Israele, dopo un mese di guerra si combatte a Gaza City: il Fatto di domani 8 novembre

7 Novembre 2023

Ascolta il podcast del Fatto di domani

ISRAELE RICORDA LE VITTIME DEL 7 OTTOBRE. HAMAS: “OSTAGGI LIBERI SOLO SE CI SARA UNA TREGUA”. L’IDF: “COMBATTIAMO NEL CUORE DI GAZA CITY”. Un mese dopo il raid di Hamas nei territori israeliani che ha provocato 1.400 morti e la cattura di 240 ostaggi, la tragedia è ancora in atto. Oggi lo Stato ebraico ha commemorato le sue vittime; resta aperta la questione di coloro che sono nelle mani dei fondamentalisti. Il numero 2 di Hamas, Moussa Abu Marzouk alla Bbc dice: “Rilasceremo gli ostaggi, ma bisogna fermare i combattimenti”. Secondo Marzouk, Hamas non possiede l’elenco degli ostaggi e non è a conoscenza di dove si trovino tutti, perché sono trattenuti da “diverse fazioni”, come la Jihad islamica. A questa intervista risponde in modo indiretto il premier israeliano Netanyahu che all’emittente americana Abc dichiara: “Nessuna tregua se non si liberano gli ostaggi” e poi immagina uno scenario, alla fine della guerra, in cui Israele avrà “la responsabilità complessiva della sicurezza” della Striscia “per un periodo di tempo indefinito”. Il leader centrista Benny Gantz, ex capo di Stato maggiore entrato nel governo di emergenza nazionale, conferma agli abitanti sfollati delle città israeliane vicine alla Striscia: “Gaza non sarà cancellata, ma faremo in modo che da là non provengano più minacce, e che possiate tornare alle vostre case”. Sul piano diplomatico, il capo di Hamas, Ismail Haniyeh nei prossimi giorni potrebbe incontrare il presidente turco Erdogan, che pubblicamente si è schierato con il movimento islamico. In ogni caso, il conflitto sembra destinato a durare: il ministero della Sanità di Hamas afferma che i morti sono 10.328, di cui 4.000 bambini. L’Idf ha attaccato un posto di comando degli estremisti islamici vicino all’ospedale Al-Quds. Yaron Filkelman, comandante del fronte sud: “Per la prima volta da decenni stiamo combattendo nel cuore di Gaza City”. Jet israeliani hanno sorvolato Beirut, dopo gli scambi di colpi con Hezbollah che da settimane si registrano al confine. L’Onu ritiene che il 70% degli abitanti della Striscia – 2 milioni 200 mila di persone – sia sfollato. Oggi è stato aperto un corridoio umanitario per permettere ai civili di dirigersi a sud, verso il valico di Rafah. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sulla giornata, e un articolo dedicato ai detrattori di Papa Francesco rispetto alla sua posizione sulla guerra e lo Stato ebraico.


L’UE CHIEDE ALL’ITALIA DETTAGLI SULL’ACCORDO CON L’ALBANIA. OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO “VIOLA DIRITTO INTERNAZIONALE”. COSA AVRÀ TIRANA IN CAMBIO. L’Ue è stata informata, aveva detto ieri Giorgia Meloni (e ripete oggi il sottosegretario Fazzolari in un’intervista al Corriere). Non così tanto, a quanto pare. Oggi infatti la Commissione Ue, attraverso una portavoce, ha chiesto all’Italia “di ricevere dettagli sull’accordo per la migrazione con l’Albania”. Accordo annunciato ieri dopo un bilaterale tra Meloni e il premier di Tirana Edi Rama, che prevede di trasferire migranti diretti all’Italia in due centri costruiti, a nostre spese, sulle coste albanesi, per un totale di 3000 posti di capienza (solo uomini secondo le indiscrezioni, non donne e bambini) e una stima di 36 mila persone gestite ogni anno (secondo la normativa i richiedenti asilo possono essere trattenuti per massimo 28 giorni). “Prima di commentare dobbiamo capire cosa s’intende fare esattamente”, ha detto oggi la portavoce Ue. La cautela vale per tutti, perché il giorno dopo l’annuncio si capisce che siamo ancora allo stadio delle intenzioni e la norma non è stata ancora scritta, materialmente. Il governo fa sapere che rispetterà tutte le leggi internazionali sui diritti umani, vedremo sul Fatto di domani se è così. Per Medici senza frontiere si tratta senza mezzi termini di “un attacco al diritto d’asilo”. Poi cercheremo di capire il vero motivo che ha spinto l’Albania ad accettare di farsi carico di un pezzo del problema migratorio per conto dell’Italia: il premier Rama ha parlato di riconoscenza nei confronti del nostro Paese (“Noi non facciamo business. E abbiamo già un’esperienza di accoglienza con i profughi afghani. Quando l’Italia ha bisogno, noi diamo una mano e siamo onorati di farlo”), ma c’è di più. Intanto le opposizioni criticano il merito: il progetto viola il diritto internazionale, dice il Pd, e si configura come deportazione. Per il M5S sono solo parole che non risolvono nulla.


GRANE DI GOVERNO: FIOCCANO GLI EMENDAMENTI NASCOSTI ALLA MANOVRA. FITTO STOPPA LA PROROGA DEL MERCATO TUTELATO PER LUCE E GAS. MARTA FASCINA TORNA IN AULA IN JET. Oltre ai migranti “nascosti” in Albania, il governo ha altre mine da disinnescare. In cima alla lista, le bollette energetiche in procinto di passare al mercato libero: dal 10 gennaio 2024, luce e gas potrebbero rincarare per 10 milioni di famiglie. Il ministro Pichetto Fratin lavora per mantenere la proroga del mercato tutelato, ma oggi (sul Sole24Ore) il collega Raffaele Fitto ha spento la speranza: nessun margine di trattativa con Bruxelles. Per rinviare la liberalizzazione, infatti, serve il Sì dell’Europa, poiché la misura è stata inserita nel Pnrr dal governo di Mario Draghi. Con il negoziato in corso sulla quarta rata del Piano di ripresa (da 16,5 miliardi) secondo Fitto sarebbe inutile forzare la mano sul fronte dell’energia. Sul Fatto di domani faremo il punto sulla svolta in bolletta per luce e gas, poi apriremo il capitolo della Legge di Bilancio, arrivata in Parlamento. Giorgia Meloni aveva avvisato la sua maggioranza: niente emendamenti. Ma sul decreto Anticipi collegato alla Manovra, fioccano già le richieste di modifiche presentate anche dai senatori della maggioranza. Ieri si contavano 1000 emendamenti, oggi si sono aggiunti quelli dell’ala battagliera di Forza Italia, capitanata dal duo Ronzulli&Lotito. L’altro ramo del Parlamento, la Camera dei deputati, oggi riabbraccia Lady Berlusconi, al secolo Marta Fascina. L’onorevole azzurra è sbarcata stamane all’aeroporto di Ciampino con jet privato e dogsitter: destinazione Montecitorio, per votare la fiducia al decreto Caivano. Domani vi racconteremo il gran ritorno al seggio, dopo il lungo lutto per la dipartita di Silvio Berlusconi. Dal 12 giugno scorso, Fascina non si è più vista in Parlamento, balzando in cima alla classifica degli assenteisti: la deputata ha disertato il 99,4% delle sedute. “Assenze giustificate”, per Forza Italia, così lady Berlusconi ha continuato a incassare la diaria, cioè il rimborso spese per il soggiorno romano di cui godono i parlamentari. Intanto, Marta dimorava a Villa San Martino, dove ha collocato la sua “segreteria politica”.


CAMPI FLEGREI, TORNA L’ALLARME BRADISISMO. MUSUMECI: “PREPARARSI AD ALZARE IL LIVELLO DI ALLERTA”. Le valutazioni scientifiche confermano che c’è “coinvolgimento di magma nell’attuale processo bradisismico di sollevamento del suolo”, quindi è opportuno intensificare il monitoraggio e prepararsi “all’eventuale necessità di passare rapidamente verso un livello di allerta superiore rispetto all’attuale giallo”. Sono, in sintesi, le parole del ministro per la protezione civile Nello Musumeci, che oggi è stato interrogato dalla commissione Ambiente della Camera. I toni tendono a rassicurare, e Musumeci specifica che è la prima volta che il governo prende così sul serio la situazione (cronica) dei Campi flegrei: “Finora la gestione del territorio ha catalizzato l’attenzione soltanto sul rischio Vulcanico in quell’area, dimenticando che il fenomeno del bradisismo”, malgrado le precedenti esperienze, anche significative del passato. Però gli amministratori del territorio non sono così tranquilli. Se il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi auspica una gestione serena e tranquilla, il sindaco di Bacoli già ieri avvisava che l’allerta arancione “significherebbe murare 500 mila persone”. La competenza comunque non è del ministero, ma della commissione Grandi rischi, il cui presidente oggi specifica che “l’innalzamento non è certo”. Mentre le opposizioni dicono che il decreto emergenza è già vecchio, il ministro ha dichiarato che il 27 novembre sarà pronto un nuovo piano di comunicazione per i cittadini dell’area flegrea e che saranno intensificate le esercitazioni. Sul Fatto di domani faremo chiarezza sulla situazione.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Processo per stupro di gruppo contro Ciro Grillo e i suoi amici: ascoltata la vittima. Nell’aula del Tribunale di Tempio Pausania è stata ascoltata oggi, a porte chiuse, la principale accusatrice dei quattro imputati di violenza sessuale di gruppo: Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. Un crollo emotivo della ragazza italo-norgevese, all’epoca dei fatti 19enne, ha convinto i giudici ad interrompere la sua deposizione. Poi la giovane ha ripreso la testimonianza.

Inchiesta travolge il governo portoghese: si dimette il premier. António Costa ha fatto un passo indietro: lo ha annunciato lui stesso in diretta tv, confermando le notizie circolate oggi a proposito dell’esistenza di un’indagine penale. Gli inquirenti stanno facendo luce su presunti illeciti, corruzione di funzionari eletti e traffico di influenze relativi a concessioni per miniere di litio al confine settentrionale con la Spagna e a progetti per un impianto di idrogeno verde e un centro dati nella città di Sines. Sono stati arrestati il capo di gabinetto di Costa, Vítor Escaria, e il sindaco di Sines. Indagati anche il ministro delle Infrastrutture João Galamba e il capo dell’agenzia ambientale del Portogallo. Il premier governava ininterrottamente dal 2015 con coalizioni di sinistra, comunisti compresi.

Arrestato il latitante Strangio: faceva il rider in Germania. Il latitante calabrese condannato per spaccio di droga, originario di San Luca, è stato catturato dopo un banale incidente stradale a Baerl, vicino Duisburg. Alla guida di un furgone dell’azienda di spedizioni, Antonio Strangio ha urtato l’auto di un’anziana che ha chiamato la polizia. Solo dopo i controlli, gli agenti hanno riconosciuto il ricercato italiano sul quale pendeva un mandato di arresto europeo.


OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE

Efficienza energetica, la Corte dei Conti: in 4 anni avviati meno dell’1% dei progetti

di Luca Teolato

Dopo quattro anni dall’istituzione del Fondo nazionale per l’efficienza energetica oltre 300 milioni di euro sono ancora al palo: neanche l’1% dell’intera somma stanziata è stato erogato per il finanziamento di progetti di efficientamento o di riduzione dei consumi di energia. E’ quanto emerge da un parere del Collegio del controllo concomitante della Corte dei Conti che, con un’analisi che non lascia spazio a interpretazioni, descrive una situazione di sostanziale paralisi caratterizzata da “scarsa attrattività e, nel complesso, di una efficacia assai blanda”.

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