Crime

Massimo Giletti è stato aggredito e colpito con un pugno da un ex esponente dei servizi segreti mentre tentava di intervistarlo sul caso Emanuela Orlandi

La persona inseguita da Giletti, lo dice lo stesso giornalista, è un ex agente dei servizi segreti che aveva fatto parte del Sisde

di Alessandra De Vita
Massimo Giletti è stato aggredito e colpito con un pugno da un ex esponente dei servizi segreti mentre tentava di intervistarlo sul caso Emanuela Orlandi

Massimo Giletti è stato aggredito in centro a Roma mentre stava rivolgendo delle domande a un uomo che prima gli ha rilasciato un’intervista e poi lo ha colpito con un pugno, rifiutando di rispondere ad ulteriori domande sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi.

L’aggressione

Il giornalista stava lavorando a un servizio sul mistero della scomparsa della cittadina vaticana avvenuta nel 1983, per il programma in onda su Rai 3 ‘Lo stato delle cose’, per cui il conduttore ha scelto di seguire la cosiddetta pista familiare che vede al centro lo zio di Emanuela Mario Meneguzzi, scomparso da diversi anni. La persona inseguita da Giletti, lo dice lo stesso giornalista, è un ex agente dei servizi segreti che aveva fatto parte del Sisde: lo stesso ascoltato giovedì scorso dalla commissione parlamentare di inchiesta dopo che proprio ‘Lo stato delle cose’ aveva ricostruito che Mario Meneguzzi, zio di Emanuela Orlandi, era stato avvertito del fatto che gli stessi Servizi all’epoca lo stessero pedinando (fonte: Rainews). Del resto, è già noto che l’uomo fosse stato attenzionato dagli inquirenti ma i sospetti contro di lui caddero presto perché non vennero riscontrati elementi di prova sul suo coinvolgimento nella scomparsa della ragazza avvenuta il 22 giugno del 1983. E il suo alibi – quel giorno era a 200 chilometri da Roma insieme alla moglie Lucia, alla figlia Monica e alla cognata Anna Orlandi – venne, evidentemente, riscontrato da chi indagò all’epoca. “Ma fu fatto molto poco”, ha dichiarato ieri Giletti in trasmissione. Secondo quanto riporta Rainews, la soffiata a Meneguzzi all’epoca sul fatto che lo stessero pedinando, sarebbe arrivata “da una persona legata ai servizi segreti: Giulio Gangi, oggi deceduto, che lavorava in coppia proprio con l’uomo coinvolto nell’episodio”. Lo stesso Gangi sin da subito si mise sulle tracce della Vatican Girl, e a quanto pare conosceva i cugini di Emanuela tra cui il figlio di Mario Meneguzzi, Pietro. “Gangi lo conoscevo, lavoravamo al Sisde” ha dichiarato l’ex agente che ieri ha colpito Giletti (prima di aggredirlo) ma l’uomo ha anche negato di conoscere le motivazioni per cui Meneguzzi sarebbe stato all’epoca avvisato del pedinamento nei suoi confronti. L’uomo ha negato di aver avvisato Gangi: “Se uno è corrotto non significa che lo sono tutti. Non so se e perché lo abbiano avvisato”, ha dichiarato a Giletti. “I servizi avvisarono lo zio di Emanuela che era pedinato e chiamò qualcuno dei Servizi per chiedergli chi lo seguisse”, ha dichiarato ieri in tivù Giletti.

“Mi ha colpito una seconda volta mandandomi per strada”

“Chi è il soggetto in questione? È un ex dei servizi segreti, che ha fatto anche la legione straniera e credo sia stato anche tra i paracadutisti. Giovedì scorso, quando è stato ascoltato e interrogato da Andrea De Priamo, presidente della commissione Orlandi – spiega Giletti all’ANSA – ho provato a intervistarlo sulla vicenda. Sto seguendo infatti una pista che non è stata mai approfondita: il coinvolgimento dello zio Mario Meneguzzi nel rapimento di Emanuela Orlandi. Nel momento in cui l’ho incalzato per quattro, cinque minuti, chiedendogli come mai i servizi segreti avessero avvertito lo zio di Emanuela del fatto che era pedinato dalla polizia, ha perso la testa, si è girato e mi ha colpito come un pugno. Io, che sono alto e vaccinato, sono nato in strada e ho fatto parecchie battaglie da ragazzino, non mi sono spaventato e ho insistito. Quello che manca purtroppo nel filmato è una seconda parte, in cui mi ha colpito di nuovo violentemente mandandomi in mezzo alla strada: purtroppo ha colpito anche il telefono che è andato in tilt”. E infine “denunciare? Come diceva Minoli, sono un giornalista di strada, e i giornalisti di strada sanno quello che succede quando fai domande scomode: il primo a colpirmi, vado a memoria, fu Umberto Bossi, parliamo del 1992-1993, gli anni di Mixer. Quando fai domande scomode, anche i politici perdono la testa. Io volevo querelare, Minoli mi disse: uno come te prende e incassa”,

Il servizio

La scorsa settimana, “Lo Stato delle cose” aveva diffuso la notizia della perquisizione da parte dei Carabinieri della casa di Mario Meneguzzi in località Torano, a Spedino, (la stessa in cui si trovava il giorno in cui venne rapita sua nipote). Tale perquisizione è avvenuta nel 2024, dopo che la figura di Meneguzzi era stata nuovamente tirata in ballo da Enrico Mentana durante il Tg La7. In quel servizio venne mostrata una lettera all’allora segretario di Stato del Vaticano di un sacerdote sudamericano, padre spirituale della sorella di Emanuela, Natalina Orlandi che aveva confessato al prete di aver ricevuto delle “semplici avances verbali da parte di mio zio che però caddero lì” (ha precisato poi in conferenza stampa, nel 2023, la donna). Per questo motivo, “Zio Mario” venne indagato all’epoca dei fatti ma la sua posizione fu presto archiviata con un nulla di fatto. Ieri, Giletti ha parlato di una nuova perquisizione avvenuta in un altro appartamento, mostrando nuovamente i documenti della Procura che risalgono ai giorni della scomparsa da cui si legge che anche il fidanzato di Natalina all’epoca disse ai Carabinieri delle avances ricevute. In quell’occasione, Natalina confermò alle forze dell’ordine i fatti (avvenuti nel ’78, cinque anni prima, ndr) ribadendo il suo imbarazzo per gli atteggiamenti di suo zio “a cui risposi sempre negativamente”: così disse al sostituto procuratore Domenico Sica che era a capo delle indagini.

La smentita della famiglia

“Siamo stati tutti quanti pedinati, mi sembra che cascate dal pero. Siamo stati controllati tutti, sia gli Orlandi che noi Meguzzi, è stato scritto dappertutto. Gli inquirenti giustamente all’inizio hanno voluto verificare che in famiglia non ci fosse qualche problema ma non ci hanno ancora arrestati. Siamo qui dopo 42 anni e siamo tranquilli” ha detto ieri Giorgio Meneguzzi, figlio di Mario, all’inviata de Lo Stato delle cose. “Sugli inseguimenti non furono i Servizi che avvisarono mio zio ma il contrario – ha spiegato ieri Pietro Orlandi con un messaggio sui social –, mio zio si sentiva seguito, avvisò Gangi perché aveva paura e non sapeva chi fossero. Gangi disse: prendi la targa, gli lesse la targa e dopo un po’ gli dissero, di stare tranquillo perché era una loro auto. Comunque Giletti inventa date, fa passare che siano indagini attuali evitando di dire che ci furono indagini approfondite e chiuse perché non fu provato nulla”.

Precedente
Precedente
Playlist

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione