Crime

“Io dico tutti i nomi della squadra della morte tanto ho 90 anni: anche se mi vogliono ammazzare son pronta”: un’ex suora mostra a Fedez un documento inedito sul Mostro di Firenze

Annamaria Mazzari, ex assistente spirituale di Pacciani, mostra un foglio con 7 nomi mai divulgati legati ai delitti: il documento è attualmente oggetto di perizia scientifica

di Alessandra De Vita
“Io dico tutti i nomi della squadra della morte tanto ho 90 anni: anche se mi vogliono ammazzare son pronta”: un’ex suora mostra a Fedez un documento inedito sul Mostro di Firenze

“Io dico tutti i nomi, tanto ho 90 anni: anche se mi vogliono ammazzare son pronta”: a dirlo è Annamaria Mazzari ai microfoni di Fedez e Mr. Marra, per l’ultima puntata di Pulp Podcast sul mistero del Mostro di Firenze. La rubrica trasmessa su Youtube aveva già affrontato la terribile saga del serial killer che negli anni ’70 e ’80 ha seminato il terrore nelle campagne fiorentine. Dopo le puntate che avevano svelato la suggestione per cui i duplici delitti del Mostro e quelli di Zodiac potessero appartenere alla stessa mano, la nuova tappa del racconto, intitolata “La suora che detiene i segreti di Pacciani e del Mostro di Firenze”, lascia emergere documenti e testimonianze finora mai divulgati.

I delitti del Mostro

Le vittime degli otto duplici delitti, lo ricordiamo, erano sempre e solo coppie di fidanzati trucidati in auto (solo l’ultimo delitto è avvenuto in una tenda in località Scopeti) mentre erano in intimità. Alcuni dei 16 delitti sono rimasti irrisolti, per altri fu arrestato, negli anni ’90, il contadino Pietro Pacciani, insieme ai suoi “compagni di merende”, Mario Vanni e Gianni Lotti che sono stati accusati per quattro degli omicidi del Mostro. Pacciani, assolto in appello, morì prima del secondo processo d’appello. Sulla sua colpevolezza i dubbi si addensano da tempo, per l’assenza di prove schiaccianti. Quella del Mostro, ad oggi, è considerata una storia ancora irrisolta che ha generato diversi scenari di indagine.

Le confessioni di Pacciani a suor Annamaria

Intervistata da Fedez la Mazzari ha rivelato dettagli importanti sulla terribile vicenda del Mostro, raccontando episodi e fatti della sua vita precedente: quella in cui era suor Elisabetta. La donna, che nel 2004 “si è spogliata”, rinunciando ai voti, non era una suora qualunque. Suor Elisabetta è stata l’assistente spirituale di Pacciani in carcere. E a Pulp Podcast ha raccontato la sua idea sui fatti del Mostro e sul coinvolgimento di Pacciani. Prima però di vuotare il suo sacco, l’ex suora ha recitato una preghiera in diretta “Perché il Signore faccia sì che io dica tutto nella maniera più giusta e precisa possibile”. “Ho trascorso 47 anni in quell’istituto (il carcere di Sollicciano, ndr), non è stato un capriccio ma il ricercare la verità – dice – attraverso la parola di Dio. Il mio ordine era nato per servire i poveri e io ho cercato sempre Dio negli ultimi. Tutto è iniziato nel 1985, ero in una parrocchia a Firenze, facevo catechismo ai bambini quando mi arrivò una lettera di un ragazzo di nome Michele. Mi chiese si andare a trovarlo, era dentro per spaccio e rapina. Ne conobbi tanti altri di giovani, tutti così. Iniziai i miei colloqui con questi ragazzi”. Poi arrivò un altro detenuto da suor Elisabetta e non era un ragazzo di periferia con un trascorso difficile ma un contadino dal passato molto controverso, Pietro Pacciani. “L’ho conosciuto quando è entrato per le figlie (vittime di abusi da parte del padre, ndr), mi ha cercato lui nel 1987 per i colloqui. “Queste figliolacce mi hanno denunciato”, diceva (le figlie lo denunciarono perché vittime di maltrattamenti e abusi da parte del padre, ndr). Quando lo conobbi Pacciani on era stato ancora accusato di essere il Mostro di Firenze. Dopo i fatti del mostro, andavo da lui tutte le settimane. Nessuno lo andava più a trovare, lui faceva il pane in carcere”.

I conti del Pacciani

Annamaria non era solo l’assistente spirituale di Pacciani ma anche una persona di fiducia a cui l’uomo aveva affidato la gestione delle intere sue finanze, dei suoi conti. “Avevo tutto io in mano, anche i buoni postali rimasti in un suo armadio. Pacciani non si fidava dei Carabinieri, la moglie dopo il primo parto era rimasta menomata intellettivamente e delle figlie nemmeno si fidava. In tutto erano 160 milioni di lire, Pacciani li aveva affidati a me. Di denaro liquido erano 60 milioni. Un giorno mi diede tutte le sigle dei buoni e io andai alle poste di Mercatale per cambiarli ma la direttrice mi disse che finché era in carcere era tutto bloccato”. Ma è vero che in concomitanza dei delitti del Mostro Pacciani ricevette dei bonifici sui suoi conti? A questa domanda suor Annamaria ha risposto così: “Non erano tanti soldi, se consideriamo che come disse in un’intervista anche il procuratore Pier Luigi Vigna (che ha condotto l’inchiesta contro Pacciani, ndr), erano cifre normali per un grande risparmiatore come lui. Erano i risparmi di una persona normale. Lui lavorava tantissimo e tutto quello che prendeva lo metteva da parte e da quando si era sposato con l’Angelina, ritirava anche le pensioni dei suoceri per metterle via”. Nel corso del programma è intervenuto anche il criminologo Andrea Stecco che ha conosciuto suor Annamaria “Grazie a una persona comune”. Insieme, i due hanno mostrato in diretta “lettere anonime e documenti che non si trovano”, ha detto Stecco.

La pista esoterica e il medico perugino

In base a questi documenti e anche al suo rapporto con Pacciani, Annamaria ha tratto le sue idee sul Mostro. Parla “una squadra della morte, che comprende sette profili con un unico obiettivo”. Anche lei dunque sembra credere nella cosiddetta pista esoterica setta e ha maturato quest’idea, contestualizzando la storia del Mostro “in base a un mio studio, ripercorrendo sia periodo storico che a livello geografico. Le mie ricerche coincidono con l’inchiesta bis, quella che parla di mandanti ed esecutori dei delitti e che vede al centro la morte di Francesco Narducci”. Narducci era il medico perugino morto in circostanze misteriose e legato alla vicenda del Mostro. Il suo corpo venne ritrovato nell’ottobre del 1985 nel Lago Trasimeno. All’epoca si ipotizzò di un omicidio camuffato da un suicidio e che il medico perugino potesse essere coinvolto negli omicidi, ma non c’è mai stata una verità giudiziaria sul suo legame con i delitti.

L’inchiesta Bis sul Mostro

L’inchiesta citata è quella del magistrato Giuliano Mignini che, ai microfoni di Pulp Podcast ha dichiarato: “L’indagine che ho svolto ha portato nell’ottobre del 2001 all’apertura di un procedimento per l’omicidio di Francesco Narducci a carico di ignoti. Se voi parlate con i perugini lui era il mostro, dicevano “è morto, vedrete che non colpirà più”. Io lo conoscevo, andavamo nello stesso liceo, il “Mariotti”. Lo avevo anche visto negli ultimi giorni, lo incontrai una mattina tra il settembre e l’ottobre del 1985 (lui è morto l’8 ottobre, ndr). Stava armeggiando con la sua moto in Piazza Partigiani, dove all’epoca c’era la questura. Rimasi colpito dal suo aspetto sofferente, aveva un atteggiamento dimesso, qualcosa mi ha impressionato in lui. Ricordo una ferita, una cicatrice che partiva dal suo da occhio destro coperta da lenti scurissime occhi. Lo salutai ma fu evasivo, questo avvenne pochi giorni prima della scomparsa”.

La strana morte di Pacciani

Il criminologo Stecco dichiara: “Mi ha detto suor Annamaria che Pacciani fu solo un incidente di percorso, non faceva parte di questa squadra della morte ma ha conosciuto alcuni di questo team. Da lì a farlo diventare responsabile…elementi di prova contro di lui non ce ne sono. Ai tempi degli ultimi omicidi del Mostro aveva già avuto un infarto e varie problematiche fisiche: pensare che nel 1985 (l’anno dell’ultimop delitto) potesse rincorrere un ragazzo atletico…la vedo difficile”. Fedez ricorda che Pacciani prima di morire aveva assunto farmaci corticosteroidi, incompatibili con la sua patologia, che lo indussero alla morte. E che sul luogo della morte venne rinvenuto un grembiule massonico “Come segnale punitivo, come se lui avesse lambito determinati ambienti”. Non si parla della massoneria tradizionale ordinaria, “con delle regole e uno statuto, approvata e registrata dallo Stato ma di un movimento esoterico che non ha nulla a vedere con la massoneria”. Suor Annamaria torna poi su una questione focale, quella della pallottola calibro 22 ritrovata nell’orto di Pacciani nel 1994 e che, nonostante le discrepanze balistiche, divenne un elemento centrale dell’accusa. “Quella pallottola che hanno trovato era per strada: non è che si perdono così facilmente i proiettili. Luccicava, qualcuno l’ha messa lì. Un giorno in carcere un giovane che mi disse: “Quello che ammazza ha un gruppo di persone che vanno alla Calvana e lì questo signore li addestra al tiro a segno. Quest’uomo apparteneva a questa setta politica, erano tutti vestiti allo stesso modo. Costui, il Mostro, era un fanatico e frequentava un bar in Piazza Mercatale a Prato. Non ho mai chiesto o voluto sapere i nomi delle persone coinvolte”.

Franca e le feste nella villa

Mazzari, da sempre sostenitrice dell’innocenza di Pacciani, racconta inoltre le ricerche condotte con una sua amica, indicata solo con il nome di battesimo, Franca, e descrive serate avvenute negli anni ’80 in una villa potrebbe essere stata al centro di una rete collegata ai duplici delitti. Franca era una volontaria carceraria ma a differenza di Annamaria era laica, sposata con figli. “Frequentava ambienti alto borghesi sia socialmente che culturalmente – racconta la Mazzarri –. Io non sapevo i nomi di queste persone ma poi ho capito di chi si stesse parlando. Prendeva parte a cene con situazioni particolari da cui lei si era tenuta fuori ma di cui aveva saputo dalla moglie di un suo amico conosciuto. Queste che non erano semplici cene si tenevano a Prato. In questa casa, che venne anche perquisita dalla Polizia nell’ambito della vicenda del Mostro, vennero trovati volumi satanici. Franca non è stata mai sentita dagli inquirenti perché aveva subito minacce nei confronti di suo figlio e da quel momento decise di non parlare più”. Il proprietario della villa, noto farmacista del posto, venne sospettato di essere il mandante di quattro delitti del Mostro ma venne assolto nel 2008 con rito abbreviato “perché il fatto non sussiste”. Si tratta di Francesco Calamandrei e la sentenza di assoluzione è poi diventata definitiva, non lasciando spazio a ombre sulla sua persona. Nel 2012 è venuto a mancare, stroncato da un infarto.

Il documento inedito

Insieme al suo racconto, l’ex suora ha mostrato a “Pulp Podcast” un documento inedito, mai reso pubblico, di cui è entrata in possesso. Sopra questo foglio ingiallito dal tempo, battuti a macchina, ci sono sette nomi, la lettera “L” e alcuni numeri accanto a ciascuno e la dicitura “Retau 1974”. I sette nomi che compaiono sul foglio sono stati collegati tutti a vario titolo nel corso degli anni alla vicenda del mostro, ma in epoche e scenari investigativi differenti. Il documento è attualmente oggetto di perizia scientifica; i risultati preliminari saranno presentati nella seconda parte dell’episodio, in uscita lunedì. La seconda parte della puntata aggiungerà ulteriori elementi e aggiornamenti sulla perizia. Intanto, questi sette nomi sono ben leggibili e sono stati letti nel corso della rubrica da Fedez.

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