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PONTE DI MESSINA, PIETRO CIUCCI (PRESCRITTO) A CAPO DELLA NUOVA SOCIETÀ. UNA PROTESTA ACCOGLIE SALVINI A MESSINA. La Camera ha approvato con la fiducia il decreto sulla pubblica amministrazione. Era scontato. Il ministro Raffaele Fitto, che ha la delega al Pnrr, come la premier in un’intervista su Rete 4 ieri, ha rivendicato che la scelta di eliminare il controllo concomitante della Corte dei conti è stata fatta “in linea con il Governo Draghi”. Giorgia Meloni era a Tunisi per incontrare il presidente Saied e parlare di blocco ai flussi migratori, con la facilitazione dell’accordo tra il Paese e il Fmi come contropartita. In serata era già rientrata a Roma e ha annunciato che domani incontrerà il premier ad interim libico Abdul Hamid Dbeibeh: anche qui il tema sarà quello dei migranti. Nel frattempo Matteo Salvini è stato ospite della Cisl al Porto di Messina e ha annunciato la (ri)nascita della società incaricata dei lavori del Ponte sullo stretto. L’opera più green del secolo, secondo il leader leghista ministro delle Infrastrutture, ma anche un’opera veramente antimafia e l’architettura italiana più importante dopo la cupola di Brunelleschi. Ad accoglierlo però ha trovato le proteste dei comitati di zona, nonostante un convegno blindato. Ma la notizia che fa più scandalo è la nomina di Pietro Ciucci, ex “re” di Anas, a capo (nuovamente) della società che gestirà l’opera. Nel 2021 la Corte dei Conti aveva chiesto una condanna milionaria per danno erariale per l’ex presidente e quattro consiglieri di amministrazione, ma grazie alla prescrizione nessuno aveva pagato un centesimo. Sul Fatto di domani faremo uno screening della nuova società.
ARMI ALLA COLOMBIA, D’ALEMA E PROFUMO INDAGATI. La Digos di Napoli, su disposizione della Procura, ha perquisito le abitazioni e gli uffici di Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Leonardo, dell’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema e di Giuseppe Giordo, ex direttore del settore Navi di Fincantieri. Con loro altri cinque indagati. L’inchiesta riguarda un tentativo di vendita di navi e aerei alla Colombia, storia emersa l’anno scorso ma per cui ora arriva un’ipotesi di reato: corruzione internazionale aggravata. La forma aggravata viene contestata perché il reato sarebbe stato commesso “con l’ausilio di un gruppo criminale organizzato attivo in diversi Stati”. L’affare risale a gennaio 2022 e non si è mai concretizzato, ma l’idea degli inquirenti è che la trattativa abbia implicato una presunta tangente da 80 milioni di euro da dividere al 50% tra le due parti, italiana e colombiana. Incaricato della spartizione lo studio legale statunitense Robert Allen Law di Miami, in Florida, segnalato (secondo quanto ricostruisce la procura) proprio da Massimo D’Alema in qualità di consulente informale. Il lavoro sarebbe rimasto lettera morta a causa di dissidi sorti sulla suddivisione. Sul Fatto di domani leggerete tutti i dettagli dell’inchiesta e ricorderemo la lunga storia d’amore tra i politici dalemiani e le armi.
UCRAINA, LA DIGA SUL DNIEPR PROVOCA UN’INONDAZIONE. PACE, ZUPPI INCONTRA ZELENSKY. La guerra in Ucraina produce il suo primo disastro ambientale (oltre alle tante devastazioni del conflitto bellico). La grande diga di Nova Kakhovka legata a una centrale idroelettrica sul fiume Dniepr, che separa le forze ucraine da quelle russe nella regione di Kherson, è stata pesantemente danneggiata da un’esplosione nella notte. I 18 km cubi d’acqua che conteneva si sono riversati nel fiume e hanno inondato le terre circostanti. 24 villaggi con oltre 20 mila persone sono stati evacuati, l’acqua ha trascinato via intere abitazioni ed è arrivata a sommergere alcune strade di Kherson. La vicina centrale nucleare di Zaporizhizhia non ha subito danni diretti secondo le prime stime, ma potrebbe accusare danni collaterali visto che la diga garantiva il rifornimento idrico per l’impianto, oltre che per la rete idrica della Crimea occupata dai russi dal 2014. La diga è in mano russa dall’inizio della guerra. Sulle responsabilità c’è ovviamente uno scambio di accuse. Kiev, che ha diffuso le prime immagini dei danni, ha accusato Mosca di averla sabotata con l’esplosivo per frenare la controffensiva ucraina (addirittura cita anche la brigata responsabile: il 205 reggimento di fanteria) e ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza Onu. Il Cremlino ha risposto l’opposto. L’evento cambia la geografia della regione, entrambe le parti ne traggono vantaggi e svantaggi. Sul Fatto di domani continueremo però a seguire anche la missione del Cardinal Zuppi a Kiev, che dopo aver visitato Bucha oggi ha incontrato il presidente Zelensky. Ma la visita è stata breve. Faremo un bilancio dell’iniziativa vaticana con un’intervista a don Stefano Caprio, che conosce molto bene Mosca. Intanto una coda dei Discord leaks offre rivelazioni sul caso del sabotaggio al Nord Stream. Il Washington Post rivela che la Cia sarebbe stata messa a conoscenza a giugno 2022 da un’agenzia di spionaggio ucraina che una squadra di sei persone delle forze speciali di Kiev intendeva far saltare il gasdotto.
GIULIA TRAMONTANO, TROVATI I DOCUMENTI DELLA VITTIMA. FORSE ANCHE IL COLTELLO. Come da indicazioni del killer, Alessandro Impagnatiello, i carabinieri hanno rinvenuto stamattina in un tombino la patente, il bancomat e la carta di credito della 29enne uccisa. Non è stato ancora ritrovato, invece, il suo cellulare, quello dal quale l’uomo ha mandato messaggi dopo la morte della ragazza. Il Ris dei carabinieri ha poi sequestrato, e dovrà essere analizzato, un coltello da cucina, forse l’arma del delitto, lasciato in un ceppo sopra il frigorifero nell’abitazione della coppia. Il sopralluogo di oggi servirà, secondo il legale della famiglia di Giulia, “per verificare effettivamente ogni elemento dell’azione relativa anche alla giusta contestazione delle aggravanti già riconosciute”. Dalle carte emergono anche altri particolari agghiaccianti: la vicina di casa ha dichiarato agli inquirenti di aver notato una grande quantità di cenere tra l’appartamento, le scale del condominio e il box auto: Impagnatiello ha ammesso di aver provato due volte a bruciare il cadavere della fidanzata. Sul Fatto di domani faremo il punto sulle indagini. Leggerete anche un’analisi di Selvaggia Lucarelli.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Abusi e torture, l’inchiesta che scuote la Questura di Verona. Avrebbero trascinato nell’urina un fermato, picchiato più volte persone nel corso di controlli, per poi truccare i verbali, utilizzato spray urticante. Sono 7 i gravi episodi contestati a 5 poliziotti finiti ai domiciliari (quattro agenti e un ispettore), una quindicina gli indagati: nel mirino della Procura, il reparto volanti. Le indagini sono state affidate alla squadra mobile della stessa Questura. Sono già stati rimossi i colleghi che hanno coperto gli abusi.
Telemarketing selvaggio, prime confische. Banche dati contenenti decine di migliaia di nomi e numeri di telefono di potenziali clienti sono state confiscate su ordine del Garante della privacy a 4 società accusate di svolgere attività di “telemarketing selvaggio”. È la prima volta che i finanzieri operano un blitz simile e che si colpisce il “sottobosco” delle aziende che lucrano su questo business invadente e illegale.
Il tribunale ferma la causa di Margherita Agnelli. Stop all’azione legale promossa a Torino da Margherita Agnelli intorno alla eredità di famiglia. Il tribunale del capoluogo piemontese ha accolto la richiesta degli avvocati della controparte (i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, figli di Margherita) e ha sospeso il procedimento in attesa della definizione di due cause in corso in Svizzera. Margherita Agnelli aveva chiesto una quota del patrimonio della madre, Marella Agnelli Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli (deceduta tre anni fa), al quale aveva rinunciato con un accordo stipulato nel 2004.
Francia in piazza contro la riforma Macron. È partita a Parigi e in altre 250 città, la 14a giornata di mobilitazione sindacale contro la riforma delle pensioni, per cui i francesi scendono in piazza da 5 mesi. Tutto lascia pensare che si possa trattare dell’ultima mobilitazione, vista la scarsa adesione agli scioperi e anche per il fatto che la riforma è ormai legge. I sindacati scommettono su milione di persone, i servizi del ministero dell’Interno hanno mobilitato 11 mila tra poliziotti e gendarmi.
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Dietro i disastri ambientali il business dei contenziosi per il clima
di Sabrina Provenzani
Nel 2009, enormi quantità di petrolio fuoriuscirono da un pozzo al largo della costa dell’Australia Occidentale nel Mare di Timor. La fuoriuscita, durata due mesi e mezzo, causò danni catastrofici alla fauna marina e sconvolse le fonti di sostentamento di migliaia di agricoltori indonesiani le cui coltivazioni di alghe vennero completamente distrutte.
Alla fine del 2022, l’azienda che gestiva il pozzo ha risolto una lunga battaglia legale con oltre 15.000 agricoltori indonesiani che avevano intentato una causa collettiva contro di essa. PTTEP Australasia ha accettato di pagar loro 192,5 milioni di dollari australiani, equivalenti a 102 milioni di sterline, di risarcimento, ma senza ammettere responsabilità legali.
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