Cinema

Papa Leone prega per la salvezza del cinema: “I grandi registi non sfruttano il dolore, lo indagano. Dare voce ai sentimenti complessi, contraddittori, talvolta oscuri che abitano il cuore dell’essere umano è un atto d’amore”

"La violenza, la povertà, l’esilio, la solitudine, le dipendenze, le guerre dimenticate sono ferite che chiedono di essere viste e raccontate”, ha detto il Pontefice dimostrando capacità produttive degne delle grandi major hollywoodiane

di Davide Turrini
Papa Leone prega per la salvezza del cinema: “I grandi registi non sfruttano il dolore, lo indagano. Dare voce ai sentimenti complessi, contraddittori, talvolta oscuri che abitano il cuore dell’essere umano è un atto d’amore”

Leone XIV prega per la salvezza del cinema. Durante l’udienza al Palazzo Apostolico in Vaticano dedicata al mondo del cinema, il Papa ha mostrato sincera preoccupazione per l’esistenza futura delle sale cinematografiche. “Stanno vivendo una preoccupante erosione che le sta sottraendo a città e quartieri. E non sono in pochi a dire che l’arte del cinema e l’esperienza cinematografica sono in pericolo. Invito le istituzioni a non rassegnarsi e a cooperare per affermare il valore sociale e culturale di questa attività”, ha affermato perentorio Leone XIV che nelle scorse ore, in vista dell’incontro con registi e attori, ha selezionato simbolicamente quattro titoli – La vita è meravigliosa (1946) di Frank Capra; La vita è bella (1997) di Roberto Benigni; Tutti insieme appassionatamente (1965) di Robert Wise e Gente comune (1980) di Robert Redford – mostrando una cinefilia non di poco conto.

La nostra epoca ha bisogno di testimoni di speranza, di bellezza, di verità: voi con il vostro lavoro artistico potete esserlo. Recuperare l’autenticità dell’immagine per salvaguardare e promuovere la dignità umana è nel potere del buon cinema e di chi ne è autore e protagonista. Non abbiate paura del confronto con la ferite del mondo. La violenza, la povertà, l’esilio, la solitudine, le dipendenze, le guerre dimenticate sono ferite che chiedono di essere viste e raccontate”, ha continuato Leone XIV dimostrando capacità produttive degne delle grandi major hollywoodiane.

Il grande cinema non sfrutta il dolore: lo accompagna, lo indaga. Questo hanno fatto tutti i grandi registi. Dare voce ai sentimenti complessi, contraddittori, talvolta oscuri che abitano il cuore dell’essere umano è un atto d’amore. L’arte non deve fuggire il mistero della fragilità: deve ascoltarlo, deve saper sostare davanti ad esso”, ha poi concluso il Pontefice.

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