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Camorra, 44 arresti decapitano il clan Russo. Indagati anche un sindaco e un consigliere: “I soldi li ho cacciati, i voti dove stanno?”

Indagini del pm di Napoli Henry John Woodcock e dei carabinieri di Nola e Castello di Cisterna. Il procuratore Nicola Gratteri: "Lo scenario è cambiato, ora i Russo sono alleati coi Licciardi"
Camorra, 44 arresti decapitano il clan Russo. Indagati anche un sindaco e un consigliere: “I soldi li ho cacciati, i voti dove stanno?”
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Cambiano le alleanze di camorra, cambiano i metodi delle pratiche estorsive, si confermano i contatti tra la politica e i clan, quest’ultimi un evergreen delle indagini della Dda di Napoli: indagati per voto di scambio il sindaco di Cicciano Giuseppe Caccavale, (eletto nel 2023 per la terza volta), e il candidato sindaco sconfitto di Casamarciano Antonio Manzi, consigliere di minoranza. Secondo le accuse, i loro intermediari avrebbero procacciato voti attraverso uomini del clan Russo, egemone nel Nolano. Arrestato e ai domiciliari anche un candidato al consiglio comunale di Monteforte Irpino, Giovanni Mazzola, ma per un reato non elettorale: l’esercizio abusivo delle attività di scommesse nella sua agenzia irpina, altra attività sotto il controllo della cosca.

C’è questo e altro nelle 44 misure cautelari eseguite stamane dai carabinieri di Castello di Cisterna e di Nola, descritte nel corso di una conferenza stampa presso la sala convegni della Procura di Napoli. “Dalle indagini – ha affermato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri – è emersa una importante novità, il clan Russo è nuovamente alleato coi Licciardi (dunque con l’Alleanza di Secondigliano, ndr), si apre uno scenario importante in cui non c’è più una camorra parcellizzata che va per i fatti suoi”. Un’alleanza “che si estrinsecava nel settore del gioco di azzardo” come ha precisato il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno.

Inchiesta coordinata dai pm Henry John Woodcock e Francesco Toscano e condotta dai carabinieri, sintetizzata dal Gip Isabella Iaselli in una corposa ordinanza di circa 450 pagine con 18 capi di imputazione. Tra i quali spicca la vicenda dell’allora capo dell’Utc di Nola, l’architetto Rosa Pascarella, parte lesa di una tentata estorsione orchestrata dall’ingegnere Michele Russo, rampollo del clan, laurea ottenuta online e un lavoro in un centro di progettazione del posto. La dirigente dell’Utc si era opposta ad alcune pratiche edilizie di interesse di Russo – un parco residenziale nella frazione Piazzolla, una sanatoria di un suo immobile – e fu avvicinata “ripetutamente” da persone vicine a lui e al consigliere comunale di Nola Antonio Napolitano (finito ai domiciliari): “Stai attenta, mo’ stai esagerando…ti devi fermare”. Lei però non si è fermata e i lavori sono stati sospesi.

E anche la Curia di Nola si sarebbe piegata indirettamente ai metodi del clan Russo, che avrebbe provato a indirizzare la cessione di un terreno a Palma Campania. “La terra se la deve prendere Green Park”, queste le minacce arrivate a un geometra, e veicolate da uomini del clan in modo da far ritirare la concorrenza dall’affare che faceva gola alla ditta amica. Centrale la figura dell’ingegnere Michele Russo, “promotore ed organizzatore” insieme ad Antonio Russo dell’associazione a delinquere di stampo camorristico, che attraverso lo studio professionale dove lavorava “imponeva una consulenza, un progetto, qualcosa di più sofisticato rispetto ai soliti metodi, che aggiorna il metodo di estorsione”, ha spiegato Gratteri. Russo così si imponeva nelle compravendite immobiliari e nelle pratiche edili, il suo cognome e la sua provenienza familiare gli aprivano porte che dovevano rimanere chiuse.

Le indagini e le attività tecniche di intercettazione hanno attraversato la campagna elettorale delle elezioni amministrative di Casamarciano e Cicciano tra il 2022 e il 2023. A Casamarciano gli intermediari del candidato avrebbero comprato dal clan un pacchetto di voti in cambio di 18.500 euro. Si sente una intercettazione con queste parole: “I soldi li ho cacciati… i voti dove stanno?...”. A Cicciano invece il capo di imputazione riferisce una “utilità non meglio definita” alla base dell’accordo. In entrambi i casi il giudice ha però escluso l’aggravante camorristica. Indagini sono ancora in corso, invece, sulle pratiche che riguardano un Caf e i migranti. “Quello dell’agro nolano – ha spiegato il maggiore Andrea Coratza, comandante del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna – è un territorio solo apparentemente tranquillo, ma nessuno denuncia”.

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