Niente sesso, siamo giovani. Parrebbe (e dico parrebbe perché, di anno in anno, escono sondaggi e studi con esiti diversi, tocca starci dietro come si può), insomma, parrebbe che i ragazzi della gen Z (13 – 28 anni), facciano poco sesso. Poco o nulla, a dirla tutta. Il Guardian ha pubblicato un maxi report con i dati del Centers for Disease Control and Prevention e risulta che, nel 2021, il 30% degli adolescenti affermava di aver avuto rapporti sessuali almeno una volta nella vita, rispetto al 38% del 2019 e con un enorme calo rispetto a tre decenni fa, quando più della metà dichiarava di aver avuto rapporti. Uno dice, sì ma lo studio riguarda gli Stati Uniti e invece tutto il mondo è paese, mai che un detto popolare sbagli: una ricerca pubblicata sul Journal of Sex Research esamina dati raccolti nell’ultimo decennio e relativi alla vita erotica di 180mila teenager in 33 nazioni. In 25 di queste nazioni il numero di giovani che riferivano di avere avuto un’esperienza sessuale si è sensibilmente abbassato, e non è aumentato in nessuno dei paesi presi in esame. Sicché, i giovani ritardano la prima esperienza sessuale. Pornografia? Pandemia? Lo vediamo poi. Fatto sta che, tra i ragazzi della Gen Z, un uomo su tre non ha mai fatto sesso con un partner, per le donne siamo a una su cinque (Kinsey Institute in collaborazione con Lovehoney). Potremmo citare altri studi ma il punto chiaro è che i ragazzi delle GenZ trovano il sesso – così come lo intentiamo noialtri, e attenzione che non è un dettaglio da poco – niente affatto fondamentale. E le domande si affollano nella nostra testa (di Millennial, o Gen X o quel che è): perché? Hanno capito qualcosa che alle generazioni precedenti è sfuggito? Lo fanno, sì, ma in modo diverso?
AH, LA MONOGAMIA
Sperimentano, amano senza distinzione di genere, e sognano la monogamia. Ce lo dice un sondaggio, sempre ripreso dal Guardian: i giovani della Gen Z idealizzano l’avere un solo partner per la vita. Un recente report dell’app di dating Feeld — che ha intervistato 3.310 persone dai 18 ai 75 anni in 71 paesi — ha scoperto che l’81% della Gen Z fantastica su relazioni monogame. “Fantasticare” non vuol dire volere ma sono dettagli: com’è il famoso modo di dire ‘stai attento a ciò che desideri perché potrebbe avverarsi?”. Non facciamo i vecchi avvelenatori di pozzi. Al contrario dei ragazzi, tra il 75 e l’80% dei Millennials, della Gen X e dei Baby boomer fantastica invece su relazioni aperte. ‘Quanta bellezza, quanta promiscuità”, ma dai 29 anni anni in su. O forse così bello non è? Perché se i Millennials e la Gen X preferiscono la non-monogamia etica (24% e 27%) e i Boomer preferiscono gli “amici di letto” (27%), la Gen Z parrebbe essersi stufata di parlare del poliamore. C’è un tweet diventato virale nel lontano 2022, nessuna memoria di ferro, lo ha ripreso Vogue India poco tempo fa: “Quando vedi una coppia in una relazione aperta, la vera domanda è: chi dei due l’ha proposta e chi dei due piange ogni notte?”. Secondo l’autrice del pezzo, Saachi Gupta, così la penserebbero i ragazzi, anche perché una buona percentuale non ha mai avuto una relazione seria con una persona, figuriamoci con più persone contemporaneamente. La Gen Z “subisce il fascino di quello che è più semplice anche perché da quando il dating si è spostato nel mondo digitale, è diventato sempre più complicato”. Quindi c’è bisogno di rassicurazioni. Il poliamore nasce per creare una struttura non gerarchica, dove l’amore non coincide con il possesso, solo che la non-monogamia, così come la vive oggi la Gen Z, finisce per riprodurre le stesse gerarchie, spesso a vantaggio degli uomini. Insomma, le relazioni aperte non sono soltanto divertimento e libertà e i più giovani parrebbero pensare che forse vale la pena sognare – almeno quello – un rapporto unico, che duri il più a lungo possibile. Non ci sono riusciti quelli più grandi di loro (i divorzi aumentano persino in terza età), ma chissà mai. Tra l’altro il sogno della monogamia porta con sé anche quello delle nozze perché secondo il Times solo il 21% dei giovani è d’accordo con l’idea che “il matrimonio sia irrilevante”, mentre vent’anni fa – tra i millennials – la percentuale era del 39%.
I RAGAZZI FANNO DAVVERO MENO SESSO DEI LORO NONNI?
Il Kinsey Institute e l’azienda di sex toys Lovehoney hanno messo insieme le forze per tirare fuori una classifica su ‘generazioni e sesso’ (immaginatelo pronunciato da Tony Effe).
Boomer (nati tra il 1946 e il 1964) —> fanno sesso 47 volte l’anno cioè 0,9 volte a settimana
Generazione X (45 – 60 anni circa) —> fanno sesso 62 volte l’anno cioè 1,2 volte a settimana
Millennial (27 – 44 anni circa) —> fanno sesso 73 volte l’anno, cioè 1,4 volte a settimana
Gen Z (13 – 27 anni circa) —> fanno sesso 36 volte l’anno cioè 0,7 volte a settimana
Ora, a parte le battute possibili sui decimi, parrebbe che in effetti i giovani facciano meno sesso dei loro nonni. Ma sempre nello stesso report si legge che quasi il 40% della Gen Z definisce sesso attività non penetrative. Sono lontani i tempi in cui fare sesso era indice di virilità o femminilità e persino una sorta di prova di normalità.
PORNOGRAFIA, PANDEMIA E TUTTO QUANTO
‘È praticamente ovvio’ che se si cerca un fattore principale e rilevante sul come mai i ragazzi della Gen Z abbiano una diversa considerazione del sesso e della sua importanza, quasi tutti dicano “eh, colpa della pornografia”. E invece – pur essendo importante rilevare che i ragazzi iniziano a guardare siti hard presto, troppo presto, tra gli 11 e i 13 anni – il peso del consumo di hard è del 15 o 20% (UCLA Porn & Youth, Kinsey Institute 2023, Common Sense Media 2022). Sì, è innegabile che la pornografia abbia un effetto inibitorio, creando una specie di ansia da performance, che sia ‘distorsiva’ rispetto ai corpi degli attori e delle attrici e che sia anche anestetizzante, perché la gratificazione è immediata. Ma ci sono altri fattori da tenere in conto. Ci sarebbe pure un modo di dire napoletano da usare all’uopo – chi sa sa – ma una delle prime cause che inibiscono la ricerca di rapporti fisici è l’ansia. Sempre lei, si traveste, cambia d’abito, ma si riconosce facile. La Gen Z vive l’atto sessuale come qualcosa che richiede stabilità emotiva, non come sfogo. Se non si sentono “sicuri dentro”, non lo fanno (fonti: Pew 2023–24, Gallup Youth Mental Health, UCLA 2022–25). Finito? No perché non va dimenticato che i giovani della Gen Z hanno passato un pezzo non irrilevante della loro età d’oro in casa, durante la pandemia di Covid. Sicché, due anni di socializzazione reale saltati a pie’ pari, aumento della dipendenza dagli spazi digitali, perdita o quantomeno ridimensionamento delle relazioni amorose in essere. Meno occasioni, meno sesso (fonti: UCLA COVID Social Development Study; Oxford Internet Institute). C’è un altro elemento, che cambia proprio il paradigma rispetto ai Millennial. Per la Gen Z l’atto sessuale è subordinato allo stato emotivo, non il contrario. “Se non mi sento al sicuro, non faccio sesso”, poche storie. Altro fattore, importante: la cultura del consenso. La paura di violare limiti senza accorgersene. O l’ansia perché una situazione non è così chiara. C’è tanta, tantissima strada da fare in materia di educazione sessuale – a partire dalle scuole – ma questi dati ci dicono che qualcosa si è fatto, che ci si muove nella giusta direzione su consenso e attenzione all’altro.
MENO SESSO MA ANCHE MENO INTIMITA’?
Ora vorrei dire, così gratuitamente, che Sesso Occasionale di Tananai non m’è mai piaciuta e non mi piace nemmeno ora ma quel “troviamoci una casa e non finiamoci più/Nel sesso occasionale” poteva evitarmi centinaia di parole. Tornando sul pezzo, pare che la Gen Z stia slegando l’idea di intimità da quella di sesso. Condivide paure, fragilità, orientamenti e identità. Come a dire, per noialtri che abbiamo ormai l’età dei datteri, l’intimità iniziava dal corpo, per loro dal linguaggio. Se la vicinanza emotiva diventa più importante del contatto fisico, è naturale che la soglia per il sesso si alzi. Qui torna in pista la monogamia, perché i ragazzi la sognano? Dentro un legame stabile, sicuro, silenzioso quando serve, il sesso può tornare ad avere un senso non come prova, ma come scelta? Per smorzare questo tono romantico va detto che la Gen Z è la prima ad avere a disposizione IA generativa e chatbot fin dall’inizio e a usarli spesso nella propria vita sentimentale. Come dire, l’Intelligenza Artificiale fa loro compagnia e dà loro consigli. Penseranno sia una forma d’amore? Speriamo di no, ma il discorso sarebbe lungo e non rimane che chiudere con una citazione sul sempiterno cambiamento delle relazioni sentimentali. “Pensai a quella vecchia barzelletta, sapete, quella dove uno va da uno psichiatra e gli dice: ‘Dottore, mio fratello è pazzo. Crede di essere una gallina’. E il dottore gli dice: ‘Perché non lo interna?’. E quello risponde: ‘E a me poi le uova chi me le fa?’. Beh, credo che corrisponda molto a quello che penso io delle relazioni tra uomo e donna, e cioè che sono assolutamente irrazionali e pazze e assurde, ma credo che continuino perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova”.