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Amano più le donne degli uomini, conoscono 200 parole, niente corsa di fianco alla bici o in borsa: “Parola di cane”, un libro di consigli e stimoli per un rapporto “bidirezionale” tra uomo e cani

Comunicazione, preferenze e limiti di un rapporto bidirezionale: un libro svela cosa vorrebbero dirci i nostri amici a quattro zampe

di Davide Turrini
Amano più le donne degli uomini, conoscono 200 parole, niente corsa di fianco alla bici o in borsa: “Parola di cane”, un libro di consigli e stimoli per un rapporto “bidirezionale” tra uomo e cani

Se un cane parla bisogna stare ad ascoltarlo con molta attenzione. No, non ci riferiamo a Chico, il maltipoo più celebre di Instagram che discetta di “bistecchine” e “podomori” tra una disputa con kato e una giusta reprimenda al suo compagno Francesco Taverna. In Parola di Cane (Baldini+Castoldi) è un immaginario e simbolico Cane (con la maiuscola e in prima persona, anche se dietro all’invenzione letteraria ci sono Sara De Cristofaro e Lauretana Satta) a dare consigli, suggerimenti, talvolta anche necessari e diretti avvertimenti agli umani lettori. Certo, stiamo parlando di un rapporto speciale che risale alla notte dei tempi e si è evoluto nei millenni di coabitazione diventata oramai intima e casalinga.

Un “legame e una relazione veramente straordinari” ma che, come dice l’autore canino del libro, non sono affatto “scontati”. Non solo il cane va compreso nelle sue caratteristiche psicofisiche profonde, e a breve ve ne raccontiamo alcune di incredibili, ma soprattutto non deve essere percepito come un “sacrificio” o una “sorpresa”. In Parola di cane, l’autore canino fa proprio della richieste, quasi delle suppliche, verso l’umano distratto, superficiale, infastidito, poco empatico. Il tentativo è quello di far conoscere le specificità che caratterizzano il cane e lo differenziano dall’uomo o dalle ovvie e semplici similitudini, in parte non del tutto fuorvianti, del bambino da accudire. Ad esempio partiamo da una specie di prima legge delle sacre tavole canine: “Essere cane vuol dire che posso usare il mio olfatto sempre”. Inutile, guinzaglio o non guinzaglio (c’è un capitolo anche per quello), da soli o in compagnia, parco, area canina o marciapiede che sia, il cane deve poter usare quell’incredibile meraviglia del suo tartufo o naso. “Annusare è essenziale per la mia natura canina per cui nelle uscite devo essere libero di fermarmi, annusare, esplorare, conoscere, anche quando quello su cui mi fermo è per voi disgustoso o orribile”.

Poi attenzione, bisogna che vi mettiate d’impegno, umani lettori: il Cane crea con voi un particolare, importantissimo “contatto visivo”. “Quando vi guardo rispondetemi. Che sia sorriso, conferma, sostegno, sicurezza, complicità o disapprovazione è veramente importante che rispondiate al mio sguardo”, scrive il Cane. “A me piace sapere che siete attenti a me e per capire se lo siete osservo la direzione del vostro sguardo e adatto il mio comportamento di conseguenza”. Insomma, roba grossa, da cui dipende davvero tanto per gli umani e per i cani. E ancora: gli umani devono imparare bene ad usare le parole con il cane (ne capiscono sulle 200, tra cui pure i nomignoli che gli diamo oltre al nome proprio) e nello specifico ad usare il “no” che, badate bene, deve essere “bidirezionale”: “Che lo usiate voi quando faccio qualcosa che non va bene e che possa usarlo anch’io quando sono in difficoltà di fronte a certe richieste che mi fate”. E visto che siamo in tema di “no”, vanno assolutamente rispettati “i giorni no” dei cani senza insistere o innervosirsi spingendoli a fare ciò che non vogliono, i cani “non vanno legati alla bici mentre si pedala”, i cani “non si comprano su Internet” e se non per esigenze serie motorie “non si tengono in braccio, in borsa o nel passeggino”.

Anche sulla castrazione e la sterilizzazione, l’autore canino, non è tanto d’accordo. In Parola di cane, insomma, si esplorano sentenze scientifiche (i cani preferiscono umani di sesso femminile, ahimé, e fermiamoci qui), si analizzano situazioni rognose come “bullismo tra cani di casa”, si esplora le terrificante teoria dell’ “impotenza appresa” (quando i cani di fronte a traumi reiterati non fuggono e non reagiscono), ma soprattutto ad un concetto chiave: l’educazione (i capitoli con mille dettagli sono parecchi) non è una questione di forza ma di fiducia. “Dovete accettarmi e amarmi per chi sono e, vi assicuro non sto esagerando, non è necessariamente automatico”.

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