«Si è parlato molto, in questi giorni, della cucina italiana riconosciuta come patrimonio dell’Unesco. Un riconoscimento importante, meritato, che dovrebbe unire. E invece divide». In un’intervista a Il Corriere del Trentino, Paolo Torboli, proprietario dell’Osteria del Pettirosso di Rovereto, ha criticato la presa di posizione del principale quotidiano altoatesino Dolomiten. Il giornale ha pubblicato un articolo sul riconoscimento della cucina italiana come patrimonio dell’Unesco e ha sostenuto che i canederli, piatto tipico del Trentino-Alto Adige, non appartengono alla tradizione culinaria dell’Italia. Torboli sforna circa 10 mila canederli all’anno in 15 versioni diverse che saranno raccolte in un libro. “Ancora una volta non sappiamo goderci ciò che ci viene riconosciuto” ha dichiarato l’oste.
La perdita delle tradizioni
“La polemica arriva dall’Alto Adige, terra di grandi tradizioni culinarie ma dove, troppo spesso, a 3 mila metri si trovano gamberi crudi e cucina gourmet”. Paolo Torboli ha proseguito l’intervista sottolineando come la cucina tradizionale stia cedendo il passo a piatti moderni: “Diventa sempre più difficile assaggiare la vera cucina di casa, ormai soffocata da una modernità fin troppo presente”. Per l’oste il turismo di massa e le mode passeggere stanno cancellando il “piatto della domenica”.
Torboli ha lanciato una provocazione: “Se scaviamo davvero nella storia della nostra cucina, scopriamo che molte delle ricette che oggi chiamiamo “nostre” non lo sono mai state del tutto”. E ancora: ” Se volessimo essere davvero rigorosi, allora per definire un piatto italiano anche gli ingredienti dovrebbero esserlo”. Alcuni piatti tipici, infatti, si preparano con prodotti importanti in Italia: “Il pomodoro, su cui si basano molti piatti della cucina italiana, ha origini sudamericane. Anche lo speck altoatesino che si pregia di tanto splendore è ormai fatto per la maggior parte con carne estera“.
Ognuno ha la sua ricetta
Dunque, quali piatti appartengono realmente alla cucina italiana? Torboli ha provato a rispondere a questa domanda dicendo che “la verità non stia nei confini, bensì nei profumi di casa“. La cucina è una tradizione che si tramanda di generazione in generazione. Ogni persona, però, interpreta i piatti a modo suo: “Ogni nonna, ogni mamma, ogni massaia ha una mano diversa, una ricetta propria, una personale interpretazione. Vale anche per i canederli, questo è il vero patrimonio che dobbiamo custodire come un bene prezioso”.
Per il proprietario dell’Osteria del Pettirosso di Rovereto, la cucina italiana è stata capace di trasformare gli avanzi in emozioni. “Una cucina povera, nata da piatti poveri come il canederlo o la ribollita e capace di parlare la lingua dei sapori autentici“. Per Torboli la cucina che merita il riconoscimento dell’Unesco è “quella che nasce in casa, non nei disciplinari. Quella che va difesa senza polemiche e raccontata con orgoglio. E se posso, orgoglio italiano“.