“C’è stata sicuramente una persona che ha fatto da gancio tra Emanuela e le persone che l’hanno rapita. Se è lei, a 14 anni non può averlo fatto in cattiva fede e cosciente di quello che sarebbe successo. Ma potrebbe essere stata usata e poi minacciata al silenzio”: così Pietro Orlandi ieri alle telecamere di Rainews24, dopo il colpo di scena inatteso sull’iscrizione nel registro degli indagati di Laura Casagrande, amica della cittadina vaticana misteriosamente scomparsa il 22 giugno del 1983. La Casagrande era allieva della stessa scuola di musica frequentata da Emanuela: l’istituto “Ludovico da Victoria” a Roma. Laura ed Emanuela non erano particolarmente amiche, semplicemente frequentavano lo stesso corso di canto ma non la stessa classe: Laura era iscritta a pianoforte e Emanuela a flauto traverso.
La ragazza misteriosa
“Laura probabilmente è anche la ragazza a cui si riferisce nelle deposizioni un’altra componente del coro – spiega il fratello della Vatican Girl scomparsa a Rainews–, Raffaella Monzi. Raffaella dichiarò agli inquirenti che Emanuela le raccontò che mentre stava andando a scuola era stata fermata per quella famosa offerta di lavoro dell’Avon. Emanuela disse alla Monzi che stava insieme a una sua amica che potrebbe essere la stessa persona che si è riavvicinata a Emanuela quando è uscita da scuola ed è stata vista con lei davanti alla fermata del bus. Poi nessuno l’ha più vista. Il pensiero può andare a lei”. Una riflessione condivisa anche dall’avvocato degli Orlandi Laura Sgrò che sempre a Rainews ha dichiarato: “Laura Casagrande venne considerata dagli inquirenti ragazza la ragazza riccia, pienotta e mora vista alla fermata del bus con Emanuela da alcune amiche per l’ultima volta, prima che sparisse per sempre. Credo sia importante ricostruire gli ultimi momenti prima della scomparsa. La Casagrande disse di non essere lei quella ragazza ma anche questo andrà chiarito in questa fase. Ricostruire gli ultimi momenti in cui è stata vista Emanuela può far emergere qualcosa di fondamentale”.
Gli ultimi attimi
Emanuela Orlandi quel pomeriggio uscì dall’Istituto Ludovico da Victoria, di fianco alla Basilica di Sant’Apollinare in compagnia dell’amica Raffaella Monzi. Mentre camminavano verso la fermata del bus, in corso Rinascimento, davanti al Senato, Emanuela le confidò di aver ricevuto un’offerta di lavoro per conto di una ditta di cosmetici che lve ha proposto di distribuire volantini per 375mila lire durante una sfilata di moda. Avrebbe dovuto dare risposta quella stessa sera a chi le ha offerto quel lavoretto ben pagato. Raffaella le disse che quell’offerta era stranamente eccessiva, ma si limitò a questo. La Monzi poi salì sul bus e non rivide mai più Emanuela che intanto venne raggiunta – disse – da un’altra ragazza: bassa, capelli scuri e ricci, fisico rotondetto. Questa “amica” che è assieme a Emanuela venne vista anche da un’altra ragazza della scuola di musica, Maria Grazia Casini, che si trovò a passare da lì come ha riferito nell’interrogatorio del 29 luglio del 1983. Poche ore dopo la notizia dell’iscrizione della Casagrande nel registro degli indagati Pietro Orlandi ha lanciato un appello alla donna oggi 57enne. “Se sa qualcosa, parli. Se è a conoscenza di qualcosa che è avvenuta all’epoca e per timore, per paura o per vergogna se lo è tenuto dentro, credo sia arrivato il momento di raccontare quello che sa: per noi e per Emanuela”. (fonte: Tg1 del 20 dicembre 2025).
Le dichiarazioni discordanti
“Questo è stato un colpo di scena positivo, non ce lo aspettavamo”, ha aggiunto l’avvocato Laura Sgrò che ha ricostruito a Rainews gli ultimi istanti di Emanuela Orlandi prima della scomparsa, così come raccontati negli atti delle primissime indagini. “Quel nefasto giorno Emanuela e Laura uscirono insieme da scuola e lei fu tra le ultime persone che la videro in vita. Ha dato agli inquirenti tre dichiarazioni diverse: prima disse che la vide andare verso la fermata dell’autobus e che Emanuela era 20 metri dietro di lei, ma poi si voltò e non la vide più. Nella seconda dichiarazione disse che vide Emanuela ferma alla fermata e nella terza disse di non averla mai vista all’uscita. Recentemente ascoltata dalla commissione di inchiesta (Orlandi-Gregori, ndr) l’audizione della Casagrande è stato un fiume di “non ricordo”. Presumo i pm l’abbiano sentita e che non si siano convinti ciò che ha detto loro e l’hanno quindi iscritta nel registro degli indagati. I suoi verbali sono ancora lì, le contraddizioni hanno pesato nel corso degli anni”, ha concluso la legale. Nell’audizione in commissione dello scorso anno la Casagrande ha anche parlato ai commissari della telefonata a casa sua dei presunti rapitori di Emanuela Orlandi dell’8 luglio del 1983 che diedero alla ragazza un messaggio da consegnare all’Ansa. Il suo numero di casa fu reperito dagli anonimi interlocutori sul quaderno di solfeggio di Emanuela Orlandi: le due ragazze si erano scambiate i numeri pochi giorni prima. La Casagrande, dopo la scomparsa di Emanuela, interruppe la sua frequentazione alla scuola di musica. “Ebbi paura e, psicologicamente, non ero più in grado di ricominciare lì dentro. Non mi sentivo di tornare a studiare lì, in quei luoghi. Poteva capitare anche a me!”, ha dichiaro lo scorso anno alla Commissione di inchiesta che sta cercando di fare luce sul mistero.