“Ve lo dico io prima che lo facciano altri”. Marina La Rosa sceglie di anticipare qualsiasi lettura esterna e, con un post su Instagram, annuncia di essersi iscritta a un paio di app di incontri. Lo fa chiarendo subito il perimetro della sua scelta: “Ho scaricato un paio di app di incontri. Così per chiacchierare un po’”, scrive, spiegando che l’idea le è stata suggerita da due amiche, A. e M., quest’ultima già pronta a trasformare l’esperimento in un possibile podcast. Nel racconto, Marina La Rosa precisa di non essere alla ricerca di una relazione tradizionale. “Non cerco un fidanzato. Cerco qualcosa di più intimo”, chiarisce, definendo subito cosa intende: “Uno con cui andare al cinema e mangiare i popcorn dallo stesso contenitore mentre guardiamo il film”.
L’esperienza sulle app, racconta, si è rivelata più coinvolgente del previsto: “A dirla tutta al momento non tocco nulla. Scrivo. Scrivo tantissimo. A perfetti sconosciuti. E la cosa mi diverte più del previsto”. Un dialogo continuo che diventa anche occasione di osservazione. “La trovo interessante anche da un punto di vista sociologico”, ammette. “Una specie di campionario umano del genere maschile”. Segue una descrizione puntuale, quasi un elenco, che restituisce il tono del suo racconto: “Il giardiniere, l’operaio, il manager, il viaggiatore mistico, l’operatore non si sa di cosa e poi lui che dice che di lavoro manda lettere d’amore e invece lavora per Equitalia”. Una galleria di profili che, nelle sue parole, racconta molto del modo in cui oggi ci si presenta e ci si definisce online. “I maschi. Che mondo stupendo”, commenta.
Nel post c’è spazio anche per affermazioni nette, che hanno attirato l’attenzione e acceso il dibattito: “È difficile essere alla mia altezza lo so. Però se non lo siete non scrivetemi”, scrive. E aggiunge un criterio molto concreto: “E soprattutto mai più bassi. Cioè, io non sono così alta ecco. Sono un metro e settanta, quindi più bassi no. Mi dispiace”. Subito dopo precisa il senso di questa posizione: “Non è discriminazione, è ergonomia sentimentale”. Il racconto si chiude con una promessa ai follower: “Vi tengo aggiornati – scrive -. Nel frattempo ridiamoci su. Perché se non si ride nulla ha senso”.
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