Crime

“Ma perché non ammettete di aver fatto delle ‘cappellate’?”: botta e risposta tra Cassese e Gallo a Mattino 5. La nuova ipotesi: “Chiara potrebbe non aver dormito da sola”

Durante la trasmissione condotta da Federica Panicucci, l’avvocato di Massimo Lovati si scontra con l’ex comandante dei Carabinieri che nel 2007 era a capo delle indagini sul delitto di Garlasco: “Lei deve dire ‘Io ho sbagliato’”

di Claudio Savino
“Ma perché non ammettete di aver fatto delle ‘cappellate’?”: botta e risposta tra Cassese e Gallo a Mattino 5. La nuova ipotesi: “Chiara potrebbe non aver dormito da sola”

Momenti di tensione a Mattino 5 tra il colonnello Gennaro Cassese e l’avvocato Fabrizio Gallo. Ospite nello studio di Federica Panicucci nella puntata andata in onda il 17 dicembre, l’ex comandante dei Carabinieri di Vigevano, che fu tra i primi ad analizzare la scena del crimine dopo l’omicidio di Chiara Poggi, tenta di chiarire che cosa è successo durante le diverse fasi delle investigazioni da lui condotte all’epoca. Ed è proprio sulla base di questa ricostruzione che l’avvocato di Massimo Lovati accusa il colonnello: “Avete fatto dei danni dal punto di vista investigativo”.

Scontro Cassese-Gallo in diretta a Mattino 5: “Ammettete i vostri orrori”

Il racconto di Cassese parte dal 4 ottobre 2008, giorno in cui Andrea Sempio viene sentito a sommarie informazioni testimoniali (sit). È lo stesso colonnello ad ammettere uno sbaglio commesso in quell’occasione: “L’errore nasce nel verbale di Sempio. Doveva essere sospeso per consentire al padre di Sempio di andare a prendere il famoso scontrino a casa. Manca l’interruzione e la riapertura. Quello è l’errore che abbiamo commesso”, afferma Cassese. Ad interromperlo, però, è Armando Palmegiani, consulente assunto dalla difesa, che fornisce una versione diversa da quella presentata dal colonnello: “Lui è andato insieme al padre, ha preso lo scontrino e l’ha riportato senza salire sopra. Lo firma al corpo di guardia”, spiega l’ex poliziotto della Scientifica. La conduttrice, però, sottolinea che “non ci si può allontanare durante una sit”. E a quel punto lo stesso Cassese conferma: “Io escludo categoricamente che Sempio sia uscito dalla caserma senza firmare. Si è sentito male in sala d’attesa”, spiega il colonnello.

Il confronto si sposta successivamente su un altro passaggio chiave delle indagini, ovvero l’alibi che Alberto Stasi aveva fornito agli inquirenti: “Il 14 (agosto 2007, ndr) quando facciamo la perquisizione a casa di Stasi per cercare gli oggetti di Chiara vediamo questo computer, su cui ci aveva accennato di aver lavorato alla tesi, e ce lo consegna. Lui insistentemente ci chiede di consegnargli il file della tesi. Parliamo con la Procura dietro sua insistenza e attiviamo per la prima volta quel computer dove su una chiavetta di proprietà del Maresciallo riversiamo il file della tesi. Dopo quel computer è arrivato in caserma a Vigevano dove sono state fatte delle aperture che poi sono state relazionate e inviate alla Procura dall’Arma per interesse investigativo”, ricorda Cassese. Lo stesso colonnello ammette anche in questo caso l’errore commesso dagli investigatori nell’aprire quel PC pur non possedendo le conoscenze informatiche necessarie per non alterarne i contenuti.

È in questo momento che interviene l’avvocato Gallo, che prende la parola e punta il dito contro Cassese: “Ma perché lei si arrampica sugli specchi, perché non ammettete i vostri orrori, dopo tutte le ‘cappellate’ come dice lei? A mio avviso avete fatto dei danni dal punto di vista investigativo con Stasi. Perché cancellare quelle cose dai computer, lei deve dire ‘Io ho sbagliato’. Ha capito colonnello?”, tuona il legale alzando i toni della conversazione. Cassese, però, non ci sta e ribatte senza mezzi termini: “Avvocato come al solito parla senza conoscere gli atti, io vorrei sapere su quali basi dice che le indagini sono state incentrate solo su Stasi”. La replica di Gallo è netta: “Perché ho assistito a mezz’ora di questa trasmissione oltre ad aver letto gli atti”, sostiene l’avvocato. A chiudere il confronto è la conduttrice, che allenta la tensione del momento e interrompe la discussione.

Le ipotesi sull’allarme disattivato: “Chiara potrebbe non aver dormito da sola”

Sempre a Mattino 5, ma nella puntata andata in onda il 16 dicembre, gli ospiti hanno cercato di ricostruire quanto accaduto la notte precedente all’omicidio di Chiara Poggi attraverso i dati forniti dal sistema d’allarme presente in quella casa. Secondo il tecnico incaricato delle verifiche, intervistato dalla trasmissione Mediaset, “c’è stata una disattivazione alle 09:12 del giorno dell’omicidio. Si poteva anche disattivare dall’esterno. C’è stata un’anomalia a l’01:52, sembrerebbe un test di prova per verificare se l’antifurto fosse efficiente perché c’è stata un’attivazione e una disattivazione nell’arco di un minuto. Può esserci l’ipotesi che qualcuno lo abbia disattivato dall’esterno sia entrato e lo abbia riattivato. Si dice che possa essere successo per far uscire i gatti”, spiega.

Una considerazione che ha acceso le ipotesi tra gli ospiti presenti in studio. A cominciare dal conduttore di Zona Bianca, Giuseppe Brindisi: “Non molta gente poteva avere il telecomando dell’allarme e le chiavi di casa”, osserva. Un’affermazione a cui si aggiunge quella di Riccardo Signoretti, direttore del settimanale Nuovo, che prova ad allargare il quadro a una ricostruzione differente: “Questa è una rivelazione clamorosa, Chiara Poggi potrebbe non aver dormito da sola quella notte. La stessa notte sono state viste le luci accese a casa della nonna, che qualcuno sia stato lì e poi si sia spostato a casa dei Poggi?”, si chiede il giornalista. Ma Panicucci lo frena immediatamente con un richiamo alla cautela: “Ci teniamo a sottolineare che stiamo solo ragionando per ipotesi”, conclude la conduttrice.

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