Se ad Hollywood non è la notizia più eclatante del nuovo secolo poco ci manca. Netflix ha ufficialmente acquisito Warner Bros Discovery. L’accordo prevede l’acquisto anche degli studi cinematografici e televisivi, di HBO e HBO Max e ha un valore aziendale totale (inclusi i debiti di WBD) di circa 82,7 miliardi di dollari. L’accordo ufficiale giunge dopo un’asta memorabile tra grandi agglomerati aziendali – oltre a Netflix erano in gara Paramount Skydance e Comcast – e dopo le posizioni pubbliche di diversi nemici del gigante dello streaming come il più volte premio Oscar, nonché creatore dei film che hanno più incassato nella storia del cinema, James Cameron. Il regista di Titanic aveva tifato apertamente per Paramount sostenendo addirittura che Netflix avrebbe distrutto il sistema delle sale cinematografiche come le conosciamo ora. Insomma, a nulla è valso l’appello di Cameron per un’industria dell’intrattenimento statunitense che corre sempre più verso la dissoluzione dell’esperienza della sala a favore dello streaming casalingo e, per altri versi, sull’uso smodato di AI per sostituire attori, sceneggiatori, registi e cast tecnici tutti.
Netflix ha comunque rassicurato l’intero mondo del cinema sostenendo che “manterrà le attuali attività di Warner e consoliderà i suoi punti di forza” tra cui proprio l’uscita in sala delle proprie produzioni. Gli accordi formali di Warner vogliono che ci sia un’uscita in sala dei propri film fino al 2029. Dal quartier generale del gigante dello streaming la parola d’ordine è dunque gettare acqua sul fuoco. A partire dal fatto che aggiungerà semplicemente le produzioni HBO e HBO Max nel proprio catalogo senza nulla toccare. “I nostri abbonati avranno a disposizione ancora più titoli tra cui scegliere”, gongolano da Netflix che, peraltro, spera di raggiungere un risparmio sui costi annuo di “2-3 miliardi di dollari entro il terzo anno dalla chiusura dell’accodo con WB”.
L’operazione risparmio dovrebbe contribuire quindi a aumentare gli utili per azione (cioè 27,75 dollari ad azione) entro il secondo anno da quando l’accorso entrerà in carica. Legali, tecnici e amministratori sono quindi al lavoro per un percorso di stipula che durerà all’incirca un anno e mezzo. “Questa acquisizione unisce due aziende di intrattenimento pioneristiche, combinando l’innovazione, la portata globale e il miglior servizio di streaming di Netflix con la tradizione secolare di narrazione di livello mondiale di WB”, hanno affermato in un comunicato congiunto le due grandi major. In pratica serie, film e franchise come The bing bang theory, I soprano, Il trono di spade, il Mago di Oz e l’universo DC Comics diventeranno formalmente di Netflix.
Come ricorda Variety però non sembra tutto filare liscio. Già nelle prossime ore il primo ostacolo per Netflix nell’acquisto di Warner riguarda l’antitrust, punto segnalato da tempo dai dirigenti della Paramount. In sintesi vanno prese le parole del deputato repubblicano californiano Darrell Issa che il 13 novembre scorso aveva inviato a Trump una letteera con le proprie oggettive preoccupazioni: “Con oltre 300 milioni di abbonati globali e un vasto catalogo di contenuti Netflix detiene attualmente un potere di mercato senza pari”. Una fonte citata sempre da Variety sostiene che se si scoprisse che Netflix non ha sufficienti requisiti per l’approvazione degli enti regolatori antitrust, l’azienda di Ted Sarandos sarebbe costretta a pagare una penale di 5,8 miliardi di dollari a Warner Bros D. Sarandos dal canto suo parla di una procedura “estremamentee velocità” per siglare l’approvazione normativa, ma soprattutto che l’acquisizione di WBD “rafforzerà le capacità degli studi Netflix” e “porterà alla creazione di nuovi posti di lavoro proprio nel settore della produzione di nuovi contenuti”.
“Unendo l’esperienza degli iscritti e la portata globale di Netflix con i rinomati franchise e l’ampia libreria di WB l’azienda creerà un valore maggiore per i talenti, offrendo maggiori opportunità di lavorare con proprietà intellettuali amate, raccontare nuove storie e connettersi con un pubblico più vasto”. Ancora un paio di notazione a margine di un’acquisizione che se andrà in porto avrà realmente, nel bene o nel male, una portata rivoluzionaria nell’industria dell’audiovisivo. A pensare male sono la Directors Guild of America e la catena di sale Cinema United che esprimono preoccupazione per il fatto che le produzioni Netflix hanno spesso snobbato l’uscita in sala se non in alcuni sporadici casi quando, per concorrere agli Oscar, il gigante dello streaming ha fatto compiere il minimo passaggio necessario ai film in sala per poi poterli candidare. Circa 15 anni fa fu l’allora capo della Time Warner, Jeff Bewkes, a deridere Netflix sul New York Times sostenendo che l’arrivo del player in streaming andava paragonato ad una scenetta comica in cui “l’esercito albanese conquista il mondo”. Un trapasso feroce che, a dire il vero, non poteva prevedere la pandemia globale di Covid tra il 2020 e il 2022 che ha letteralmente tagliato le gambe alle classiche major che non avevano ancora sbocchi in streaming.