Dai bagni di folla quando era conduttore di Festivalbar e dei programmi targati MTV, alla solitudine dei cammini intrapresi per rallentare e riconnettersi con la parte più profonda di sé. Marco Maccarini si racconta nel libro “Un decimo di te: Camminare e scoprire l’essenziale, con lo zaino leggero e il cuore aperto” (Limina). L’opera prende le mosse dalla prima esperienza che l’ex vj ha fatto nel 2005, quando si era concesso una pausa di un mese per intraprendere il Cammino di Santiago di Compostela. “Lo feci in silenzio, senza dirlo a nessuno: fu un regalo che volevo fare a me stesso, perché sentivo il bisogno di rallentare. Venivo da anni in cui non avevo mai avuto una vera pausa […] Non ero depresso né in burnout: semplicemente stavo perdendo dei pezzi di me”, racconta, come riporta Vanity Fair.
La decisione di mettere nero su bianco questa e le successive esperienze in Italia e all’estero ha un fine ben preciso: “Ho scritto il libro anche perché arrivo da mondi – televisione, radio – dove tutto vola via in fretta, più velocemente che sul web, non lascia traccia. E invece avevo bisogno di lasciare qualcosa che restasse. Nel libro racconto anche parti del mio percorso professionale, perché camminando ripensi inevitabilmente alla tua vita. È come farti un film mentale, chilometro dopo chilometro”.
Camminare per Maccarini ha l’effetto di un detox mentale: “Il cammino ci fa mollare i pensieri pesanti, quelli che devi digerire. E allora, proprio come in uno zaino da camminatore dove deve stare solo il minimo indispensabile, impari a lasciare a terra ciò che ti appesantisce”. Il cammino è anche fatica, che però può diventare occasione per qualcosa di grande e gratificante: “Ogni giorno ti devi alzare e ricominciare, con la somma dei piccoli dolori accumulati. Ginocchia, schiena, caviglie, piedi: il corpo parla. E la bellezza sta anche nell’ascoltarlo, nel trasformare quel dolore in una forma più profonda di meditazione. Camminando così tanto, le riflessioni arrivano spontanee”. A cambiare, quando si viaggia da soli, è pure il modo in cui si affronta la paura: “Dormo spesso nei boschi da solo: e il bosco, atavicamente, un po’ di timore lo incute. Mi sono capitati episodi strani, e li racconto nel libro. Però ho capito la differenza tra la paura reale – come camminare su un burrone – e quella immaginata, che ti blocca e non ti fa andare avanti” spiega Marco Maccarini, che chiosa. “Se ti spaventi per ciò che potrebbe succedere, rinunci all’esperienza. E questo vale anche per la vita: spesso non affrontiamo un passo perché temiamo un ipotetico pericolo, quando magari quel passo è più semplice di quanto crediamo”.