Nel corso della trasmissione 4 di sera, Paolo Del Debbio ha affrontato il tema della solitudine e della sicurezza a Milano, inserendosi personalmente nella discussione. Durante il dibattito, si è parlato della difficoltà per molti anziani di vivere da soli nella metropoli lombarda, spesso costretti a cercare compagnia in un animale domestico. Il giornalista ha voluto portare la conversazione su un piano personale, commentando con ironia: “Io sono anziano e vivo solo, ma non ho un cane“. La battuta ha suscitato un sorriso tra gli ospiti in studio, pur all’interno di un confronto dedicato a una questione molto seria. Tornando poi su toni più riflessivi, Del Debbio ha aggiunto: “Essere soli in una città come Milano è pesante”.
Il tema della solitudine è stato collegato a quello della sicurezza urbana, anche alla luce di recenti episodi di cronaca. In particolare, la discussione ha fatto riferimento all’aggressione subita dalla troupe di Dritto e Rovescio nei pressi del Parco Sempione, episodio che ha riacceso il dibattito sulla percezione di insicurezza tra i cittadini, soprattutto tra le fasce più vulnerabili della popolazione.
Paolo Del Debbio, noto per la sua discrezione, ha ribadito anche in passato la sua abitudine a condurre una vita lontana dai riflettori. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera aveva infatti dichiarato: “Ho una vita riservatissima. Se non lavoro, sto a casa a studiare e scrivere“. Di recente il conduttore di rete 4 si è reso protagonista di un episodio simpatico che l’ha visto in un momento di défaillance quando non si ricordava che avrebbe dovuto condurre la sera stessa un altro programma. Rientrando dall’ultimo collegamento di “4 di Sera” nella puntata del 16 ottobre Del Debbio con il labiale ha chiesto all’assistente di studio: “Ma dopo chi c’è? Dopo?”, e il collega risponde: “Dritto!”. Solo a quel punto il padrone di casa realizza e rientra in sé stupendosi per la gaffe: “Ah già, oddio come son messo…”. Visibilmente sorpreso e forse anche divertito, il conduttore ha portato la mano alla bocca rimanendo qualche secondo in silenzio. Giusto il tempo di realizzare il tiro mancino che la sua mente gli ha giocato.