Il primo omicidio ad Amiens e l’arresto per stupro - 2/5
Quella vissuta da Rançon è un’infanzia segnata dalla povertà e dalla violenza. Nasce il 9 marzo 1960, ad Hailles, nella Somme, è il più piccolo di 13 fratelli e la famiglia vive in una baracca. Per guadagnare qualche soldo, comincia a lavorare come buttafuori ai balli di paese. A metà degli anni Settanta tenta di violentare una giovane di 15 anni, Marie-Line. Il padre della ragazza lo scopre, lo porta in gendarmeria, ma non lo denuncia. A 19 anni, al funerale di suo padre, scopre di avere altri 15 fratelli da un precedente matrimonio e di aver perso il suo gemello un mese dopo la nascita.
Nel 1986 incontra una ragazza di nome Carole, i due si innamorano e si trasferiscono vicino Amiens, dove daranno alla luce un bambino. Comincia in questo periodo la lunga serie di violenze di Rançon. Proprio quell’anno, infatti, commette il suo primo omicidio. È il 28 giugno 1986 quando Isabelle Mesnage, una studentessa di informatica di 20 anni, sta passeggiando a Corbie. Rançon la avvista dall’interno della sua auto e la rapisce. Dopo diverse avances sessuali rifiutate dalla ragazza, lui la stupra e la strangola fino ad ucciderla. Le asporta i seni e i genitali, che mette in un sacchetto di plastica, quindi lascia il cadavere della giovane in strada. La polizia trova il corpo cinque giorni più tardi. La prima ipotesi è da subito quella della violenza sessuale, ma nessuna pista sembra valida e gli investigatori brancolano nel buio, fino a chiudere le indagini nel 1992. Intanto, a casa, Jacques diventa sempre più violento e Carole, che nel 1991 è incinta del loro secondo bambino, decide di lasciarlo, senza mai fargli incontrare il figlio.
Nel luglio 1992, Rançon entra per la prima volta in prigione. Tra il 19 e il 20 giugno, infatti, il serial killer rapisce e stupra, armato di un coltello, la 20enne Nathalie. La giovane non oppone resistenza, quindi Rançon la lascia andare, ma una volta libera Nathalie lo denuncia per stupro a mano armata. L’allora 32enne, quindi, viene arrestato e condannato a otto anni di carcere.