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Corona vs Signorini, chi rischia cosa? Le possibili mosse e perché può diventare tutto “top secret”

Ad oggi le domande sono ancora tutte valide, ma non è detto trovino per forza risposta: più probabile che sistemino la cosa tra loro, ragiona l'avvocato Simone Aliprandi

di Franz Baraggino
Corona vs Signorini, chi rischia cosa? Le possibili mosse e perché può diventare tutto “top secret”

Pezzi di presunte chat pubblicati per dire che quello di Alfonso Signorini è un “sistema” per ottenere intimità o sesso da aspiranti concorrenti del Grande Fratello Vip. Questo il teorema costruito da Fabrizio Corona nell’ultimo episodio del suo Falsissimo, intitolato “Il prezzo del successo”. Di certo c’è il danno d’immagine per Signorini. “È tutto in mano ai miei avvocati”, è la sola dichiarazione rilasciata dal conduttore televisivo. L’altro ribatte sui social: “Ti serve un penalista”. A questo punto le domande sono ancora tutte valide: cosa rischia Signorini? Avrebbe commesso dei reati? E Corona? Ma la cosa potrebbero anche sistemarla tra loro, ragiona l’avvocato Simone Aliprandi, che si occupa di dati personali e diritto della proprietà intellettuale.

Cosa rischia Signorini? – Corona promette altre puntate e nuove rivelazioni. Ma limitandoci allo stato attuale, la rilevanza penale del contenuto dei messaggi su presunti rapporti in cambio di vantaggi professionali non è scontata, anzi. Trattandosi di maggiorenni, anche ipotizzando la violenza, e dunque la costrizione mediante abuso di autorità, serve che la presunta vittima quereli. Ad ora non è dato sapere se esistono denunce nei confronti di Signorini. Ma senza una denuncia la procura non può aprire un’indagine d’ufficio per reati come la violenza sessuale a meno che emergano ricatti o minacce esplicite. Al netto del giudizio etico e della possibile rilevanza contrattuale nel rapporto di lavoro, certi comportamenti, gli abusi e il male che ne deriva, possono non arrivare mai davanti a un giudice. Nel caso di Signorini, potrebbe dipendere dall’evoluzione della vicenda: dalla rilevanza di quanto verrà reso pubblico e dagli effetti di eventuali denunce.

Cosa rischia Corona?Già condannato per estorsione, il re dei paparazzi si muove nuovamente sul terreno scivoloso dei dati personali e della loro interpretazione. Signorini, che ha detto di valutare azioni legali, potrebbe agire penalmente per diffamazione. Ma una volta tirata in ballo la Procura della Repubblica, questa vorrà vedere tutto, col rischio che alla fine vengano rese pubbliche più cose di quante non fossero già uscite all’inizio. Una prospettiva della quale è bene tener conto. Lo stesso, spiega l’avvocato Aliprandi, varrebbe in caso di querela penale per divulgazione di comunicazioni private che non erano rivolte a chi le diffonde. Al contrario, chiarisce, “la strada del procedimento civile per farsi risarcire il danno d’immagine, o quella amministrativa del reclamo al Garante della privacy per trattamento illecito di dati personali, limitano il giudizio alle sole argomentazioni prodotte dalle parti”.

E’ diritto di cronaca? – Di fronte alle ipotesi descritte, Corona non potrà non invocare il diritto di cronaca, sostenendo che i presunti abusi di potere da parte di un personaggio noto fossero di elevato interesse pubblico. Dovrà dimostrare che le chat sono autentiche, il contenuto vero e, cosa più difficile visto lo “stile”, che lo ha divulgato in modo pertinente e non inutilmente denigratorio. La giurisprudenza non manca e comunque la cosa non pare impensierirlo: “Querelatemi”, va ripetendo. Ma è bene che delle chat sia entrato in possesso legalmente, perché il diritto di cronaca non copre l’acquisizione illecita. Tutte ipotesi che non è detto potremo verificare. Perché non c’è solo la strada dei tribunali e quella del Garante. “La cosa potrebbe sistemarsi in sede di transazione privata”, riflette Aliprandi. Un accordo economico sul quale i rispettivi legali potrebbero già essere al lavoro, chissà, per chiudere il presunto “sistema Signorini” col solito “metodo Corona”. “Ma se trovano un compromesso noi non lo sapremo – conclude l’avvocato –, perché è cosa nota che questi accordi vengono sottoposti a una clausola di riservatezza”.

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