sostegno. Meloni ha annunciato trionfale un taglio di circa 200 euro al costo delle bollette. Peccato che valga solo per tre mesi, scatenando l’ira di associazioni consumatori e opposizioni. Marco Vignola, vicepresidente dell’Unione Nazionale Consumatori, evoca la “beffa” per “il limite di 3 mesi, a non dire presa in giro. La misura per essere efficace andava adottata in modo strutturale”. Il ministro Giorgetti ha giustificata il provvedimento “a tempo” con l’auspicio che il prezzo del gas torni a livelli ragionevoli. La misura prevede anche il rinvio di 2 anni – quindi alla primavera 2029 – del passaggio al mercato libero per i clienti e le micro imprese vulnerabili. Il bonus costerà all’erario 3 miliardi di euro: 1,6 miliardi di euro per le famiglie e 1,4 miliardi per le imprese. I rincari non sono solo in bolletta: l’inflazione a febbraio è salita dell’1,7%. Il Codacons ha fatto i conti: un aggravio di spesa pari in media a 761 euro per un nucleo famigliare con due figli. Sul fatto di domani vi racconteremo la corsa dei prezzi e gli effetti sulle famiglie.


TOGHE VS GOVERNO SULLA SEPARAZOINE DELLE CARRIERE: L’ANM AFFILA LE ARMI IN VISTA DELL’INCONTRO A PALAZZO CHIGI DEL 5 MARZO. Dopo lo sciopero dei magistrati con l’adesione dell’80% delle toghe, l’Anm si preparara all’incontro del 5 marzo con Giorgia Meloni, per confrontarsi sulla separazione delle carriere tra giudice e pubblico ministero. “Spiegheremo le ragioni specifiche per cui contrastiamo la riforma punto per punto; su sorteggio, separazione carriere, Alta corte”, ha detto, ad ‘Agorà’ su Rai3, il presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati (Anm) Cesare Parodi. Ieri la premier si è seduta attorno a un tavolo con i sui vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Giorgia preferirebbe dialogare con le toghe, dopo le accuse legate al caso Al Masri-Lo Voi, anche per evitare scontri con il Colle. I due vicepremier invece vogliono accelerare sulla separazione delle carriere evitando ogni modifica. Alla fine, il governo ha trovato la quadra: avanti sulla riforma costituzionale; ai magistrati, al massimo, si possono concedere piccole modifiche sul sorteggio temperato dei componenti del Csm o sulle cosiddette “quote rosa”. Le fondamenta invece non si discutono: due Csm, Alta Corte e separazione delle carriere. La svolta, generalmente sostenuta dagli organismi di rappresentanza dell’avvocatura (in primis l’Unione delle Camere penali), non convince neppure legali di prestigio ed esperienza come Franco Coppi, Guido Alpa e Giuseppe Iannaccone. In ogni caso, lo sciopero delle toghe al Tg1 non si è visto: niente immagini o dati sulle adesioni. Hanno protestato anche l’Usigrai e il comitato di redazione della testata diretta da Gianmarco Chiocci: “Notizie parziali, non è servizio pubblico”. Sul Fatto di domani, torneremo sulle proteste dei magistrati e le conseguenze della separazione delle carriere.


GRECIA, UN MILIONE DI PERSONE IN PIAZZA DUE ANNI DOPO LA STRAGE DEL TRENO: SCONTRI E MOLOTOV DAVANTI AL PARLAMENTO. ECCO PERCHE L’ITALIA È IN IMBARAZZO. La Grecia paralizzata dallo sciopero generale e dai duri scontri in piazza. Anche i palazzi del potere sono stati al centro delle proteste: davanti al parlamento di Atene si sono radunate centinaia di migliaia di persone, bloccando piazza Syntagma e i vialoni limitrofi. Frange di manifestanti hanno tentato l’assalto all’edificio simbolo della democrazia, sfondando le protezioni e attaccando i poliziotti schierati a protezione con il lancio di molotov. Il quotidiano Khatimerini ha documentato il caos anche in piazza Omonia e nel quartiere di Exarchia, con una vera e propria guerriglia urbana. Le proteste di oggi hanno lasciato una scia di almeno 40 feriti e 120 arresti. Il motivo della protesta è l’inerzia dello Stato dopo il disastro ferroviario di Tebi che nel 2023 provocò la morte di 57 persone: a due anni di distanza, non è ancora stato avviato un procedimento penale. Ora il governo è sotto accusa e i manifestanti chiedono giustizia e verità sull’accaduto: la tragedia avvenne in in Tessaglia la notte tra il 28 febbraio e l’1 marzo del 2023, a causa dello scontro tra un treno passeggeri e un convoglio merci. I convogli erano gestiti da operatori italiani: le ferrovie greche sono gestite da Hellenic Train, una consociata di Ferrovie dello Stato. L’incontro tra Mitsotakis e Giorgia Meloni, previsto per il 19 febbraio, in cui era in agenda anche Hellenic Train, è stato annullato su richiesta italiana.


LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE

Trump riceve Zelensky: “Tregua vicina ma Kiev deve fare compromessi”. Dopo le accuse e le offese dei giorni scorsi, il leader ucraino è giunto alla casa Bianca per firmare l’accordo sullo sfruttamento statunitense delle cosiddette “terre rare”. Ma la distanza con Donald Trump è considerevole. Per Zelensky “Putin è un killer, nessun compromesso”, “Donald sta con noi”. Trump ha messo in chiaro: l’Ucraina “dovrà fare compromessi”, “voglio essere ricordato come pacificatore”.

Latina, “12enne costretta a sposarsi e abusata sessualmente”: indagati genitori e suoceri. Secondo gli inquirenti, i due minori sono stati costretti a unirsi con un rito rom. L’indagine è partita con l’ipotesi dello spaccio di droga, ma ha portato alla luce una presunta vicenda di violenza sessuale aggravata. La Procura del capoluogo pontino sta chiudendo le indagini a carico di quattro persone: Ferdinando “Gianni” Di Silvio, dell’omonimo clan, sua moglie Laura De Rosa, Domenico Pallonetto e Maria Gallo. Questi ultimi genitori della vittima, una ragazza oggi sedicenne, che aveva appena 12 anni all’epoca dei fatti.

“Ti faccio fare la fine di” di Giulia Cecchettin: condannato ad Aosta il ventenne che aveva minacciato la fidanzata. La pena è di un anno e sei mesi di reclusione: l’accusa, per Marco Tornatore, è di atti persecutori nei confronti della ex fidanzata. Il giovane, secondo gli inquirenti, nell’autunno 2023 avrebbe minacciato con la frase: “Ti faccio fare la fine di quella là”, un chiaro riferimento al femminicidio di Giulia Cecchettin, la studentessa trucidata dall’ex fidanzato Filippo Turetta, condannato all’ergastolo. La pena per Tornatore è stata sospesa dal giudice, ma con la condizione che l’imputato risarcisca la vittima con 15.000 euro.

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