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Re Carlo III non è guarito dal cancro, ma sta meglio. Rompe il protocollo e guarda in faccia i suoi sudditi. La malattia come mezzo per dialogare in maniera onesta

Diagnosticato nel febbraio del 2014, il cancro del re è diventato un fatto pubblico, una materia sulla quale definire il suo breve regno che si interporrà tra l’eterna Elisabetta II ed un futuro molto incerto per la monarchia

di Antonella Zangaro
Re Carlo III non è guarito dal cancro, ma sta meglio. Rompe il protocollo e guarda in faccia i suoi sudditi. La malattia come mezzo per dialogare in maniera onesta

Non è guarito, ma sta meglio. Rompendo ogni protocollo e andando contro qualsiasi tradizione, re Carlo III guarda dritto in faccia le telecamere della tv britannica e dà aggiornamenti sulla sua malattia.

Diagnosticato nel febbraio del 2014, il cancro del re è diventato un fatto pubblico, una materia sulla quale definire il suo breve regno che si interporrà tra l’eterna Elisabetta II ed un futuro molto incerto per la monarchia.

A maggior ragione, forte della volontà di dare un senso alla corona e di farlo nel più nobile dei modi, Carlo III ha deciso di parlare apertamente del cancro che gli è stato diagnosticato mentre si trovata alla London Clinic di Marylebone, per esercitare tutto il potere che gli resta e aiutare i suoi sudditi, distratti, a sviluppare una maggiore consapevolezza.

“Oggi posso condividere con voi la buona notizia che, grazie alla diagnosi precoce, all’intervento efficace e all’adesione alle prescrizioni mediche, il mio programma di cure oncologiche potrà essere ridotto nel nuovo anno”. Il messaggio è stato registrato un paio di settimane prima nella sua residenza londinese di Clarence House, a pochi passi da Buckingham Palace.

Seduto accanto a fiori e lampade, con la luce che filtra dalle finestre alle sue spalle, Carlo III ha mantenuto un tono rassicurante, da saggio che può parlare a ragion veduta perché è tutto scritto sulla sua pelle, forgiato dalla sua stessa vita. La malattia è diventata il canale per dialogare in maniera più onesta e diretta con il suo popolo, la decisione di non rivelare mai quale forma di tumore lo abbia colpito è stata consapevole, per abbracciare tutti i malati, senza creare una categoria diversa dalle altre.

“Questo traguardo è sia una benedizione personale che una testimonianza dei notevoli progressi compiuti negli ultimi anni nella cura del cancro; – ha affermato il sovrano – una testimonianza che spero possa dare coraggio al 50% di noi che riceverà una diagnosi di questa malattia ad un certo punto della propria vita”.

I numeri sono impietosi e lo sguardo del re ogni tanto cede verso il basso, consapevole della solennità e gravità della situazione. Quando prese carta e penna per spiegare cosa gli fosse accaduto quando si era recato in clinica per un “semplice” adeguamento della prostata che ha poi rivelato la presenza del tumore nel suo corpo, i click sulle pagine del sito del sistema sanitario britannico erano andati alle stelle. Gli inglesi si erano messi ad indagare e avevano fatto un salto nella consapevolezza del valore della diagnosi precoce.

Ma la sua missione non si era fermata lì, da qual momento Carlo III ha incontrato malati, medici ed associazioni caritatevoli che si occupano della malattia per continuare senza sosta la sua campagna di sensibilizzazione e salvare vite.

Ha ammesso di non essersi mai sottratto a ciò che gli veniva prescritto, citando Churchil, “Keep buggering on” spesso abbreviato in KBO, tradotto, “continuando ad infastidirmi” per spiegare lo spirito di perseveranza, tenacia e determinazione davanti alle avversità.

Come quando, lo scorso marzo, aveva dovuto cancellare tutti gli appuntamenti per essere ricoverato a causa degli “effetti collaterali delle terapie” che avevano richiesto degli accertamenti.

Era stato definito “un piccolo urto” nel percorso che, però, ad oggi non viene definito concluso. Carlo III non ha mai parlato di guarigione, come invece ha potuto fare Kate Middleton, ricoverata insieme a lui per un’altra forma tumorale, anche qui mai definita, dalla quale però si è detta guarita a gennaio di quest’anno.

L’adesione di un re alla campagna “Stand up for cancer 2025”, condotta da Cancer research UK e Channel 4 per raccogliere fondi per la ricerca e incoraggiare le persone a fare screening, è diventata il luogo nel quale il sovrano ha potuto ridare un ruolo forte e potente alla monarchia, un risposta anche a chi ne mette in discussione l’utilità, soprattutto quando si fanno i conti con il suo costo e con gli scandali che, suo malgrado, ne appannano l’autorevolezza.

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