Il Codacons ha annunciato, con una nota ufficiale, di aver presentato insieme all’Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi (Assourt) un esposto alla Procura di Milano, all’Agcom e al Garante per la protezione dei dati personali, “chiedendo di fare chiarezza sulle notizie emerse nelle ultime ore” in merito al caso che coinvolge Fabrizio Corona e Alfonso Signorini. L’iniziativa viene definita dalle due associazioni come “una segnalazione formulata nell’esclusivo interesse degli utenti dei servizi media-audiovisivi, degli aspiranti partecipanti a programmi televisivi di intrattenimento e, più in generale, dell’interesse pubblico alla trasparenza, correttezza e legalità del sistema radiotelevisivo nazionale”. Con l’esposto, Codacons e Assourt chiedono ai magistrati milanesi “di verificare la sussistenza di eventuali ipotesi penalmente rilevanti”, sottolineando che “le circostanze rappresentate dalla stampa, ove confermate, potrebbero astrattamente evocare profili di rilievo penale”. Tra questi vengono indicati, in particolare, un possibile abuso di posizione o di relazioni di potere, la potenziale lesione della libertà di autodeterminazione delle persone coinvolte e condotte idonee a integrare fattispecie penalmente rilevanti.
“Secondo quanto riportato da numerosi organi di informazione – scrivono le due associazioni nell’esposto – sarebbero emerse accuse pubbliche circa l’esistenza di meccanismi opachi nei processi di casting di programmi reality, caratterizzati dall’utilizzo di contatti diretti e informali tra soggetti apicali del sistema televisivo e aspiranti concorrenti”. Dalla “commistione tra sfera professionale e relazioni personali, nonché dal potenziale condizionamento delle possibilità di accesso ai programmi in assenza di criteri di selezione formalizzati, trasparenti e verificabili – si legge – le circostanze richiamate dalle notizie di stampa arriverebbero ad assumere rilievo congiunto sotto il profilo della regolazione del settore audiovisivo e della protezione dei dati personali”.
Sotto il primo profilo, scrivono, “parrebbe opportuno evidenziare come i fornitori di servizi media audiovisivi siano tenuti, ai sensi del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (D.Lgs. n. 208/2021), al rispetto dei principi di correttezza, trasparenza, lealtà e responsabilità editoriale, in ragione dell’impatto sociale dei contenuti diffusi e della funzione di interesse generale svolta”. Tali principi “non possono ritenersi circoscritti alla sola fase di messa in onda del prodotto audiovisivo, ma devono necessariamente estendersi anche alle fasi di ideazione, produzione e selezione dei contenuti e dei soggetti che vi partecipano, incluse le procedure di casting”.
“In un contesto caratterizzato da una marcata asimmetria di potere tra selezionatori e aspiranti partecipanti – si legge – il rispetto della normativa privacy assume un rilievo rafforzato, poiché il rischio di condizionamenti indebiti o di utilizzi distorti dei dati personali risulta oggettivamente accentuato. Ne discenderebbe – proseguono – la necessità di verificare se le procedure di casting adottate prevedano presidi organizzativi adeguati, separazione tra canali personali e istituzionali, tracciabilità delle comunicazioni e piena consapevolezza degli interessati circa le modalità di trattamento dei loro dati”.