La cerimonia é solenne. L’annuncio è stato dato da monsignor Vincenzo De Gregorio, abate della Cappella del Tesoro di San Gennaro, alle ore 9:13. Il miracolo si è compiuto. Come da tradizione, in attesa delle celebrazioni, le parenti di San Gennaro (che sono le devotissime) hanno intonato le litanie per invocare il prodigio. Secondo la leggenda, il sangue di San Gennaro si sarebbe liquefatto per la prima volta nel IV secolo d.C. proprio durante il trasferimento a Napoli delle spoglie del santo. Storicamente, però, il miracolo è stato annoverato per la prima volta nel 1389 così come racconta il Chronicon Siculum. Durante le celebrazioni per la festa dell’Assunta erano state esposte ampolle contenenti le reliquie: il 17 agosto, secondo la cronaca del tempo, il sangue si sarebbe liquefatto come se fosse sgorgato quel giorno stesso dal corpo di San Gennaro. Da allora studiosi, religiosi, scienziati e ricercatori di tutto il mondo hanno tentato di dare una spiegazione scientifica alla liquefazione. Occorre precisare che la Chiesa parla sempre di prodigio mai di miracolo. Nel corso dei secoli, però, i fedeli non hanno mai smesso di ritenere l’evento prodigioso come un vero e proprio miracolo, segno della Protezione Divina.
Il 16 dicembre si parla di miracolo laico e ricorda l’eruzione del Vesuvio del 1631 quando i napoletani chiesero l’intercessione del Martire per scongiurare la distruzione della città. La cerimonia è l’unica gestita dalla Deputazione di San Gennaro e non direttamente dall’Arcidiocesi: si svolge nella Cappella del Tesoro di San Gennaro all’interno del Duomo, è presieduta dall’abate Vincenzo De Gregorio. Ecco alcuni esempi di “mancato miracolo” ricordati dai napoletani: 1939 e 1940, il sangue non si sciolse nell’anno in cui scoppiò la Seconda guerra mondiale (1939) e nell’anno in cui l’Italia annunciò l’ingresso nel conflitto (1940). 1973, anno dell’epidemia di colera. 1980, terremoto in Irpinia. Dicembre 2020, in piena pandemia Covid. Vogliamo ricordare chi era San Gennaro? vescovo di Benevento, decapitato il martire il 19 settembre 305 d.C. Il suo sangue fu raccolto da Eusebia, probabilmente la sua nutrice, che lo consegnò all’allora vescovo di Napoli.
La reliquia è conservata ancora oggi in due ampolle custodite in una cassaforte con doppia serratura nel Duomo di Napoli: una è riempita per tre quarti, mentre l’altra è semivuota perché parte del suo contenuto fu sottratto da re Carlo III di Borbone che lo portò con sé in Spagna. I grumi rappresi, scuri e solidi, si sciolgono durante i tre “miracoli annuali” occasioni e il sangue assume il colore rosso vivo. E comincia la processione per il selfie con bacio della teca. E fa sorridere la battuta di Massimo Troisi: “San Gennà, cambio parrocchia…”Quasi, quasi davanti all’invasione selvaggia del distruturismo.