Il Fatto di domani. Odg leghista per lo stop alle armi a Kiev: ma la sfida a Meloni si trasforma in resa. La Giorgianomics illustrata in Aula, tra propaganda e bugie

Di FQ Extra
24 Gennaio 2024

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LA LEGA FA TREMARE LA MAGGIORANZA CON UN ODG CONTRO L’INVIO DI ARMI A KIEV. MA POI SI RITIRA. Un ordine del giorno in Parlamento per chiedere lo stop all’invio di armi all’Ucraina e promuovere rapidamente una soluzione diplomatica al conflitto, nella convinzione che Kiev non possa resistere per sempre all’offensiva russa. Il testo non è stato presentato dal M5S o dalla sinistra pacifista, ma dalla Lega, primo firmatario il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo. Lo ha rivelato sul Fatto di oggi Giacomo Salvini. L’iniziativa parlamentare non avrebbe cambiato la posizione italiana sul conflitto, ma era quanto basta per provocare una spaccatura nella maggioranza. Fratelli d’Italia aveva fatto capire di non apprezzare, con il capogruppo dei meloniani Tommaso Foti che ha definito quella di Massimiliano Romeo una “posizione personale” e “non del governo”. A peggiorare la situazione, la dichiarazione di Stefano Patuanelli che annunciava il sostegno del M5S al testo leghista. Per questo, alla fine, il governo ha limato l’odg per ammorbidirlo, e alla fine la Lega si è piegata. A Palazzo Madama è intervenuta poi la senatrice Stefania Pucciarelli (non Romeo) per dire che: “Da nessuna parte nell’ordine del giorno c’è scritto che la Lega non vuole più inviare armi all’Ucraina”. Sul Fatto di domani vedremo quanto le posizioni espresse dai leghisti siano sentite all’interno delle forze di maggioranza.


LA MELONOMICS ILLUSTRATA IN AULA: TRA PROPAGANDA E BUGIE. La Giorgianomics è fatta un po’ di propaganda, un po’ di vere e proprie bugie. La retorica di Meloni sui temi economici, durante il tanto atteso question time in Aula di oggi, è partita dal “milione di auto da produrre in Italia”, frase che rimanda ai posti di lavoro promessi da Berlusconi. Poi è stato un susseguirsi di risposte vaghe e basate su numeri che non esistono: “Fiera dello stop al Reddito di cittadinanza, se non vuoi lavorare non fai il mantenuto”, ha detto la premier. Peccato che le file dei poveri si ingrossino e il nuovo strumento introdotto non copra tutta la platea degli aventi diritto, oltre a funzionare male, tecnicamente. Altra balla: “Le privatizzazioni non sono per fare cassa, ma per lo sviluppo del Paese”. Come possa sviluppare il Paese cedendo quote statali di Poste e Eni per 20 miliardi, però, Meloni non lo può spiegare. Rispondendo a Giuseppe Conte, ha detto che “con il nuovo Patto di Stabilità è finita l’austerity del passato”. Il leader 5 Stelle ha risposto con i numeri, ossia quei 12 miliardi all’anno che costerà all’Italia in termini di rispetto dei parametri Ue. Poi la stoccata: “Lei doveva far tremare l’Europa invece fa tremare l’Italia: lei è un Re Mida al contrario, distrugge tutto ciò che tocca”. Poi è stato il turno di Elly Schlein, che ha sfidato la premier sul disastro sanità, dove i soldi sono insufficienti, i medici precari o a gettone. Meloni ha risposto che il fondo per le assunzioni è stato tagliato nel 2009. Data che ha fornito l’assist alla leader del Pd: “Quell’anno sa chi era ministro? Lei! Avete aumentato solo il fondo per il privato e con l’Autonomia avete creato pazienti di serie A e B”. Sul Fatto di domani leggerete una disamina ragionata delle risposte della Presidente del Consiglio.


PD, SCHLEIN ACCERCHIATA. I RIFORMISTI AFFILANO LE ARMI IN VISTA DELLE EUROPEE. Com’è noto, il tema delle armi spacca anche il Pd. Non tanto sul dossier dell’Ucraina, dove la segretaria Elly Schlein ha ereditato e deve difendere posizioni già prese dalla precedente segreteria di Enrico Letta, ma su quello della guerra in Israele. Le parole pronunciate dalla segretaria a conclusione del ritiro di Gubbio, dove ha detto che l’Italia non dovrebbe più inviare armi a Israele per evitare di amplificare crimini di guerra, per la minoranza riformista interna non sono accettabili. Come si sa, il giorno della resa dei conti è fissato per dopo le elezioni europee. I sondaggi continuano a dare i democratici sotto il 20%, una soglia considerata critica. Allo stesso tempo, si muovono discretamente ma non troppo i contendenti allo scranno di segretario, vedi Paolo Gentiloni che ha già annunciato che tornerà in Italia “non per andare in pensione”. C’è poi il tema, non secondario, dell’esitazione di Schlein a candidarsi alle europee, dopo che molti leader hanno già detto che non lo faranno (Conte per primo). Sul Fatto di domani approfondiremo movimenti e spaccature interne, a partire dagli esiti della segreteria convocata stasera. Parleremo anche di altri guai che riguardano i dem. È stato arrestato il consigliere regionale della Sicilia Safina, del Pd, per corruzione e turbativa d’asta: avrebbe pilotato un bando sull’illuminazione pubblica a Trapani. Secondo le carte avrebbe preso 50 mila euro in cambio di informazioni.


MEDIO ORIENTE, LE DONNE ISRAELIANE BLOCCANO LE STRADE: “SUBITO UN ACCORDO CON HAMAS PER LIBERARE GLI OSTAGGI”. IL GOVERNO: “LA TREGUA NON CI SARÀ”. Cresce la pressione sul premier Netanyahu per trovare un accordo con Hamas che tiene nei tunnel di Gaza più di 100 persone, rapite durante il massacro del 7 ottobre: i fondamentalisti uccisero 1.200 persone e ne rapirono più di 300. Molte donne in Israele hanno bloccato strade e incroci, anche a Gerusalemme e Tel Aviv. Una delegazione di parenti ieri era entrata in parlamento, criticando lo stallo imposto dalla leadership. Tuttavia, dal governo non arrivano buone notizie: “Non ci sarà alcun cessate il fuoco. In passato ci sono state pause per scopi umanitari. Quell’accordo è stato violato da Hamas” ha detto la portavoce Ilana Stein, ribadendo la linea del primo ministro: distruzione di Hamas, liberazione degli ostaggi, ma senza compromessi, per evitare che si ripetano le tragedie come quelle del 7 ottobre. Una linea che convince sempre meno anche gli stessi componenti del gabinetto di guerra, come gli ex generali, oggi esponenti dell’opposizione, Gantz e Eisenkot. La crisi in Medio oriente è stato tema di discussione anche durante il confronto odierno alla Camera con la premier Meloni: “Siamo stati i primi ad inviare aiuti a Gaza. Approfitto per annunciarvi che stiamo lavorando per portare minori palestinesi in Italia per essere curati nei nostri ospedali”, ha detto la prima ministra, aggiungendo di essere in disaccordo con Netanyahu: “Per noi la soluzione è due popoli e due Stati”. Sul Fatto di domani leggerete le ultime novità e alcuni pareri di esperti sul futuro della guerra.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Aereo russo abbattuto, per Mosca trasportava prigionieri, per Kiev armi. Stamattina la Russia ha dato notizia di un abbattimento di un aereo da trasporto militare Il-76, precipitato nella regione di Belgorod, accusando le forze armate ucraine e dichiarando che a bordo c’erano 65 militari prigionieri che avrebbero dovuto essere scambiati oggi. Kiev ha rivendicato l’abbattimento, ma spiegando che il cargo trasportava armi. È stato annunciato dall’Ucraina che lo scambio di prigionieri “previsto per oggi non avrà luogo”.

Amazon controlla i lavoratori: multa da 32 milioni in Francia. L’autorità di regolamentazione francese CNIL ha multato con 32 milioni di euro la sussidiaria Amazon France Logistique, che gestisce i magazzini, per quello che ha definito un sistema di monitoraggio del personale “eccessivamente intrusivo”. Si citano indicatori di tracciamento del tempo di inattività, un sistema istituito per misurare la velocità di scansione degli articoli e in generale una quantità “eccessiva” di dati raccolti sulle performance dei lavoratori.

Netflix supera le aspettative con i nuovi abbonamenti. Netflix ha superato di gran lunga le previsioni chiudendo il quarto trimestre 2023 con un aumento di 13,1 milioni di abbonati globali. Il totale dei clienti della piattaforma ha raggiunto i 260,3 milioni, superando di gran lunga le aspettative degli analisti. Per questo il titolo in borsa a Wall Street oggi ha spiccato il volo: +12,7%.


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Global Partnership for Education: “129 milioni di ragazze non vanno a scuola: perdiamo 30mila mld di dollari”

di Sabrina Provenzani

Laura Frigenti è la Ceo della Global Partnership for Education, il maggiore fondo globale dedicato esclusivamente alla trasformazione dell’istruzione nei Paesi a basso reddito. Dopo quasi 20 anni presso la Banca Mondiale, lavorando in Africa, America Latina e Washington, è stata direttrice generale dell’Agenzia Italiana per lo Sviluppo e la Cooperazione. L’ho sentita in occasione della Giornata Internazionale dell’Educazione.

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