Crime

Svolta dopo 42 anni nel cold case di Mirella Gregori: “C’è una forte somiglianza tra un pregiudicato arrestato e l’identikit fornito dalla madre”

L'uomo arrestato per sfruttamento della prostituzione minorile somiglia fortemente all'identikit fornito dalla madre di Mirella

di Alessandra De Vita
Svolta dopo 42 anni nel cold case di Mirella Gregori: “C’è una forte somiglianza tra un pregiudicato arrestato e l’identikit fornito dalla madre”

Dopo 42 anni emerge un nuovo elemento sulla vicenda di Mirella Gregori, la 15enne di via Nomentana scomparsa da Roma il 7 maggio del 1983.

L’uomo del bar

Quel sabato pomeriggio in cui scomparve, Mirella si chiuse per sempre la porta di casa alle sue spalle davanti a sua madre, Maria Vittoria Arzenton. Le disse che sarebbe rientrata dopo dieci minuti ma lei non la rivide mai più. I Gregori vivevano all’inizio di via Nomentana e un amico cercò la ragazza al citofono intorno alle 15, le diede appuntamento alla statua del bersagliere di Porta Pia. Era un tale Alessandro, disse Mirella a sua madre prima di andare via a cadere in quella che, molto probabilmente, fu una trappola. Chi ha citofonato quel giorno ancora è un mistero. Dopo la scomparsa, la madre di Mirella diede agli investigatori l’identikit di un uomo visto gravitare intorno al bar di famiglia, in via Volturno, il 6 maggio, durante la festa per la ristrutturazione del locale. Non era solo ma in compagnia di un altro giovane uomo. I due iniziarono a scattare delle foto a Mirella e sua madre, infastidita, li mandò via ma questa è storia nota.

Le novità

In queste ore, é dell’Ansa la notizia di una “forte somiglianza” tra un uomo arrestato in passato per sfruttamento della prostituzione minorile e l’identikit fornito dalla madre di Mirella Gregori. Questo è quanto si afferma in una memoria che l’avvocato Valter Biscotti e la dottoressa Jessica Leone hanno messo a disposizione della Commissione bicamerale d’inchiesta Orlandi-Gregori che indaga sul caso delle due quindicenni, fornendo anche atti relativi ad indagini della questura capitolina. L’identikit dato dalla madre di Mirella avrebbe per Biscotti “forti somiglianze con un pregiudicato di origini siciliane che fu arrestato nel 1984 per sfruttamento della prostituzione giovanile”. Questo è quanto si sostiene nella memoria di Biscotti e Leone che sono stati ascoltati in Commissione lo scorso 6 novembre in relazione ad uno studio realizzato sui minori scomparsi a Roma tra il 1982 e il 1983. “Sei sono i casi di scomparsa ad una distanza di massimo 2,5 km circa dal luogo dove è stata vista per l’ultima volta Emanuela Orlandi, ovvero Corso Rinascimento – spiega Biscotti -. Quindici sono i casi, compresi i sei precedenti, ad una distanza di massimo 5 km in linea d’aria da Città del Vaticano, riferimento geografico preso in considerazione”. Vien dunque da riflettere sul possibile rapimento di Mirella da parte di un gruppo criminale che operava in un’area ben circoscritta della Capitale e con uno scopo preciso per cui in passato si è parlato anche della cosiddetta “tratta delle bianche”, a danno di decine di ragazzine scomparse.

Le ultime ore di Mirella

Quel pomeriggio del 1983, prima di andare via Mirella aveva fatto tappa al bar gestito dalla famiglia della sua amica Sonia De Vito, sotto casa sua. Spesso le due ragazze trovavano lì. Uno dei dipendenti del locale, convocato dalla commissione d’inchiesta, ha ricostruito durante la sua audizione cosa è accaduto quel pomeriggio, quando Mirella è arrivata al bar: “Dal tavolo ad un certo punto si sono spostate in bagno. Quando sono uscite, si erano scambiate la maglietta. E Mirella è uscita con quella di Sonia. Poi non l’ho mai più vista”. Giuseppe Calì, questo il suo nome, ha anche dichiarato che aveva intravisto più volte al bar dei personaggi legati alla criminalità della capitale, fra cui Enrico De Pedis. Inoltre. In sede di audizione, lo avrebbe riconosciuto come uno dei clienti, confrontandolo con una persona immortalata in una foto.

I legami con Emanuela Orlandi

De Pedis, lo ricordiamo, più volte é stato tirato in ballo anche nel caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. Il suo nome è spesso emerso davanti ai magistrati che indagavano sulla Vatican Girl, attraverso le testimonianze di persone a lui vicine e legate al suo stesso giro. Tuttavia, nessun elemento concreto ha confermato, in 42 anni, una pista comune. Il collegamento tra i due casi fu chiamato in causa la prima volta dal gruppo di presunti rapitori che all’epoca dei fatti telefonarono al Bar dei Gregori. Gli anonimi interlocutori rivendicarono entrambi i rapimenti di Emanuela e Mirella, molto probabilmente per mettere in atto un depistaggio sul caso della cittadina vaticana, coinvolgendo anche Mirella che però non aveva nessun legame con la Orlandi e che era fortemente distante dal suo ambiente. Questa posizione è stata condivisa più volte anche dai commissari della bicamerale presieduta da Andrea De Priamo che considerano i due casi di scomparsa distanti tra loro.

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