Cultura

La storia della Mostra d’Oltremare in un docufilm sul declino e la rinascita di un’icona di Napoli

Il lavoro del regista Francesco Carignani e del direttore della fotografia Luigi Scaglione in anteprima il 2 dicembre al Teatro Mediterraneo

di Vincenzo Iurillo
La storia della Mostra d’Oltremare in un docufilm sul declino e la rinascita di un’icona di Napoli

La Mostra d’Oltremare è uno dei luoghi iconici di Napoli. Realizzata al tramonto del ventennio come monumento della propaganda fascista, sventrata dalle bombe della guerra, restaurata nella stagione del boom economico, poi il declino e l’abbandono (fu sede degli alloggi per gli sfollati del terremoto del 1980), la rifioritura come location di manifestazioni culturali, fiere e concerti, la storia della Mostra è una storia di cadute e rinascite, che impatta e colora trasformazioni culturali, urbanistiche e civiche della capitale del Sud.

Una storia ora descritta nel docufilm “La Mostra e una nuova Napoli”, che verrà presentato in anteprima il 2 dicembre alle 18.30 al Teatro Mediterraneo della Mostra d’Oltremare. L’evento – ad ingresso libero con prenotazione sulla piattaforma evenbrite – è inserito nel cartellone ‘Napoli2500’ (gli anni dalla nascita della città di Parthenope), e racconta “uno spazio per la città purtroppo parzialmente noto ai napoletani, che rischia di perdere degli spettacolari esempi di architettura, in alcuni casi già molto compromessi: grazie a questo documentario spero di sensibilizzare le istituzioni, ma soprattutto i cittadini, nella riscoperta e valorizzazione di questo spazio dall’alto valore culturale ed ambientale” commenta Francesco Carignani, regista del documentario realizzato con la fotografia di Luigi Scaglione e la produzione esecutiva di Oltrecielo AVPA.

Inaugurata nel 1940, la Mostra fu pensata come una grande vetrina delle ambizioni coloniali, culturali ed economiche dell’Italia nel Mediterraneo e oltremare, ma anche come un laboratorio di sperimentazione architettonica e urbanistica.

Il progetto generale venne affidato all’architetto Marcello Canino, affiancato da un gruppo di giovanissimi progettisti dell’epoca, tra cui Carlo Cocchia, Giulio De Luca, Venturino Ventura, Bruno Lapadula, Michele Capobianco, Roberto Pane, Luigi Cosenza e la prima donna laureata in architettura a Napoli, Stefania Filo Speziale. Diedero vita a un complesso unitario, caratterizzato da uno stile monumentale, razionalista e simbolico. La Mostra non doveva essere soltanto uno spazio fieristico, ma il fulcro di una vera e propria “nuova Napoli”, un quartiere moderno, turistico e polifunzionale, destinato a cambiare il volto occidentale della città.

Tra le strutture più rappresentative spiccano la Torre delle Nazioni, i grandi Padiglioni monumentali, il Laghetto di Fasilides, il Teatro Mediterraneo, e i vasti viali alberati che dovevano essere collegati ad altre importanti strutture della zona, come le terme, l’ippodromo, che trasformarono l’area in uno dei più grandi e importanti parchi urbani della città. Un progetto che coniugava architettura, spettacolo, benessere, sport e tempo libero, secondo una visione moderna e integrata dello spazio urbano e che proseguì con le trasformazioni della mostra, parzialmente distrutta durante la seconda guerra mondiale, nella nuova inaugurazione degli anni ’50.

È proprio in questo solco storico, politico e culturale che si inserisce il documentario, che, grazie agli interventi di esperti come Alessandro Castagnaro, Francesco Barbagallo, Giovanni Menna, Fabio Mangone e tanti altri, racconta la nascita, le trasformazioni e il valore simbolico della Mostra d’Oltremare fino ai giorni nostri, restituendone la complessità: da strumento di propaganda del regime a patrimonio architettonico, culturale e ambientale da tutelare e rilanciare.

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