Crime

“Un magistrato mi disse che anche il corpo di Emanuela poteva essere sotto la Casa del Jazz, dove ora si cerca Paolo Adinolfi”: parla Pietro Orlandi

Le dichiarazioni di Pietro Orlandi sugli scavi alla Casa del Jazz: un magistrato gli aveva riferito che lì potrebbe trovarsi il corpo della sorella Emanuela

di Alessandra De Vita
“Un magistrato mi disse che anche il corpo di Emanuela poteva essere sotto la Casa del Jazz, dove ora si cerca Paolo Adinolfi”: parla Pietro Orlandi

Sembra una regola non scritta, ma consolidata da decenni: ogni volta che dal sottosuolo della città di Roma sembra poter emergere un corpo sepolto, riecheggia il nome di Emanuela Orlandi.

Perché si scava alla Casa del Jazz?

Potrebbe esserci il corpo della cittadina vaticana scomparsa 42 anni fa, sepolto nei cunicoli sotto la Casa del Jazz a Roma? Se li stanno chiedendo in molti, dopo le attività di scavo iniziate ieri mattina sotto lo spazio culturale nato sulle ceneri del bene confiscato alla criminalità organizzata. Scavi partiti da una richiesta di verifica partita dall’ex giudice Guglielmo Muntoni: lì sotto potrebbero esserci anche i resti del magistrato Paolo Adinolfi, misteriosamente scomparso il 2 luglio del 1994, quindi undici anni dopo la scomparsa della cittadina vaticana. Due misteri tra cui non c’è una relazione apparente, almeno fino ad oggi.

Le parole di Muntoni

A mettere in relazione uno tra i più oscuri casi di scomparsa in Italia con l’altro, meno noto ma ugualmente inquietante del giudice, é lo stesso Muntoni che ha dichiarato: “Questa attività non è solo sul giudice Adinolfi. L’obiettivo è capire cosa si possa nascondere nell’antica e storica galleria che è sotto la Casa Jazz che trovammo trent’anni fa interrata. L’idea è che sia stata interrata per nascondere qualcosa ma c’è anche una botola di acceso che permetteva un recupero. Potremmo trovare dei corpi e uno dei corpi ipotizzati è quello del giudice Paolo Adinolfi: è una cosa che chiedo da 29 anni”. (fonte: Il Giornale)

La soffiata al fratello di Emanuela Orlandi

“Tempo fa un magistrato mi disse che secondo alcune sue ricerche il corpo di mia sorella si sarebbe potuto trovare lì – ha dichiarato ieri il fratello dell’allora quindicenne scomparsa, Pietro Orlandi, all’agenzia LaPresse –. Ne era abbastanza convinto. Quando ho letto la notizia del ritrovamento ci ho ripensato subito”. Anche l’avvocata Laura Sgrò della famiglia Orlandi, non esclude del tutto questo scenario. “Qualsiasi cosa possa trovarsi in quel tunnel è importante per non lasciare nulla di intentato”, insiste l’avvocato Sgrò ricordando poi che Pietro Orlandi “in passato aveva ricevuto una segnalazione che in quel tunnel potessero esserci i resti di Emanuela ma si tratta di una delle tante segnalazioni che riferivano di altri mille posti. Siamo nell’ambito della suggestione. Ogni approfondimento che viene fatto in relazione a una persona scomparsa è sempre positivo, che si tratti del giudice Paolo Adinolfi o di Emanuela Orlandi o di altre persone di cui non si cui non si conosce la fine”. (Fonte: Adnkronos)

I covi della Banda della Magliana

E come sempre accade quando ci si inoltra nei delitti irrisolti che gettano una lunga ombra sulla Capitale, c’è filo rosso che porta alla Banda della Magliana, l’organizzazione criminale che per decenni ha tenuto in pugno la città. Ancora dalle dichiarazioni dell’avvocato Sgrò a Adnkronos: “Quella era la casa di Enrico Nicoletti (il cassiere della Banda della Magliana, ndr) e un approfondimento sarebbe stato necessario già con la seconda inchiesta della procura di Roma, poi archiviata, sulla scomparsa di Emanuela, nata dalle dichiarazioni di Sabrina Minardi, ex fidanzata di Renato De Pedis, boss della Banda della Magliana. Al momento parliamo di suggestioni ma ogni approfondimento può essere utile”, ha concluso il legale. Che questo stabile dai (non più) insondabili anfratti a ridosso della Cristoforo Colombo, possa essere stato uno dei covi della Banda del Romanzo criminale di Roma, potrebbe non essere uno scenario distante dai fatti. In merito ai covi utilizzati dalla banda si è parlato già la scorsa estate, dopo la macabra scoperta di ossa umane nel vano ascensore di un padiglione abbandonato dell’ospedale San Camillo. Quest’ultimo, nel racconto fatto ai magistrati dalla amante di Enrico de Pedis Sabrina Minardi, era collegato a un covo della Magliana, nel quartiere Monteverde, proprio attraverso una galleria sotterranea. Le indagini della Squadra Mobile e, nella fattispecie, dell’ex poliziotta Giovanna Petrocca ne verificarono poi l’esistenza, così come era stato descritto da Sabrina Minardi.

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