Il match con il DNA e la condanna all’ergastolo - 5/5
Jacques esce nel 2014 e torna così per la terza volta a Perpignan. In questo caso, però, si arriva a una svolta. Il 10 ottobre le autorità trovano sulla scarpa di Mokhtaria Chaïb del materiale genetico. È compatibile con quello di Rançon. Lo arrestano lo stesso giorno. Dopo sei giorni di interrogatori, alla fine, l’uomo confessa tutto: ha ucciso Chaïb perché aveva iniziato a urlare e perché si era rifiutata di stare con lui. Il suo caso diventa subito nazionale e una sua foto, pubblicata sui giornali, attira l’attenzione di Sabrina, che riconosce in lui il suo aggressore del 1998, quindi lo denuncia. Messo alle strette, Jacques confessa il tentato stupro di Ouatiki e l’aggressione a Sabrina, poi ricostruisce anche l’omicidio di Gonzalez. Viene quindi accusato dalla Corte d’Assise di Perpignan dei due omicidi seguiti da stupro e da “atti di tortura e barbarie”, oltre ai tentativi di aggressione perpetrati ai danni delle due giovani donne. Il processo inizia nel marzo 2018, quando Rançon ha 58 anni, e l’uomo viene condannato all’ergastolo.
Nel frattempo, però, si fa avanti anche la procura di Amiens, che apre un’inchiesta sull’omicidio di Mesnage, avvenuto nel 1986. Jacques confessa il crimine nel giugno 2019, ma ad ottobre ritratta. Per la Corte d’Assise della Somme, però, è colpevole. E lo condanna per stupro e omicidio a 30 anni di carcere. In appello, la pena si trasforma in ergastolo con un minimo di 18 anni di detenzione. Jacques Rançon è stato quindi riconosciuto ufficialmente come serial killer e potrà ottenere la libertà vigilata soltanto nel 2036, quando avrà 76 anni.