Non sono poche le sorprese della quindicesima stagione di “MasterChef Italia”. Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli da giovedì 11 dicembre in prima serata, in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now, accenderanno la cucina più famosa d’Italia. Alle selezioni nuovi aspiranti concorrenti con alle spalle storie spesso difficili, commoventi e con un 92enne ex miliare più carico che mai.
Per conquistare la Masterclass selezione serrata: con 2 sì su 3 si accede ai Creative Test. I cuochi possono giocarsi l’All-In. Torna la “vedetta” Chiara Pavan, al lavoro a supporto dei giudici e poi, durante la gara, protagonista delle nuove Green Mystery Box esterne spettacolari: aspiranti chef in campo nello Juventus Stadium. In Norvegia per scoprire la cucina nordica, a Cagliari tra le tante tradizioni della Sardegna, nella patria della salsiccia di Bra e in quella del Parmigiano Reggiano in Emilia-Romagna. Tra i grandi ospiti: l’atteso ritorno di Jeremy Chan, chef e co-fondatore di Ikoyi a Londra, Ciccio Sultano, 2 Stelle Michelin nel ristorante Duomo di Ragusa, la consueta e temuta prova di pasticceria con Iginio e Debora Massari, Jessica Rosval, allieva di Bottura, con le donne del suo progetto Roots, Ángel León, 3 Stelle Michelin con il ristorante Aponiente a Cadice (Spagna).
“Non esiste innovazione senza tradizione”
“Una cosa in cui siamo tutti d ‘accordo che non può esistere innovazione senza tradizione. In questa edizione di MasterChef Italia abbiamo lavorato tantissimo sulle basi. Ossia di comunicare la tradizione italiana, la grande rappresentazione della nostra cultura gastronomica. Tutto questo serve per essere creativi, contemporanei e soprattutto non vogliamo dire essere nuovi, ma moderni”, hanno detto all’unisono i tre giudici.
Cannavacciuolo ha sottolineato come oggi sia “importante mettere in luce il prodotto, la provenienza e l’ingrediente. Davanti all’ingrediente poi si parla di tradizione e innovazione, di tecnica, di cottura, di maturazione, di divisione, cioè tutte quelle che fanno venire fuori al 100% il sapor”e.
Locatelli ha aggiunto: “La cosa interessante è che si stanno re-introducendo nel mercato quelli che erano dei prodotti che si erano un po’ persi nella storia. In particolare i frutti come le pere volpine, le mele campanine… Si erano un po’ perse perché il mercato voleva un certo tipo di prodotti, devono essere tutti uguali, tutti belli, ma la storia è un’altra, la nostra storia soprattutto è un’altra. La forza di uno chef è conoscere gli ingredienti, quando tu conosci gli ingredienti puoi disegnare, puoi dipingere una grande ricetta. Sennò tutti prendiamo i libri di cucina e seguiamo le indicazioni passo dopo passo i grammi e tutto il resto”.
“Un cambiamento incredibile in 15 stagioni del programma”
“C’è stato un cambiamento incredibile in questi quindici anni di programma anche proprio nelle ambizioni dei concorrenti dalle prime puntate, dalle prime edizioni. – ha affermato Barbieri – Ricordo nella prima edizione, come cucinavano, ma soprattutto anche come aveva vinto il vincitore Spiros…E andate a vedere come è cambiato negli anni, come sono cambiati concorrenti, come è cambiato il cibo, come è cambiato l’approccio di queste persone. Oggi arrivano che sono preparati, la gente sa tante più cose anche grazie a MasterChef. A questo punto va cambiato lo stile della persona, il pensiero… Oggi tutti andiamo a fare la spesa e la facciamo in un modo diverso, perché comunque MasterChef ha raccontato delle storie estremamente importanti, vere… Ha raccontato davvero la storia e l’evoluzione che c’è stata grazie davvero anche a tutto quello che c’è in giro e c’è intorno perché in questo Paese c’è una grande possibilità per fare questo tipo di lavoro e va sfruttata e va raccontato. Non solo da noi che siamo dei cuochi, ma anche dagli addetti ai lavori e giornalisti”.
E ancora: “Dovremmo imparare davvero imparare a raccontare questo Paese, la nostra storia perché attraverso il cibo ci sono delle cose meravigliose che raccontano il territorio, i produttori. Si racconta chi va veramente ogni giorno a lavorare nei campi, a mungere le vacche, a raccogliere i funghi… Perché non è solo fare i piatti con quei quattro prodotti che girano, che diventano di moda”.
“Bisogna insegnare sin dalle elementari all’educazione al cibo”
Cannavacciuolo poi ha tracciato un bilancio sulla cucina di oggi in Italia e nel mondo: “Oggi si sono delle realtà che per tante esigenze hanno abbassato tanto i prezzi, ma così facendo alla fine abbassi pure la materia prima, perché la conosciamo. La materia prima costa, non può più arrivare sulle tavole con la semplice trattoria, perché il pollo e il coniglio hanno i prezzi che non avevano vent’anni fa. Dobbiamo fare un intervento già dalle scuole elementari per cominciare a parlare di cibo, quello che oggi mangiamo domani può essere un lavoro perché viviamo in un Paese dove c’è tutto”.
Infine: “Poi dobbiamo insegnare la lotta allo spreco, far capire che anche dietro una semplice foglia di lattuga c’è un grande lavoro. Abbiamo un altro problema di partenza: in casa non si cucina più. Una volta si entrava in una casa e si sentiva per prima cosa, l’odore del cucinato oggi non si sente più. Quindi ci sono bimbi abituati a mangiare sul piattino di plastica con wurstel e patatine che fanno schifo. Qui dipende anche cosa trovano in mensa. E lì bisogna intervenire anche investendo più soldi per il cibo nelle scuole. Infine ci vuole l’educazione alle proteine alternative vegetali. Perché non insegnare ai bambini a mangiare pasta e fagioli, ricchi di proteine?”.